rotate-mobile
Cronaca Fiorenzuola d'Arda / Viale Luigi Illica

Omicidio di Fiorenzuola, parla l'imputato: «Nessuno ha spinto Daniela dalla finestra»

Interrogato in Corte di assise Dario Rizzotto, l’uomo accusato di omicidio per aver causato al morte di Daniela Puddu. L’uomo verrà messo a confronto con l’amico che era presente in casa la notte in cui la 37enne precipitò dalla finestra

«Secondo lei Daniela Puddu si è buttata o in qualche modo qualcuno l’ha spinta?». «Nessuno l’ha spinta».

La prima è la domanda del presidente della Corte di assise, Italo Ghitti, la risposta è quella di Dario Rizzotto, accusato di aver ucciso la propria convivente la notte del 14 giugno 2014, in via Illica a Fiorenzuola.

La mattina del 17 novembre, Rizzotto ha deposto in aula davanti a Ghitti, al giudice Maurizio Boselli e ai sei giudici popolari. La scelta della difesa, con gli avvocati Francesca Cotani e Andrea Bazzani, ha voluto far ribadire al loro assistito che lui non è responsabile di quella morte. E così, Rizzotto ha ricordato quella relazione durata 50 giorni e finita nel sangue. I due si erano conosciuti il 25 aprile e dopo una settimana era cominciata la loro convivenza.

Dopo aver premesso che «la droga mi fa schifo», Rizzotto ha risposto alle domande del pm Roberto Fontana, dicendo che qualche volta però tirava un po’ di coca. E così aveva fatto, ha detto, il 14 giugno, l’ultimo giorno di vita di Daniela.

Quella mattina, Rizzotto, Daniela e l’amico Pasquale Cossu si erano recati a Milano. Scesi a Rogoredo sono andati ad acquistare droga da un pusher nordafricano: cocaina per i due uomini e una dose di eroina per la donna. I due ne consumano una parte lì, l’altra la tireranno la sera stessa (circa mezzo grammo). Anche Daniela prende l’eroina. Arrivano in stazione centrale, poi il ritorno a Fiorenzuola. Rizzzoto invita Cossu a mangiare da loro perché quella sera c’è Italia-Inghilterra, per i mondiali di calcio.

Dopo la cena, in tarda serata scoprono che la televisione non funziona. Decidono di uscire per andare a vederla, ma Daniela non vuole e si mette al computer, afferma l’imputato. E dal computer scrive una e-mail alla zia. Rizzotto vede anche altri messaggi, tra cui quello del cugino dell’ex di Daniela, e si arrabbia dicendo di non contattare più certa gente. Rizzotto, infatti, ha più volte detto che il suo ex Rajan Kumar, e altri tossici, la chiamavano istigandola a prendere droga. Daniela, madre di quattro figli, era in cura al Sert, in quel periodo, e cercava di uscirne.

Rizzotto è furioso e sferra un calcio alla porta del bagno, anche perché poco prima aveva visto Daniela iniettarsi eroina in camera da letto. Daniela entra in bagno e poi torna in camera da letto. Rizzotto e Cossu restano in cucina a bere birra. Cossu, riprende Ghitti, disse di aver visto Rizzotto entrare in bagno due volte (e anche un testimone parlò di aver visto un’ombra dalla finestra passare due volta dall’antibagno al bagno e viceversa). Rizzotto nega di essere entrato.

Non vedendola più, il 38enne va in camera da letto. Sente delle voci concitate, si affaccia alla finestra, che era aperta, e vede il corpo di Daniela sul marciapiede, con il capo girato verso il muro, a un metro di distanza dal muro della casa. Il pm ricorda che alcuni testimoni hanno parlato di urla e tonfi nell’appartamento, di una frase in cui Daniela gli disse di andarsene e di un anello di una catenina trovato sul pavimento. «Non so nulla - ha risposto - e non c’è stata alcuna colluttazione tra me e Daniela in camera da letto». Poi, il 38enne risale in casa. mette una maglietta e va al pronto soccorso dove era stata portata Daniela. Cosa, dice più volte Rizzotto, non era più in casa e lui non lo ha più sentito.

Ed è proprio che cosa è accaduto in quell’ultimo, caotico, quarto d’ora prima della caduta di Daniela che i giudici devono appurare con certezza per stabilire o meno la colpevolezza dell’imputato.

Interviene Ghitti che chiede perché non ci fossero siringhe nonostante Daniela si fosse appena “fatta”. Rizzotto dice di non sapere dove fossero le siringhe e spesso Daniela le nascondeva in bagno, in uno spruzzino.

Ghitti vuole sapere come giustificasse le macchie di sangue sui pantaloni e Rizzotto ha risposto di essere sceso di corsa e di essersi inginocchiato vicino al corpo insanguinato. Le ecchimosi sul braccio destro di Daniela vengono giustificate da Rizzotto come segni lasciati su una pelle delicata.

L’avvocato Cotani ha fatto ricordare a Rizzato il rapporto con al migliore amica di Daniela, Elsa Mazzini, e con la madre. L’imputato ha detto di aver sentito l’amica alcune volte e, quando è stato fermato dai carabinieri, il 19 giugno viene accompagnato in stazione per cercare Elsa. Qui la trovano e lui la informa che Daniela è morta. Elsa, dice l’imputato, avrebbe detto che immaginava che prima o poi l’avrebbe fatto. Rizzotto, sempre a domande di Cotani, ha ricordato che il rapporto di Daniela con l mamma era saltuario «perché era stata cacciata di casa» e lei le telefonava quando aveva bisogno di soldi.

La prossima udienza, il 24 novembre, la Corte ha chiesto di mettere a confronto Cossu con Rizzato e di sentire di nuovo il maresciallo Camillo Calì, comandante del Nucleo operativo di Fiorenzuola.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio di Fiorenzuola, parla l'imputato: «Nessuno ha spinto Daniela dalla finestra»

IlPiacenza è in caricamento