San Nicolò, grossista di cellulari evade otto milioni di euro di Iva
40 milioni di euro di base imponibile e 8 milioni di euro di Iva. E' questa la maxi evasione contestata dalla gdf a una società di ingrosso-cellulari di San Nicolò. I dettagli dell'operazione
I finanzieri di Castel San Giovanni hanno constatato la sottrazione al fisco da parte di un'azienda operante nell'ingrosso dei cellulari, con sede a San Nicolò, di 40 milioni di euro di base imponibile e 8 milioni di euro di Iva. Alla fine dell'operazione, 4 persone - gravitanti intorno all'impresa - sono state denunciate per infedele e omessa dichiarazione, occultamento di scritture contabili ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
IL "TRUCCHETTO" - In particolare, la società, gestita di fatto da due coniugi (un libanese e un'ucraina di circa 40 anni), acquistava cellulari da Paesi dell'Unione europea (prevalentemente dall'Inghilterra) e ne simulava la vendita ad altri Stati Ue, come l'Austria o la Germania: in realtà, i beni venivano ceduti, assolutamente in nero, a terzi, come altri grossisti o negozi. In pratica, non pagando tasse, i telefonini potevano essere rivenduti a prezzi stracciati e iper convenienti.
UN'ALTRA EVASIONE PER DIVERSE ATTIVITA' - Le indagini si sono protratte dal febbraio 2008 allo scorso gennaio. Nei guai sono finite altre due persone, oltre a marito e moglie: un'altra ucraina di 45 anni, consigliera nel CdA dell'azienda, e l'amministratore di diritto dell'impresa, un milanese di 35 anni. Tutte le persone denunciate avevano precedenti tributari. Oltre all'evasione sui telefonini, infine, agli amministratori di diritto e di fatto veniva anche contestata un'ulteriore evasione di oltre 2 milioni di euro di base imponibile e di circa 500mila euro di Iva connessa ad altre attività della ditta.
IL "TRUCCHETTO" - In particolare, la società, gestita di fatto da due coniugi (un libanese e un'ucraina di circa 40 anni), acquistava cellulari da Paesi dell'Unione europea (prevalentemente dall'Inghilterra) e ne simulava la vendita ad altri Stati Ue, come l'Austria o la Germania: in realtà, i beni venivano ceduti, assolutamente in nero, a terzi, come altri grossisti o negozi. In pratica, non pagando tasse, i telefonini potevano essere rivenduti a prezzi stracciati e iper convenienti.
UN'ALTRA EVASIONE PER DIVERSE ATTIVITA' - Le indagini si sono protratte dal febbraio 2008 allo scorso gennaio. Nei guai sono finite altre due persone, oltre a marito e moglie: un'altra ucraina di 45 anni, consigliera nel CdA dell'azienda, e l'amministratore di diritto dell'impresa, un milanese di 35 anni. Tutte le persone denunciate avevano precedenti tributari. Oltre all'evasione sui telefonini, infine, agli amministratori di diritto e di fatto veniva anche contestata un'ulteriore evasione di oltre 2 milioni di euro di base imponibile e di circa 500mila euro di Iva connessa ad altre attività della ditta.