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Cronaca Bobbio

In ospedale non si accorgono delle schegge nella gamba, l'Asl finisce davanti al giudice per il risarcimento

In tribunale la vicenda di un ex insegnante dell'Agraria, Ulisse Ferrari, rimasto ferito a causa di un infortunio e che ora chiede di essere risarcito dall'Azienda sanitaria di Piacenza

Cade mentre taglia un albero e una parte di legno gli si conficca nella gamba. Riesce a chiedere aiuto, viene a portato al pronto soccorso di Bobbio, dove la ferita gli viene suturata. Nessuno, però, accerta che nella gamba gli è rimasto conficcato un pezzo di legno lungo 15 centimetri e del diametro di 2,7 centimetri. Viene dimesso con un codice verde e chiama l’ambulanza per tornare a casa. Dopo quattro giorni, i dolori sono ancora molto forti, il suo medico di famiglia lo fa portare al pronto soccorso di Piacenza. Il dolore è terribile. Viene visitato e una Tac evidenzia diversi corpi estranei nella coscia. Quattro pezzi di legno “marcio”. I medici lo ricoverano e avvertono che serve subito un intervento. «Quei chirurghi - spiega Ulisse Ferrari - mi hanno con probabilità salvato la vita».

Il famoso agronomo, ed ex docente in pensione dell’Istituto agrario, era in Tribunale dove ha avviato una causa civile nei confronti dell’Asl, per il risarcimento del danno. Accompagnato dall’avvocato Alessandro Guidotti (sostituiva la sorella Elena, che segue la causa) si è presentato davanti al giudice civile Marisella Gatti tenendo in mano un vasetto di vetro che conteneva le quattro scaglie di legno che gli sono state lasciate nella gamba destra. Il giudice ha nominato due medici per svolgere un accertamento tecnico preventivo: la richiesta ai periti è di sapere se l’operato del medico del pronto soccorso di Bobbio sia stato regolare e siano stati rispettati i protocolli. L’Asl è assistita dall’avvocato Manola Groppi. Guidotti ha già nominato un proprio perito, il medico legale Alessandro Ciprani e ne sta valutando un secondo. Anche l’Asl sarà rappresentata da propri periti.

La vicenda avvenne il 19 gennaio dello scorso anno. Ferrari stava tagliando un albero che si appoggiava sopra un’altra pianta. Terminata l’operazione, l’uomo era scivolato all’indietro andando a infilzarsi, con la coscia destra, contro un paletto di legno verticale. Ferrari striscia fino alla sua auto, non riesce a camminare, la gamba destra è bloccata e sta perdendo molto sangue. Riesce a raggiungere casa sua e a chiamare il 118.

Viene portato al pronto soccorso di Bobbio. Qui, secondo il racconto di Ferrari, viene medicato, la ferita sulla coscia gli viene suturata e poi è dimesso. «Mi hanno dimesso con un codice verde - ha spiegato - per cui ho chiamato un’ambulanza privata (pagata da lui, ndr) e mi sono fatto portare a casa, anche se sentivo dolori lancinanti alla gamba». Passano quattro giorni, il dolore è insopportabile. Ferrari chiama il proprio medico di famiglia. Il medico si accorge che qualcosa non va e lo porta al pronto soccorso. Una visita, una Tac e viene a galla la causa di tanto dolore: le schegge di legno ancora nella coscia. Operato nel reparto di Chirurgia vascolare, Ferrari comincia a stare meglio. «Ringrazio quei medici». La sofferenza si allevia, ma gli occorrono 46 giorni di ricovero - tra ospedale e la clinica Sant’Antonino - prima di tornare a camminare sulle sue gambe. E durante il ricovero, il medico di Bobbio che lo aveva visitato lo va a trovare in ospedale «e mi chiede scusa per l’errore». Ferrari non denuncia il medico, ma chiede il risarcimento per i danni subiti e per i soldi spesi per curarsi: circa 10mila euro.

L’Asl, però, si è opposta e ha sostenuto davanti al giudice che l’operato del medico di Bobbio era corretto e «scevro da critiche». A settembre, Ferrari sarà visitato dai periti, i quali avranno poi 120 giorni per consegnare al giudici i risultati della loro perizia.

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