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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Raffalda / Via XXIV Maggio

Profughi alla circoscrizione: «Il Comune non ci ha mai dato il cibo». Dosi: «Non ci compete»

Siamo andati a trovare i 27 ragazzi stranieri che dopo lo sgombero del Ferrhotel sono ospitati nei locali dell'Ex Circoscrizione 2 e ci siamo fatti raccontare com'è la loro quotidianità: «La nostra è una vita che va sempre peggio. Non abbiamo cibo e sta arrivando il freddo»

«La nostra è una vita che va sempre peggio. Non abbiamo cibo e sta arrivando il freddo». E' la prima frase di uno dei 27 profughi ospitati dal luglio scorso alla Circoscrizione 2 dopo lo sgombero del Ferrhotel e dopo qualche giorno in cui i ragazzi si erano accampati sotto il municipio. Il Comune, dopo diversi colloqui e incontri, ha trovato per gli stranieri un posto nei locali di via XXIV maggio. Siamo andati a trovarli e ci siamo fatti raccontare com'è la loro quotidianità. 

I profughi alla Circoscrizione 2 ©Gatti/IlPiacenza

Nello stanzone dove dormono tutti insieme non c'è quasi nessuno, e sotto il portico dove c'è un grande tavolo e una cucina improvvisata,  dicono: «Gli altri sono fuori a cercare lavoro. Escono al mattino e con la bicicletta fanno anche tanti chilometri per cercare un'occupazione, ma quasi sempre tornano indietro senza aver trovato nulla. Quando invece lo trovano, quello che guadagnano lo mettono a disposizione degli altri per la sussistenza di tutti».

Dicono che hanno firmato un accordo con il Comune per alcune case, per la precisione si tratterebbe di 4 appartamenti in centro. I profughi potranno abitarci dando un piccolo contributo, mentre il 23 settembre inizieranno un corso di italiano alla scuola di via Stradella. Infatti sostengono: «Sapere l'italiano è fondamentale per avere un lavoro, faremo in modo di impararlo correttamente». 

Tuttavia si dicono delusi dal comportamento dell'Amministrazione colpevole, a loro dire, di averli messi qui e poi abbandonati: «Dopo lo sgombero del Ferrhotel, ci hanno portato qua, con la protezione civile ci hanno portato i letti (senza lenzuola e coperte) e montato un modulo da campo con le docce. Poi più nulla. Se non ci fossero alcune persone che quotidianamente ci portano cibo, vestiti e si occupano di lavare la biancheria noi non sapremmo come fare». Nello specifico parlano di una signora di cui non vogliono svelare l'identità che, a titolo personale dicono, ogni due giorni passa un po' di tempo con loro, prende la biancheria sporca e porta quella pulita, si occupa del cibo e a volte dà loro anche del denaro per fare spesa. Poi parlano anche di un fornaio che dona del pane ma «siccome è troppo, per non buttarlo lo portiamo alla moschea».

Certo, c'è qualcuno che saltuariamente lavora e quello che guadagna lo mette a disposizione degli altri, ma si parla sempre di pochi euro non sufficienti a sfamare quasi 30 persone. Mentre parliamo qualcuno scalda del latte e del the. Altri riparano alcune biciclette, altri lavano i piatti e le pentole, sempre donati da alcuni volontari e qualcun'altro ancora non gradisce particolarmente la nostra presenza. 

«Quello che vedi ci è stato regalato o prestato, noi non potremmo comprare tutto questo. Adesso sta arrivando anche il freddo e non sarà più possibile mangiare fuori. Inoltre non abbiamo coperte né tanto meno vestiti pesanti. Molti di noi la mattina dello sgombero e durante i giorni seguenti non sono riusciti a recuperare i propri effetti personali, i vestiti e le scarpe. Le nostre cose sono rimaste nella struttura e poi sicuramente qualcuno ha buttato via tutto». E concludono: «Siamo andati a parlare spesso con il sindaco per il cibo e ci ha promesso che qualcuno sarebbe arrivato, ma noi non l'abbiamo mai visto. Aspettiamo di entrare il più velocemente possibile in questi appartamenti e speriamo che ci sia posto per tutti». 

Il sindaco per contro spiega che tutto quello che è stato fatto dallo sgombero in poi (dalla fine dell'emergenza profughi decretata da Governo) l'Amministrazione comunale non era tenuta a farlo: tuttavia si è cercato di costruire attorno a questi ragazzi una rete di supporto che consentisse loro di non essere per strada andando poi ad ingrossare le fila di tutti quelli che già si arrangiano per vivere, dando vita a fenomeni degradanti.

Così Dosi: «Per quanto riguarda il cibo sappiamo che ci sono singole persone che li aiutano e associazioni che in qualche modo se ne occupano, ma è una questione che va ben oltre a tutte le nostre competenze di Comune. I nostri servizi sociali sono quotidianamente impegnati a dare quante più risposte possibili a tantissime persone bisognose e così abbiamo fatto anche con loro, ma non possiamo occuparci anche del cibo». 

«Entro la prossima settimana - continua Dosi - saremo in grado di fornire loro qualche informazione in più. Tramite privati, fino ad ora, abbiamo trovato quattro appartamenti che i ragazzi potranno usare, abbiamo avviato un percorso che riguarderà la lingua, di lì quindi i corsi di italiano in via Stradella alla scuola Calvino: oltre a questo, però, non possiamo più fare».

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