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Venerdì, 19 Aprile 2024
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«Nel caso Peveri la legittima difesa non c’entra»

Ignazio De Francisci, procuratore generale della Corte di appello a Bologna, in visita il 28 febbraio alla procura piacentina. Presto arriverà un nuovo sostituto procuratore e nel futuro la pianta organica potrebbe salire a sei. Ha parlato anche del caso Peveri

Carenza di magistrati - presto arriverà un nuovo sostituto procuratore e nel futuro la pianta organica potrebbe salire a sei - e del personale amministrativo, aumento dei furti e delle violenze sessuali, nomina del componente nel Consiglio giudiziario. E poi, il caso Peveri, dove è stata data «una cattiva interpretazione delle sentenze di primo e secondo grado». Di questi temi ha parlato Ignazio De Francisci, procuratore generale della Corte di appello a Bologna, in visita il 28 febbraio alla procura piacentina. Ha incontrato il procuratore capo Salvatore Cappelleri, il presidente del Tribunale, Stefano Brusati e il presidente dell’Ordine degli avvocati, Graziella Mingardi.

Piacenza è «un ufficio efficiente - ha affermato De Francisci - e qui ho riscontrato meno problemi che in altre procure dell’Emilia Romagna». Secondo il Pg bolognese, «resta il problema dell’organico dei magistrati. A breve, a Piacenza arriverà un nuovo sostituto procuratore, portando così a 5 il numero dei pm. A mio parere, però, qui ci sarebbe lo spazio per un sesto pm, a causa dell’elevato carico di lavoro». E sul rallentamento del lavoro dei gip, che sono due a Piacenza - sempre dovuto alla mole di fascicoli che vengono inviati dalla procura - De Francisci non si è espresso rinviando il problema al Tribunale, anche se ha auspicato un aumento anche per i giudici delle indagini preliminari. Sulla carenza di personale amministrativo, infine, il procuratore ha ricordato come l’ultimo concorso abbia portato alla copertura di molti posti, mentre il ministero della Giustizia andrà a scorrere le graduatorie di altri concorsi per assumere altro personale.

de francisci (1)-2Sul caso Peveri, il magistrato non ha voluto commentare le iniziative del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e sull’ipotesi di grazia ha tagliato corto: «E’ una prerogativa del presidente della Repubblica. Su questo non dico una parola». Poi ha continuato: «In questa vicenda la legittima difesa non c’entra e l’argomento non è nemmeno stato posto dalla difesa. Ho letto tutte le sentenze. E’ una storia umana dolorosissima, sia per l’imprenditore sia per il ladro». Incalzato sulla legge sulla Legittima difesa, De Francisci ha risposto: «Non voglio polemizzare con nessuno. Quando ci sarà il testo lo leggerò. Posso dire che, per come è nel Codice Rocco, la legittima difesa è strutturata abbastanza bene e una conferma proviene da numerose sentenze della Cassazione». De Francisci ha ribadito che «fare le leggi è un diritto del Parlamento che ha un’impronta politica. Un’impronta che si ritrova anche nella legislazione penale». Comunque, sulla grande risonanza mediatica, Il Pg ha scandito che «i messaggi della televisione erano un po’ fuorvianti. Chi si esprime su questa vicenda dovrebbe stare un po’ più attento a ciò che dice, altrimenti l’opinione pubblica può farsi un’idea sbagliata. Ciò che fa la differenza è il dettaglio che, anche se difficile da comunicare al grande pubblico, va spiegato».

Sulla criminalità, il procuratore ha ricordato l’aumento di furti e reati a sfondo sessuale in regione. Un aumento che emerge dai dati statistici. Per reati sessuali si intende sì la violenza, ma anche lo stalking e l’uso illecito di internet con la pedopornografia. L’Europa, ha detto De Francisci invita alla celerità di intervento e alla massima severità contro gli autori di questi reati che hanno quasi sempre come bersaglio le donne e i minori. Il dilagare della droga è sotto gli occhi di tutti «e anche se leggi italiane sono adeguate e prevedono sanzioni pesanti, bisogna fare i conti con il mercato. E la maggioranza dei consumatori è composta da italiani». Infine, una riflessione sui i reati commessi da immigrati irregolari o profughi. In alcuni casi, persone irregolari fermate più volte per spaccio di droga, ad esempio, sono state condannate e il giudice ha dato il nulla osta all’espulsione. Ma questo non sempre avviene. «Purtroppo - ha concluso De Francisci - è difficile espellere, perché non c’è collaborazione da parte dei Paesi di origine di queste persone».

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