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Cronaca

Blitz antidroga: in manette agenti della sezione narcotici della squadra mobile

E' un'operazione senza precedenti quella che è in corso dall'alba di oggi in città. Decine di carabinieri stanno eseguendo numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tra gli arrestati anche diversi agenti della questura di Piacenza

Spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina. Sono questi gli ambiti principali nei quali, secondo la procura della Repubblica di Piacenza, sei agenti in servizio alla questura di Piacenza avrebbero commesso una serie di reati gravi che hanno portato al loro arresto questa mattina all'alba. L'operazione, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza che hanno indagato per un anno con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, ha portato all'emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e alla denuncia a piede libero di altre cinque persone. In manette sono finiti quattro appartenenti alla sezione narcotici della squadra mobile di Piacenza (un ispettore superiore e tre assistenti capo), un assistente capo in servizio alla Digos di Piacenza e un ispettore dell'ufficio immigrazione. Questa mattina i carabinieri hanno perquisito le loro abitazioni e gli uffici in questura: « Gli esiti delle perquisizioni - afferma il capo della Procura di Piacenza Salvatore Cappelleri - appaiono già tali da riscontrare le imputazioni preliminari; è stato infatti sequestrato un apprezzabile  quantitativo di cocaina ed hashish nell’abitazione di un indagato e uno dei pubblici ufficiali coinvolti deteneva reperti che sembrano comprovare l’abitualità alla violazione dei doveri d’ufficio». In carcere, oltre ad alcuni stranieri di origine sudamericana, anche un ispettore della Polizia penitenziaria.
Tra i cinque indagati a piede libero, anche in questo caso, ci sono altri due poliziotti.

Tutti gli arresti e le perquisizioni sono state condotte, a garanzia degli indagati stessi, anche alla presenza di personale della polizia di Stato della questura: già dalla prima mattina diversi agenti della Digos, con il funzionario dirigente, si sono presentati alla caserma di viale Beverora man mano che arrivavano le auto con a bordo gli arrestati. Nel pomeriggio sono stati poi tutti accompagnati in carcere: qualcuno ha scelto di essere rinchiuso in un carcere militare, come consente la legge quando si tratta di appartenenti alle forze dell'ordine, mentre altri sono stati destinati alle case circondariali di Opera e Cremona che hanno nella loro struttura una sezione in isolamento dedicata alla reclusione dei pubblici ufficiali.

L'indagine, coordinata dai sostituti Michela Versini e Antonio Colonna, ha fatto emergere«episodi di acquisto di cocaina destinata al commercio per quantitativi variabili da settanta grammi ad un chilogrammo» dice la procura. Cappelleri spiega poi che i poliziotti piacentini, utilizzando anche le auto in borghese di servizio, avevano un rapporto diretto consolidato con un importante protagonista dello spaccio a Piacenza (un pensionato 65enne anche lui finito in manette) per conto del quale avrebbero acquistato in più occasioni la droga, per poi fargliela avere: una sorta di trasporto protetto grazie alla loro qualifica ben sapendo che nessuno li avrebbe fermati e controllati. «Questo accadeva un tot di volte, dopodiché il venditore veniva arrestato dagli stessi poliziotti».

Ma le accuse non sono finite e Cappelleri parla anche di « attività di falsificazione di atti d’ufficio da parte dei pubblici ufficiali al fine di garantire l’impunità a coindagati e in un caso di determinare l’archiviazione di un procedimento penale, laddove invece erano emersi elementi di responsabilità a carico di congiunti di un coindagato». E ancora «attività di contraffazione di documentazione e conseguente illecito rilascio, mediante induzione in errore del funzionario preposto, di permessi di soggiorno, anche al fine di favorire la permanenza sul territorio della Stato di persone dedite all’esercizio della prostituzione, la cui attività perciò veniva così favorita». Infine tra le accuse si parla anche di   attività di procacciamento, da parte di pubblici ufficiali indagati, di alloggi destinati all’esercizio dell’attività di prostituzione e di intervento in caso di controlli di polizia per impedire l’identificazione e la conseguente  espulsione, impedendo così l’esecuzione di relativi ordini emessi dal Questore di Piacenza».
(Fonte Ansa)

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