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Cronaca

Mistraletti nuota per due chilometri nelle acque del Po per richiamare l’attenzione di 5 regioni

L'iniziativa del medico piacentino per sensibilizzare la politica

"Chiare, fresche et dolci acque", scriveva Petrarca quasi settecento anni fa ispirandosi ai bagni al fiume della sua Laura. E certamente l'autore del Canzoniere non avrebbe mai potuto raggiungere quel livello di poesia se fosse vissuto ai giorni nostri. Oggi, infatti, fare il bagno senza essere al mare o in piscina, è diventato un rischio per la salute, più che un piacere. A cui però  il medico ecologo Carlo Mistraletti – over settanta - non vuole rinunciare e così tra le 17,30 e le 18 di ieri, mercoledì,  indossando pinne e occhialini si è tuffato nel grande fiume alla foce del Trebbia e bracciata su bracciata è sceso per due chilometri sino a raggiungere in poco più di 20 minuti lo chalet della Canottieri Nino Bixio. Scopo della performance  richiamare l’attenzione delle cinque regioni che il Po attraversa, sulla necessità di riportare ad un livello di rinaturalizzazione le acque offuscate  dal diffuso e polimorfo inquinamento e quindi riportare ad un utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente  vivibile.

 “Le acque sono certamente poco invitanti, ma nuotare nel Po è stato uno spettacolo”, sono state le prime parole di Mistraletti. “Devo ringraziare gli amici che mi hanno incoraggiato ed assistito :  Elisa Trebbi in foggia di bene augurante ninfa e sirena fluviale,  i battellieri Franco Valisa, Giovanni Beretta Anguissola, Pietro Labò, Luca Tiari e Maurizio Cafferini , Paolo Michelotti con Filippo Mori e numerosi equipaggi di allievi che solcavano il Po remando, mentre  Il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi che per la causa ambientalista voleva immolarsi direttamente nel fiume, poi ha preferito partecipare  navigando”.

Dopo “l’impresa ludico-sportiva-ecologica” e una rapida doccia, ecco Mistraletti  conferenziere al tavolo della sala dei trofei, con il presidente della Nino Bixio Mario Bonvini e l’esperto  di turismo fluviale Giampietro Comolli, per una panoramica sulle modificazioni geomorfologiche e idrogeologiche del Po, richiamate da uno studio del prof.  Pierluigi Viaroli, del Dipartimento Scienze ambientali Università di Parma che esamina la criticità delle acque superficiali del reticolo idrogeografico, l’aumento delle specie aliene, e alcuni progetti tesi a  ripristinare la qualità ecologica degli ecosistemi del Po. In particolare nella golena del Po piacentino prima del 1970 erano censiti circa 160 ambienti acquatici marginali con superfici compresi  tra poche centinaia di metri quadrati  e alcune decine di ettari; già tra il 1997 e il 1998 il loro numero era diminuito a meno di quaranta.

Oltre al problema della acque c’è quello di riportare i Piacentini sulla riva del Po.  Comolli auspica  per le  due società canottieri  una maggior apertura  alla città, mantenendone la struttura privata associativa, ma rendendola fruibile in certe occasioni. Le canottieri di Piacenza non hanno gli spazi di quelle di Cremona, bisogna prendere strade diverse e migliorare il contorno, dai fabbricati dismessi di Enel fino alle baracche sotto il ponte ferroviario. Gli ordini architetti agronomi e paesaggisti possono fare un ottimo progetto e ripescare nei cassetti una meravigliosa idea del 1990 su come sistemare il fiume da porta Borghetto all’Enel.  

Il Po a Piacenza, ma non solo – concordano Mistraletti e  Bonvini - deve essere visto come una risorsa, non come problema. Ha una naturalità da rispettare e da governare. La staticità politica, amministrativa locale e interregionale, l’insabbiatura, il congelamento ad oltranza non contribuiscono ad avvicinare imprenditori e cittadini al Po.  L’assessore Bisotti – è stato ricordato - ha fatto un passo importante: assegnare alla MAP il waterfront del comune fra Nino Bixio e Vittorino in termini di gestione unica. Questo serve per avere un solo punto di riferimento cui tutti devono aggregarsi. Le problematiche o l’uso o la gestione della riva fluviale della città deve essere un interesse collettivo, a guida sicura e certa, in modo da creare progetti duraturi.

Oggi  - continua Comolli  - occorre pensare  ad un fiume PO riconosciuto patrimonio MaB-Unesco per la sua biodiversità sia di paesaggio culturale naturale da mantenere e migliorare senza vincoli assurdi; non è un parco da ingessare ma da vivere, che una biodiversità enogastronomica e agroalimentare dovuta a millenni di creatività dei popoli che hanno vissuto e vivono lungo il PO. Piacenza è il cuore del Po, punto di confine e partenza, fine di un fiume-torrente che diventa fiume-navigabile dopo la chiusa. Opera che va vista non in chiave di blocco, ma di passaggio, di uso, di turismo. Ci sono  opere che diventano monumenti solo per qualche piccola aggiunta smart quali una pedonale e ciclabile vigilata, ben attrezzata, arredata, illuminata, fruibile da tutti: famiglie e turisti. Servirebbe un percorso  da Piazza Cavalli  alle mura con  sottopasso tangenzialina, sotto ferrovia.  “Pontieri” è un luogo da dedicare alla fruizione, da rendere un giardino vivibile sfruttando anche le strutture già esistenti se il Demanio lo cede.  Con poche risorse si può fare e questo rientrerebbe in una variante di mercatini mobili e di negozi ambulanti controllati durante tutto l’anno, in particolare per i venerdì piacentini che verrebbero integrati e completati anche coinvolgendo un’altra parte del centro che può indirizzare i visitatori verso San Sisto e verso Farnese.

Sono intervenuti nel dibattito Giovanni Beretta Anguissola, Piero Milani, Victor Marchi e il cremonese Stefano Bonelli che ha portato il saluto del “Caimano del Po”, al secolo Maurizio Cozzoli.

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