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Cronaca

«Non solo mia figlia: i carabinieri hanno salvato anche noi»

Il racconto commosso di una mamma che vuole ringraziare i carabinieri che le hanno riportato sana e salva la figlia: «La divisa ha fatto sì che la trovassero, l’uomo che la indossa ha fatto tutto il resto». E lancia un appello: «Non abbiate paura di chiedere aiuto»

«Hanno riportato a casa sana e salva la cosa più preziosa che ho: mia figlia. L’hanno fatto con umanità e dolcezza, rendendo onore alla divisa che indossano. Voglio che tutti sappiano chi sono i nostri carabinieri». E' grata e commossa Marina (nome di fantasia) che ci ha contattato per ringraziare coloro che hanno trovato e salvato Anna (nome di fantasia) prima che potesse essere troppo tardi. 

Anna attraversa un periodo di sconforto come può accadere a tutti. Si allontana da casa e non torna a dormire. Anna ha quasi 40 anni. E’ una donna normale che con forza ha affrontato le sfide che la vita pone davanti a tutti. Poi, lo sconforto naturale ed umano. «Il maresciallo Giuseppe Alfieri e l’appuntato scelto Daniele Sala (carabinieri in forza alla stazione di Carpaneto guidata da Pietro Pantaleo nda) - ci racconta la mamma - hanno compreso immediatamente la gravità della situazione. Non c’era tempo da perdere e grazie all'ultima cella agganciata del cellulare di mia figlia, poi spento, hanno individuato la zona dove si sarebbe potuta trovare. Non abbiate paura, né vergogna», prosegue. «Quando è arrivato il momento di chiedere aiuto, la porta della caserma per la nostra famiglia è stata sempre aperta. Ho chiesto aiuto e mi è stato dato, avevo bisogno di un consiglio e mi hanno ascoltato: la divisa ha fatto sì che la trovassero. L’uomo che la indossa ha fatto tutto il resto». La cella aggancia un territorio molto vasto e non è stato semplice, ma i carabinieri ce l'hanno fatta, trovandola in un campo, dietro una cascina abbandonata in aperta campagna e non visibile dalla strada. La sua auto era guasta perché impantanata e Anna era in ipotermia e ferita nell'abitacolo. L'hanno avvolta nella giacca della divisa e si sono abbracciati: era la fine di un incubo, poi le cure dei sanitari del 118 e il recupero in ospedale.

caserma carabinieri carpaneto 2020-2«Quando li abbiamo visti davanti a casa e ci hanno detto di aver trovato Anna, ho capito che ci avevano salvato dal baratro, avevano regalato alla nostra famiglia una nuova vita», dice ancora la madre. «Se l'avessero trovata solo poco più tardi ci sarebbero stati tutti e tre i nostri funerali, perché il dolore sarebbe stato insopportabile. Anna ha passato la notte al freddo, sola e al buio. I carabinieri ci hanno promesso che avrebbero fatto di tutto. E così è stato. Contemporaneamente ci hanno sostenuto e incoraggiato: non ci siamo sentiti mai soli. Lo so che hanno fatto il loro lavoro, ma il discrimine è come lo si svolge, come ci si fa carico del dolore altrui, come si gestiscono le paure di persone in quel momento fragili e spaesate, come lo eravamo noi. E poi agire velocemente, con sicurezza e professionalità. E’ giusto che questa storia venga raccontata, perché troppo spesso le forze dell'ordine vengono bistrattate e non valorizzate. Ci si ferma spesso a considerare l’aspetto repressivo, ma si parla troppo poco dell’aspetto umano che invece fa sempre la differenza, qualsiasi divisa si possa indossare. So che del loro calibro, in Italia, ce ne sono tanti, tantissimi. Sia in città grandi, sia in paesi piccoli come il nostro. E ciò è confortante, scalda il cuore. Racconto questa storia anche per loro». Il valore aggiunto dell’Arma, si sa, è quello di essere presente anche in paesi piccolissimi o sperduti. In questi luoghi hanno una funzione sociale importantissima che si declina in molteplici azioni che si rivelano fondamentali, imprescindibili, e che spesso, addirittura, prevengono il reato o la degenerazione di una situazione. La conoscenza, l’ascolto delle persone, la padronanza del territorio, la presenza fisica sulla strada, in mezzo alla gente rende l’Arma, da sempre, un collante e un presidio senza tempo per la nostra nazione. 

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