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Cronaca

Non c’è la prova che abbia fumato alla guida, assolto

Un 24enne piacentino fermato dalla polizia e sottoposto all’esame delle «Ho fumato il giorno prima» aveva detto il ragazzo neopatentato. La difesa ha dimostrato che mancava però la visita medica. Lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione

Fermato in auto e denunciato perché sarebbe stato alla guida dopo aver fumato marijuana. Al processo, però, è stato assolto perché non è stato dimostrato che avesse assunto droga quel giorno, nonostante l’esame delle urine, e anche perché mancava la visita medica. Un piacentino di 24 anni è stato assolto, il 12 aprile, dal giudice Sonia Caravelli «perché il fatto non sussiste». Cioè, assoluzione piena. Un’assoluzione che era stata chiesta sia dal pm Antonio Rubino sia dall’avvocato difensore del giovane, Marco Guidotti. Nel novembre del 2016, una volante della polizia aveva fermato l’allora 21enne in zona Stadio. Dal controllo, erano emersi pochi grammi di marijuana e il ragazzo era stato portato in questura. I poliziotti gli hanno chiesto di sottoporsi agli esami delle urine e lui aveva accettato, dicendo anche che aveva fumato il giorno prima, non alla guida. Al pronto soccorso, il responso era stato positivo: anche se di poco, il livello di stupefacente rilevato era sopra il quantitativo previsto dalla legge. Il giovane, così, era stato denunciato per guida sotto effetto di stupefacenti e gli era stata ritirata la patente. Tra l’altro, il reato era aggravato dal fatto che il giovane fosse un neopatentato. La prefettura gliel’aveva sospesa, ma il giudice di pace aveva annullato la sospensione, restituendogli il documento di guida. La difesa ha obiettato che non era stata svolta la visita medica, la quale va associata all’esame biologico (le urine). Il medico deve valutare lo stato di coscienza della persona, il suo comportamento, la sua vista, la capacità di camminare, l’orientamento. Insomma, secondo Guidotti non c’era la prova che quando è stato fermato in auto avesse fumato. Il legale ha così chiesto l’assoluzione. Una richiesta fatta poco prima dallo stesso pubblico ministero e accolta dal giudice.

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