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Cronaca

Omicidio Pierini, barbiturici e alcol per pranzo: «Questa è la festa del condannato»

Avvelenata, soffocata e buttata in mezzo ai rovi per la pensione: questa la triste fine di Giuseppina Pierini che è stata uccisa dalla figlia e dal nipote nel 2012 a Pontenure. Il giovane dopo tre anni ha raccontato cosa avevano fatto ai carabinieri. Tutta la vicenda

«Mi devo liberare di un peso. Vi racconto come è stata uccisa mia nonna tre anni fa». E' grazie a queste parole che Gino Laurini nel tardo pomeriggio 12 novembre 2015 ha permesso ai carabinieri di ritrovare i resti di Giuseppina Pierini. Il nipote ha varcato la soglia della Compagnia Carabinieri di Follonica e ha raccontato tutto: lui e la madre 45enne, Maria Grazia Guidoni il 3 luglio 2012 avevano ucciso la nonna a Pontenure, poi avevano portato il corpo in un casolare a Massa Marittima nel Grossetano, terra d'origine della famiglia, denunciandone la scomparsa il giorno successivo. Madre e figlio sono accusati di omicidio premeditato, pluriaggravato, distruzione di cadavere e falso. Mentre la donna, arrestata mercoledì scorso, davanti al gip si è avvalsa della facoltà di non rispondere ed è rimasta in carcere, il giudice per le indagini preliminari non ha ritenuto di applicare la stessa misura al figlio proprio per la collaborazione con gli inquirenti. In procura nella mattinata del 15 gennaio i magistrati titolari delle indagini Michela Versini e Roberto Fontana, i carabinieri, il maggiore Massimo Barbaglia e tenente Marco Da San Martino, e il procuratore capo Salvatore Cappelleri hanno fornito i dettagli dell'omicidio. 

IMG_1847-2I motivi che hanno spinto Maria Grazia Guidoni a uccidere la madre sono di natura economica: l'anziana, malata di Alzheimer, percepiva una pensione di 2100 euro che sistematicamente veniva girata su un conto intestato solo alla figlia, veniva maltrattata insieme alla bisnonna. La figlia, stanca delle cure che doveva prestare alle due anziane, ha pianificato l'omicidio per continuare a intascare la pensione. I maltrattamenti subiti dalla Pierini avevano indotto la nomina di un amministratore di sostegno, dopo l'intervento dei servizi sociali, che di fatto tagliava fuori la Guidoni dalla gestione dei soldi.  Una decisione che l'avrebbe fatta infuriare fino ad arrivare a pensare di liberarsi della madre. Insieme alle tre donne viveva anche il figlio Gino Laurini, soggiogato dalla madre e tenuto in una condizione di sudditanza psicologica. Quando il giovane, all'epoca dei fatti 18enne, ha trovato la forza di allontanarsi dalla mamma nel settembre del 2015 trasferendosi di nuovo a Grosseto per lavorare insieme al patrigno, ha trovato anche il coraggio per autodenunciarsi e raccontare tutto.  

Nei giorni precedenti al delitto il giovane, fanno sapere dalla Procura, aveva capito che la madre aveva deciso di uccidere la nonna, e il 3 luglio il piano criminale è stato messo in atto. Un matricidio agghiacciante, di una crudeltà infinita, se i dettagli verranno confermati dalle perizie mediche. La Pierini non è morta subito, ma l'agonia è durata diverse ore. Durante il pranzo, davanti al figlio, la Guidoni ha fatto ingerire a forza alla madre un cocktail di barbiturici mentre continuava a ripetere ossessivamente, racconta il giovane, le frasi: "Questa è la festa del condannato" oppure "Ecco l'addio alla pensione". Poco dopo le ha fatto bere dell'alcol e l'anziana, stordita, è caduta a terra. Mamma e figlio l'hanno quindi portata sul letto ma la nonna ancora non moriva. Questo avrebbe spiazzato la figlia che a quel punto le avrebbe infilato la testa in un un sacchetto di plastica per poi dire al figlio: «Non è come nei film, questa non muore». Il giovane le avrebbe infine suggerito di chiudere il sacchetto con del nastro adesivo. Intorno a mezzanotte la nonna è morta soffocata. Insieme quindi hanno pensato di liberarsi del corpo: l'hanno spogliata,avvolta in una coperta e gettata nel bagagliaio. A quel punto partono alla volta di Massa Marittima con due zappe comprate poco tempo prima in un supermercato a Piacenza. Dopo qualche ora sono arrivati al casolare di famiglia, ormai abbandonato da anni. 

In un primo momento hanno cercato di scavare una fossa ma è troppo difficile: il terreno è duro. A quel punto con una zappa hanno colpito più volte il corpo della donna per farlo a pezzi e infine hanno versato dell'acido e del cemento sul viso per cercare si sfigurarla. Il problema di dove buttare il corpo però rimaneva. Il figlio quindi ha raccontato di aver dettgiuseppina pierini scomparsa piacenza-2o alla madre di portare il cadavere al primo piano dell'edificio, ormai avvolto da un fitta vegetazione, e poi di lanciarlo nei rovi da un terrazzo. E così hanno fatto. I carabinieri di Follonica guidati da Laurino hanno effettivamente trovato le ossa della donna nel punto esatto indicato. «Quando il giovane ci raccontava cosa avevano fatto stentavamo a credere alle sue parole», racconta il comandante del Nucleo Operativo dei carabinieri di Follonica, il tenente Marco Da San Martino. L'indomani la Guidoni si è presentata in caserma dai carabinieri e ha denunciato la scomparsa della madre: "E' andata a buttare la spazzatura e non è tornata. In casa c'erano 570 euro che non ho più trovato". Da quel giorno sono iniziate le ricerche che ovviamente non hanno dato esito. Passa del tempo, la bisnonna muore (su questa morte non ci sono indagini ufficiali in corso ma in seguito forse la Procura potrebbe volerci vedere chiaro) e la Guidoni percepisce la pensione della madre perché non aveva denunciato la scomparsa all'Inps fino a quando l'amministratore di sostegno aveva informato l'ente che a quel punto ha bloccato i soldi. Il rapporto tra la madre e Laurino diventano sempre più tesi fino a quando il giovane, ormai 22enne decide di lasciare la casa a Pontenure per lavorare a Grosseto con il patrigno, il secondo marito della madre. Questa decisione manda su tutte le furie la Guidoni che insulta e minaccia il figlio che ormai si è emancipato da una donna, spiega il pm Michela IMG_1844-2Versini, manipolatrice e con una personalità molto aggressiva.

Fondamentale il racconto del giovane ma anche il fascicolo aperto all'epoca di quella che si credeva una scomparsa. Elementi che letti alla luce di quanto riferito dal figlio in modo puntuale e preciso, hanno assunto una valenza ben più grave. Maltrattamenti mai denunciati dalla Pierini che nonostante avesse sul corpo dei lividi ha sempre raccontato di essere caduta da sola, problemi economici e un contesto famigliare degradato sono gli ingredienti che hanno portato a questa tragedia. Il 5 luglio 2012 la figlia avrebbe dovuto incontrare l'amministratore di sostegno per consegnargli la documentazione bancaria della madre, questo l'avrebbe fatta scoprire: aveva sempre raccontato di una pensione di poche centinaia di euro quando invece la donna percepiva 2100 euro ed era titolare di alcuni immobili nel Bolognese. Sarebbe stata scoperta e ha quindi deciso di giocare d'anticipo, liberandosi della madre. Diversi gli elementi che hanno portato ad aggravare la posizione della 45enne, oltre quanto raccontato da Laurino: quando i carabinieri le hanno chiesto alcuni indumenti usati della 63enne per farli annusare ai cani, avrebbe detto di aver lavato tutto. Inoltre ha taciuto che la madre era originaria di Grosseto e che proprio a Massa Marittima aveva dei famigliari dai quali poteva essere andata senza dirlo. Un piano criminale studiato e pianificato nel tempo quello di Maria Grazia Guidoni che però non aveva fatto i conti con la coscienza del figlio, che tre anni dopo aver partecipato all'omicidio della nonna malata, ha trovato il coraggio di denunciare tutto dando sfogo così al grandissimo rimorso che lo torturava. 


 

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