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Cronaca

Parla anche piacentino la cinquantaseiesima Biennale d'arte di Venezia

Nel Padiglione Guatemala, uno dei più ammirati di tutta la Biennale, il pittore Pier Domenico Magri, piacentino d'adozione, e il gallerista e critico d'arte Luciano Carini, curatore aggiunto dello stesso Padiglione nonchè membro della Commissione Scientifica

Venerdì 8 maggio, alle ore 16, si è inaugurato ufficialmente il Padiglione del Guatemala presso la cinquantaseiesima Biennale Internazionale d'Arte di Venezia.

La Biennale di Venezia, rassegna d'arte di portata mondiale, è da sempre la manifestazione più seguita da tutti gli esperti del settore, critici e giornalisti per la sua capacità di indagare le problematiche sociali, umane ed esistenziali della nostra contemporaneità, per la varietà e complessità delle tematiche che riesce a mettere in campo, le proposte e i linguaggi, di valore internazionale, che presenta e che da sempre indirizzano e tracciano il futuro dell'arte.

Questa edizione della Biennale, poi, grazie proprio al Padiglione del Guatemala, parla anche piacentino perchè tra i suoi protagonisti ci sono l'artista Pier Domenico Magri, lombardo di nascita, ma piacentino d'adozione, (ha lo studio sulle colline di Bettola da oltre trent'anni e ha tenuto tantissime mostre nella nostra città) e il gallerista e critico d'arte Luciano Carini, curatore aggiunto dello stesso Padiglione nonché membro della sua Commissione Scientifica.l'istallazione di Pier Domenico Magri dedicata ai morti dell'amianto-2

Alla cerimonia d'inaugurazione, sapientemente organizzata e diretta dal Commissario del Padiglione prof. Daniele Radini Tedeschi e dalla dott.sa Stefania Pieralice, curatrice, dinnanzi ad un pubblico numeroso e competente composto da italiani e da cittadini giunti da ogni parte del mondo, erano presenti il Vice Ministro della Cultura del Guatemala Clariza Castellanos, il Console del Guatemala presso la Santa Sede Adelina Viteri, l’Ambasciatore italiano in Guatemala Stefano Benazzo, il responsabile libri illustrati Giorgio Mondatori dott. Carlo Motta e molte altre personalità del mondo politico, diplomatico e culturale le quali tutte hanno avuto parole di elogio per la straordinaria riuscita dell'evento e la costruttiva collaborazione tra artisti italiani e guatemaltechi. Originale, affascinante e alquanto misteriosa la tematica affrontata dal Padiglione: “Sweet Death” o  “Dolce morte”, argomento delicato e di difficile interpretazione, ma risolto e sviluppato in modo egregio grazie alle qualità degli artisti invitati e alla grande esperienza dei curatori.

Tra luci calde e teatrali si entra gradualmente all'interno della mostra. Dapprima busti imbellettati di personaggi scomparsi, una teca con una salma in cera, poi varie e colorate istallazioni che richiamano una vita ultraterrena. Quasi subito ci si imbatte nella grande istallazione di Pier Domenico Magri: sei metri di stoffa damascata mettono particolarmente in risalto un suo dipinto informale (nessundove) coperto da una snella struttura in eternit. Ai lati una scultura di Adolf Hitler,  drammatico richiamo alla dittatura e alla morte, e un grande pelouche raffigurante un delicato e tenero pulcino, inno alla rinascita e alla vita. Sul pavimento, coperto da una morbida moquette grigia, troneggia a caratteri cubitali la scritta “Eternit”. Istallazione coraggiosa e potente, scenografica e originale dedicata ai morti dell'amianto. Proseguendo nella visita, si resta sempre più colpiti dalla varietà delle proposte, dai colori pastellati dei vari saloni, dalle luci morbide e ovattate che fuoriescono dalle strutture, dall'atmosfera di pace e raccoglimento che l'insieme di tutto questo riesce a trasmettere.

Il gallerista Luciano Carini con Ennio Calabria nel Padiglione Guatemala-2

Un percorso interessante e coinvolgente, questo del Guatemala, dove la provocazione si alterna alla riflessione e all'empatia con lo spettatore, dove emerge con chiarezza l'attenta e scrupolosa regia del Commissario prof. Radini Tedeschi e dei suoi collaboratori. E ancora, un Padiglione fatto di pensiero e coerenza, ma anche di equilibrio ed eleganza. Molto bello anche il catalogo che accompagna l’importante evento a cura di Daniele Radini Tedeschi, Giorgio Mondatori editore. Numerosi i saggi e gli interventi di critici e studiosi d’arte, alcuni dedicati agli artisti espositori, altri alla tematica della “dolce morte”. Tra questi anche quello del piacentino Luciano Carini dal titolo “Al di là del confine, viaggio nella vita e oltre…”. Per il Guatemala, che mancava dalla Biennale dal lontano 1954, non ci poteva essere un ritorno migliore. La grande manifestazione chiuderà il 22 novembre 2015, sette mesi dedicati all’arte di tutto il mondo, un’occasione da non perdere.  

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