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Cronaca

Tangentopoli piacentina, ancora carcere per l'ex direttore dell'Ufficio del Lavoro

Operazione don Alfonso, atto secondo: ancora manette per l'ex direttore dell'Ufficio del Lavoro di Piacenza. I carabinieri gli hanno notificato nel carcere di Opera nel quale è rinchiuso dal 26 giugno scorso, un altro provvedimento di custodia cautelare. Scoperte novità sul giro di tangenti

il Ten Rocco Papaleo
Va in scena la seconda parte dell'opera "don Alfonso" scritta dai carabinieri e dalla procura di Piacenza sulla storia della Tangentopoli all'ombra del Gotico. Già, perché se l'ex direttore dell'Ufficio del Lavoro di Piacenza nutriva qualche speranza di uscire dal carcere di Opera (nel quale è tuttora rinchiuso dal 26 giugno scorso) queste si sono infrante contro la nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Pio Massa e notificatagli ieri in carcere dagli uomini del nucleo investigativo diretti dal tenente Rocco Papaleo. A inchiodare di nuovo e più che mai il 64enne è una parola: Freeman, che paradossalmente in inglese significa uomo libero, ma che in realtà per Filosa significa carcere ancora per un bel po'.
  Consulenze fantasma per giustificare il pagamento delle fatture che in realtà erano tangenti  

Freeman Dean Consulting Srl è infatti il nome della società fittizia che don Alfonso, insieme alla figlia Maria Teresa, aveva creato appositamente per fatturare le tangenti che gli venivano pagate dalle aziende. Questo, almeno, è quello che sostengono i carabinieri del Nucleo investigativo, che hanno svolto durante l'estate, dopo il clamoroso arresto di fine giugno, altre indagini coordinati dal sostituto procuratore Antonio Colonna, partendo dai conti correnti fino ad arrivare alla contabilità della Freeman e sequestrando la bellezza di 140mila euro: «Il fatturato dei soldi ottenuti da sei aziende piacentine, cremonesi e mantovane che operano nel settore agroalimentare» hanno spiegato i carabinieri in conferenza stampa al comando provinciale di via Beverora, alla presenza del colonnello Walter Marovino e del luogotenente Pietro Santini.

Stando a quanto ritengono gli investigatori dell'Arma, ogni tre mesi le aziende pagavano le fatture regolarmente emesse dalla Freeman (costituita appunto da Filosa e dalla figlia 35enne) in cambio di fantomatiche consulenze da parte della ditta, ma di cui i carabinieri non hanno trovato la ben che minima traccia. Insomma, consulenze fantasma per giustificare il pagamento delle fatture che in realtà erano tangenti. E' per questo che ora Filosa, oltre che di corruzione, dovrà rispondere anche di concussione in concorso con la figlia che è indagata a piede libero.

In un caso uno degli imprenditori ha addirittura raccontato ai carabinieri di aver tentato di ribellarsi a questo sistema, ma per uscirne sarebbe stato invitato dal Filosa a "sponsorizzargli" un bel viaggetto per due persone a New York in Business Class.
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