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Cronaca

Soccorso Alpino: «La burocrazia spreme soldi anche dai rimborsi dei volontari»

Due marche da bollo da 16 euro sono all’origine di una polemica. «Ci auguriamo che gli oltre 7000 tecnici del Cnsas, di fronte a una richiesta di intervento – che spesso dura diversi giorni - non siano costretti a pensare per un solo momento di dover scegliere tra il mancato reddito per la propria famiglia e il salvataggio di una vita umana»

Qualche settimana fa il premier Matteo Renzi si congratulava per l'opera dei soccorritori del Cnsas definendoli “decisivi per le operazioni di salvataggio in Alta Baviera di uno speleologo tedesco, di cui il governo italiano è fiero” e in questi giorni la burocrazia ha aggiunto una tassa sui rimborsi per il mancato reddito dei volontari Cnsas che sono lavoratori autonomi. Quando si trovano impegnati a salvare vite umane, la legge 18 febbraio 1992, n. 162, riconosce ai tecnici del Soccorso alpino e speleologico del Cnsas lo status di lavoratori autonomi, assegnando il diritto a un rimborso per non aver perso la giornata di lavoro. Il rimborso in precedenza era tassato alla fonte con una ritenuta del 20%, a cui si aggiungevano 2,00 euro a titolo di imposta di bollo. I volontari lavoratori dipendenti avevano inoltre il diritto di astenersi dal lavoro mantenendo intatto lo stipendio. «Sino a qui – commenta Pier Giorgio Baldracco, presidente nazionale del Soccorso Alpino - tutto bene.  In questi giorni invece abbiamo appreso che alcuni uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno interpellato l'Agenzia delle entrate (Interpello 954-83/2014 presentata il 17 febbraio 2014) per sapere se debba essere applicata l’imposta di bollo e in quale misura.  Il 13 giugno scorso l’Agenzia della Entrate ha risposto che sulle “istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli uffici e agli organi (…) dell’amministrazione dello Stato (…) tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili vanno apposte due marche da bollo da 16 euro”. Tutto questo per un totale di 32 euro, pari al 44% del rimborso. Questa pesante tassa grava su ciascuna richiesta presentata all'Ufficio del lavoro e della massima occupazione per ottenere il rimborso».

«Per quanto appaia sempre incredibile – continua il Soccorso Alpino - il genius loci che ispira una parte di burocrazia cieca e capace di dialogare solo con se stessa è purtroppo ancora una volta riuscito a confermare la separazione tra il paese reale, che si sente parte attiva di questo Stato, e una parte dell'apparato burocratico del nostro Paese. Non si tratta di sdegno contro la burocrazia in quanto tale, ma solo nei confronti di quella che non vuole o non riesce a dialogare con i cittadini e ad essi si rende ostile.  In questi anni di crisi economica essere volontari è ogni giorno più difficile, e solo un grande spirito di solidarietà e di coscienza civica aiuta a restare saldi e a continuare nell'opera, pur nel timore di ripercussioni negative sul lavoro che in questa situazione economica è ogni giorno a rischio. Non si può chiedere a un soccorritore di pagare una tassa su una richiesta di rimborso per un'attività svolta a favore della cittadinanza.  Il Cnsas, che con oltre 8000 interventi l'anno assicura ogni giorno in tutta Italia il soccorso in montagna, sia alla popolazione che ai turisti, dice no all'interpretazione della norma dell'Agenzia dell'entrate che -  lo ribadiamo - spreme soldi dai volontari tassando un'indennità che solo in parte compensa un mancato reddito.  Chiediamo pertanto che si ponga immediatamente rimedio a questa stortura che sbeffeggia e lede la nostra dignità di soccorritori, di cittadini e di contribuenti.  Ci auguriamo che gli oltre 7000 tecnici del Cnsas, tra cui tanti montanari lavoratori autonomi e artigiani, di fronte a una richiesta di soccorso e davanti un intervento - che potrebbe durare anche diversi giorni - non siano costretti a pensare per un solo momento di dover scegliere tra il mancato reddito per la propria famiglia e il salvataggio di una vita umana». Anche a Piacenza e provincia, i volontari del Cnsas saranno quindi obbligati a pagare una tassa in caso di chiamata in intervento, venendo chiamati indirettamente a scegliere se pagare per l'obbligo di effettuare interventi di soccorso, oppure perdere la giornata lavorativa.

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