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Cronaca

«Sono profugo e posso fare ciò che voglio», finisce in carcere

Processato il 23enne del Gambia accusato di rapina e resistenza ai carabinieri. In aula ha tenuto una comportamento sprezzante dicendo al giudice di «non sapere perché sono qui»

E’ finito in carcere il presunto profugo 23enne del Gambia arrestato dai carabinieri e accusato di rapina impropria, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le generalità. A deporre a suo sfavore, anche il comportamento tenuto durante il processo per direttissima. L’uomo, accompagnato dalla polizia penitenziaria e con i carabinieri al giudice, ha gettato sguardi sprezzanti verso tutti, compreso il suo avvocato Eleonora Carini, poi al giudice Sonia Caravelli avrebbe detto: «Non ho fatto nulla, non so perché sono qui…posso fare ciò che voglio, sono un profugo». Quando poi l’interprete gli ha detto che per lui era stata disposta la custodia cautelare in carcere, come chiesto dal pm Antonio Rubino, si è agitato e ha cercato una reazione, ma è stato subito contenuto dagli agenti della penitenziaria che lo hanno ammanettato e portato alle Novate. Il difensore aveva chiesto al giudice l’obbligo di firma, ma poi si è scoperto che l’uomo - oltre a non essere profugo - era senza fissa dimora e aveva anche alcuni piccoli precedenti penali.

L’atteggiamento di sfida alle Forze dell’ordine e alla Giustizia ha fatto precipitare la sua situazione, perché in fondo, nonostante avesse in tasca 15 euro, si era rifiutato, il 3 luglio, di pagare una scatoletta di tonno e uno yogurt al supermercato a Borgo Faxhall. Ma il suo carattere lo ha portato a ignorare l’educazione e la legalità. Dopo aver litigato con il personale aveva spinto via una persona. E anche qui, frutto di una propaganda distorta, ha detto che non voleva pagare perché lui era un profugo «e non mi potete fare niente perché siamo in Italia». Nel frattempo erano arrivati i carabinieri e lui si è scagliato anche contro di loro, finendo, però, in manette. Portato al comando, inoltre, mentre gli venivano prese le impronte digitali avrebbe dato in escandescenze. L’avvocato Carini ha chiesto tempo per preparare la difesa e il processo è stato rinviato a ottobre.

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