«Non vogliamo ridicole elemosine, piuttosto a noi che lavoriamo fateci i tamponi»
«Scrivo questa lettera perché tratta di un argomento su cui credo non si sia parlato abbastanza, spero venga diffusa e che il suo contenuto venga discusso e preso in considerazione. Sono un fornaio e un pasticcere, faccio parte di quei lavoratori di settori essenziali che durante questa emergenza stanno continuando a lavorare e non possono "portarsi il lavoro a casa". Sono sempre andato fiero della mia professione anche se umile e in questi giorni difficili sapere di fare un servizio alla mia comunità mi dà motivo di voler lavorare ancora di più. Serviamo l'ospedale e i supermercati, per cui come potete immaginare il lavoro non manca, nessun collega in laboratorio si è mai tirato indietro e cerchiamo di osservare tutte le norme al meglio. Ho letto del decreto del governo in cui vengono messi 100 euro in busta paga nel mese di marzo 2020 ai lavoratori che continuano a lavorare in sede e questa cosa mi ha fatto sinceramente schifo. Sembra una zolletta di zucchero per sopportare una fiala di veleno di cui non sappiamo nemmeno noi l'entità. Suona molto "comprati la stecca di sigarette e fattela passare". Io sono fiero di lavorare, lo faccio a testa alta perché il mio mestiere comprende anche queste situazioni. Non voglio questa elemosina ridicola. Sapete cosa vorrei proprio? O almeno in cosa spererei? Un minimo di sicurezza. Fateci i tamponi! A chi lavora in sede perché svolge attività fondamentali non dobbiamo negare il lavoro, nè corromperli, dobbiamo per quanto possibile cercare di metterli in sicurezza. Mi dà gioia lavorare in questo momento disastroso, mi illude di far andare meglio qualcosa, ma è terribile avere il dubbio di poter contaminare o essere contaminati da un proprio collega, un cliente, un fornitore, oppure portare a casa malattie da fuori. Questo Paese non può fermarsi in tutto e per tutto, serve il pane, la carne, il latte, i farmaci, l'elettricità, la linea telefonica e tante altre cose. Se prendiamo coscienza che non possono mancare, dobbiamo anche tutelare chi lavora per darcele, per loro ma soprattutto per la comunità, perché i contagi non si fermano solo ricoverando chi è in condizione critica. Mi appello al nostro presidente e al Governo, riprendetevi quei 100 euro, non farebbero onore a voi che ce li date né a noi nell'accettarli. Se avete a cuore la salute del vostro paese e dei vostri lavoratori fate i tamponi a chi lavora!».
Mattia Stocchi