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Cronaca

Treni da incubo, pendolare piacentino non risarcito per lo stress subito

La Suprema Corte ha respinto la richiesta di risarcimento per danno esistenziale avanzata da un professionista che tutti i giorni viaggia da Piacenza a Milano in balia di "ritardi sistematici, sporcizia e affollamento" e che anno dopo anno aveva visto la qualità della sua vita "particolarmente peggiorata"

Sempre più amara la vita dei pendolari a bordo di Trenitalia: svanisce la possibilità di avere un piccolo indennizzo per i disagi patiti. La Cassazione ha infatti stabilito che per ottenere il risarcimento per lo stress dei viaggi da incubo non basta aver viaggiato in piedi su treni gelati d'inverno e torridi in estate in ritardo sette mesi su sette, con bagni sporchi e mai un posto a sedere libero, in palese violazione degli standard di "comfort del viaggio" siglati con le Regioni. Per questo la Suprema Corte ha respinto la richiesta di risarcimento per danno esistenziale avanzata da un professionista che tutti i giorni viaggia da Piacenza a Milano in balia di "ritardi sistematici, sporcizia e affollamento" e che anno dopo anno aveva visto la qualità della sua vita "particolarmente peggiorata, per la significativa perdita di tempo, per la stanchezza cronica, ansia e stress, per il tempo sottratto alla famiglia e al riposo". Tutto vero: ma bisogna provare l'effetto dei disservizi sul piano personale, tenendo presente che serve "un grado minimo di tolleranza".

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