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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

«Sette profughi insieme ai malati di Aids. Scaricati qua senza avvisare»

Caritas: «Ci hanno scaricato sette persone nel cortile della Pellegrina e se ne sono andati. Nessun preavviso, nessuna telefonata. E' un fatto molto grave che non deve più accadere». Sette giovani somali ora sono nella struttura che ospita malati di Aids sull'Agazzana

«Ci hanno scaricato sette persone nel cortile e se ne sono sono andati. Nessun preavviso, nessuna telefonata. E' un fatto molto grave che non deve più accadere». A dirlo Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas Diocesana che ha convocato la stampa dopo ciò che è avvenuto nel primo pomeriggio del 1 dicembre. Sette giovanissimi somali musulmani richiedenti asilo sono stati portati, da un funzionario della Prefettura, a bordo di un pulmino nel cortile della Pellegrina e lasciati lì. 

La Pellegrina sulla strada Agazzana ospita la casa di accoglienza G. Venturini che ha in carico ad oggi nove malati di chiodaroli caritas-2Aids e di fatto ora gli stranieri e le persone affette da Aids dovranno convivere condividendo spazi comuni come l'atrio, la cucina e diversi spazi ricreativi. Una situazione che comporta uno sforzo immane da parte degli operatori che devono sorvegliare 24 ore al giorno la struttura perché tutte le norme e protocolli, in casi come questi, vengano rispettati. All'interno della struttura ci sono altri 8 richiedenti asilo provenienti da altre strutture del territorio. 

«Li hanno scaricati come pacchi, non ci è stata fornita una lista dei nomi, mettendoci in grave difficoltà nella gestione quotidiana degli ospiti. La Caritas ha sempre scelto di gestire poche persone proprio per fare in modo di fare davvero integrazione, un'accoglienza di grandi numeri non ha senso, non ha futuro e ha sempre gravi ripercussioni sul territorio. Si rischia di abbandonare a sé stessi uomini e donne che una volta avuti i documenti non sanno dove andare a sbattere la testa», dichiarano gli operatori Francesco Millione e Maria Grazia Porcari. 

pellegrina_ingresso (1)-2Quattro dei sette somali sono nati lo stesso giorno dello stesso anno. Dettaglio non trascurabile per capire se effettivamente hanno l'età che hanno dichiarato, ossia di essere del 1998. Sarabbero in Italia da metà novembre e sono arrivati ieri da Bologna dopo aver fatto una prima visita sanitaria. Sono stati accolti, sfamati e alloggiati nell struttura perché la Caritas non viene meno alla sua missione ma il non essere stati nemmeno avvisati e non essere riusciti nelle ore successive a parlare con la Prefettura non va giù. Solo nella serata pare essere arrivata una mail con i nominativi dei sette.

«Questa azione - dicono - ci ha messo in difficoltà nel nostro approccio verso l'accoglienza e l'integrazione. Molti IMG_9388-2richiedenti asilo che abbiamo "preso" da altre strutture, tipo la Bossina, avevano grossi problemi di salute di cui ci siamo fatti carico. Non ci tiriamo indietro, non lo faremo mai e continuremo a collaborare con le istituzioni e con la Prefettura ma ci vuole un progetto, l'accoglienza cieca senza pensare al futuro non porta da nessuna parte. E ci vuole rispetto per il lavoro altrui. Non possiamo pensare a cosa fare per queste persone perché non sappiamo quanto rimangono  e dovrebbe essere una permanenza temporanea». Ma si sa, quando si parla di richiedenti asilo o di profughi il concetto di "temporaneo" non è mai definito in modo chiaro. 

La Caritas attualmente gestisce e aiuta 49 persone (15 alla Pellegrina, 13 dai Frati in piazzale Delle Crociate, 3 alla parrocchia di San Savino, 2 alla parrocchia di San Vittore alla Besurica,  6 al Corpus Domini, 3 dalle suore Carmelitane, 3 a Fiorenzuola e 3 a Fontana Fredda). Se si contano poi le altre realtà del mondo cattolico, che ne gestiscono altre 50, si arriva circa a un centinaio. 





 

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