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Cronaca

Avvocati in sciopero per la riforma della Giustizia, Perini: «Nei tribunali si entra infelici e si esce piangendo»

Il presidente della Camera penale raccoglierà, lunedì, le firme per i referendum dei Radicali. Gli avvocati: chiediamo diritti per i cittadini, non è una protesta a favore di un partito. Al referendum, e alla protesta, partecipa anche la Camera civile di Piacenza

Le toghe incrociano le braccia per chiedere a gran forza la riforma della Giustizia. Gli avvocati penalisti piacentini attueranno 5 giorni di sciopero dal 16 al 20 settembre chiedendo a piena voce una riforma della Giustizia, bloccata dalle pressioni di una politica che comprime «l’autonomia del Parlamento». Le Camere penali italiane, ha affermato questa mattina il presidente di quella piacentina, Andrea Perini, raccoglieranno le firme per i referendum, indetti dai Radicali, sulla giustizia che prevedono tra l’altro la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere, l’abuso della custodia cautelare, l’abolizione dell’ergastolo, il rientro nelle funzione proprie dei magistrati fuori ruolo.

Le firme, ha spiegato Perini questa mattina in una conferenza stampa davanti al Tribunale, verranno raccolte il primo giorno della protesta, lunedì 16 settembre, davanti al palazzo di giustizia piacentino dalle 9 alle 12. Lunedì sarebbe stato il giorno della ripresa dell’attività forense dopo la sospensione estiva. Alla protesta, e al referendum sulla Giustizia, aderiscono anche le Camere civili, rappresentate a Piacenza dall’avvocato Claudio Tagliaferri.

CAMERE PENALI «Preciso – ha affermato l’avvocato – che lo sciopero non è a favore di uno schieramento politico o di qulcuno in particolare, fuori dai denti Berlusconi, e nemmeno una manifestazione a favore dell’avvocatura. Noi protestiamo per la tutela dei diritti dei cittadini e per la società democratica. E’ calato il silenzio sull’esigenza della riforma della Giustizia».

Un silenzio, continua Perini, che “fa dimenticare le sofferenze che ogni giorno avvengono nei palazzi dei tribunali italiani. Lunedì mattina, spiegheremo ai cittadini interessati le ragioni tecniche di questo sciopero”.

I cittadini possono decidere su temi importanti ha scandito il presidente della Camera penale: “Custodia cautelare in carcere per presunti innocenti, meccanismi che regolano le pene sono più volte costati richiami all’Italia da parte degli organismi europei”. E ancora separazione delle carriere, magistrati fuori ruolo, e “la possibilità di ricorrere, senza filtri, da parte di cittadini per ottenere risarcimenti. Per il cittadino non è semplice adire la giustizia in questi casi” cioè quando si chiede il risarcimento per un errore del magistrato, come accade per altre categorie di professionisti.

Di recente, il premier Enrico Letta ha detto di voler rendere più celere la giustizia civile perché può avere un impatto positivo sull’economia e attrarre investitori che non dovranno attendere anni per risolvere una vertenza. “A Piacenza – ha sottolineato Perini – il settore civile è in difficoltà, mentre il penale è un gioiello rispetto alla media nazionale. Ma noi sciopereremo perché non si parla più di giustizia penale.  E’ considerato un tema divisivo dai politici, cioè che fa litigare. Chiunque frequenti queste aule, per quanto tema divisivo, entra infelice ed esce piangendo”.

Per il consigliere Marco Guidotti “la raccolta di firme riguarda tra gli altri temi l’ergastolo: la Costituzione, all’articolo 27, dice che le pene non devono tendere a trattamenti inumani e che devono rieducare il condannato. L’ergastolo è una pena perpetua e contrasta con il dettato costituzionale. L’ergastolo è contrario alla dignità umana ed esclude la risocializzazione del condannato, che è diritto di ognuno”. Oltre a Perini e Guidotti, alla conferenza stampa erano presenti, in rappresentanza dei penalisti piacentini, gli avvocati Annalisa Cervini, Elena Del Forno, Massimo Brigati, Emilio Dadomo.

CAMERE CIVILI Aderendo alla decisione dell’Unione Camere civili, Tagliaferri, in una nota afferma che «la Camera Civile è ben consapevole che problemi complessi quali sono quelli sulla giustizia andrebbero affrontati in sede legislativa; tuttavia, atteso il lungo silenzio parlamentare, ritiene che l’unica arma oggi rimasta sia quella referendaria, che può spingere il legislatore a intervenire». Anche gli avvocati civilisti prendono le distanze da motivazioni legate a partiti o gruppi e affermano che la protesta non è per portare acqua all’Avvocatura.

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