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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Castell'Arquato

«Silva non era in grado di intendere e di volere ed è socialmente pericoloso»

Tentato omicidio di Castellarquato: secondo i periti, l’uomo è affetto da sindrome bipolare. E’ stato trasferito nel carcere di Reggio Emilia, in attesa di andare in una struttura protetta

Al momento del fatto, cioè quando tentò di uccidere la moglie e il figlio, Aldo Silva era incapace di intendere e di volere. Inoltre, secondo gli psichiatri che lo hanno visitato è pericoloso socialmente. Migliorano intanto le condizioni della donna, ricoverata all’ospedale di Castelsangiovanni e del figlio che è stato dimesso. Entrambi hanno trascorso un lungo periodo all’ospedale di Parma, a causa della gravità dei traumi. E’ il risultato della perizia stilata dai due psichiatri - Mario Mantero di Milano e Giacomo Filippini di Brescia - che ha risposto al secondo quesito posto dal sostituto procuratore Matteo Centini, titolare delle indagini sul tentato omicidio che vede Silva indagato per la drammatica notte tra il 20 e il 21 febbraio, a Castellarquato, quando scatenò la violenza contro la moglie e il figlio che stavano dormendo.

Il primo quesito riguardava la compatibilità con il carcere di Silva. Secondo i medici, l’uomo, affetto da sindrome bipolare (che però non avrebbe pregiudicato la sua capacità razionale di fare progetti; secondo l’accusa, infatti, il gesto di violenza sarebbe stato premeditato) non può stare in una cella. Attualmente si trova a Reggio Emilia, dove nel carcere esiste una struttura per accogliere i detenuti psichiatrici. La procura ha già chiesto che l’uomo venga trasferito in una Rems (residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza), struttura protetta per i pazienti che hanno commesso reati efferati.

L’udienza si è svolta davanti al giudice per l’udienza preliminare, Luca Milani, pm Matteo Centini e agli avvocati coinvolti nell’indagine: Sisto Salotti, il difensore di Silva; Mara Tutone e Zaira De Biase, curatori speciali che assistono la madre e Fausto Cò avvocato del figlio. I periti hanno un ultimo quesito da sciogliere. Entro i primi di luglio dovranno dire, sempre sulla base del quesito della procura, se siano state seguite le linee guida della terapia che il 62enne stava svolgendo nel reparto di Diagnosi e cura. La procura, infatti, ha indagato due psichiatri dell’Asl - assistiti dall’avvocato Stefano Moruzzi - che avevano in cura Silva. Il pm vuole verificare che siano state rispettate le procedure di cura del paziente e se ci fossero segnali che l’uomo potesse diventare pericoloso.

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