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Cronaca Bobbio

Truffa alle assicurazioni, almeno 200 gli indagati: e ora spuntano le querele dei fisioterapisti

Alcuni operatori sanitari si sono recati in procura: «Modificati i nostri certificati che accertavano le lesioni delle finte vittime dei falsi incidenti»

Sono saliti ad almeno duecento gli indagati nella maxi inchiesta sulla truffa alle assicurazioni che sborsavano soldi per pagare quelli che erano finti danni dovuti a falsi incidenti. L’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Emilio Pisante, e svolta dai carabinieri della Compagnia di Bobbio, non si ferma e apre nuovi squarci su quello che era un sistema consolidato per spillare soldi alle assicurazioni, all’interno delle quali esistevano dipendenti - non è escluso che già diversi di loro siano indagati - in contatto con la gang che aveva organizzato il ricco giro di denaro. Un altro tassello si è aggiunto nelle ultime settimane: in procura stanno arrivando le querele presentate da alcuni fisioterapisti. Alcuni sanitari, infatti, non avrebbero riconosciuti come propri i certificati presentati alle assicurazioni per il pagamenti di ferite o lesioni delle presunte vittime di incidenti. Insomma, qualcuno avrebbe taroccato i documenti.

Al vertice dell’organizzazione, che andava avanti da anni, ci sarebbero alcune persone tra cui due avvocati, uno piacentino e uno lodigiano. I carabinieri, agli inizi di giugno, avevano eseguito 18 ordinanze di custodia cautelare e alcuni degli accusati sono ancora in carcere. Gli indagati, all’epoca, erano 75. In tre mesi sono triplicati. Le accuse per gli arrestati sono, tra le altre, quelle di truffa, falso e del “fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona” come recita l’articolo 642 del codice penale, che prevede la reclusione fino a cinque anni. L’indagine ha portato alla luce il sistema truffaldino. Un figurante per la simulazione di un incidente costava tra i 500 e i 1500 euro. Chi invece doveva apparire come attore sulla strada, in qualche caso si premurava di cagionarsi preventivamente delle abrasioni da caduta sulle gambe o sulle braccia strofinandosi addosso la carta vetrata. Questo e altri dettagli sono stati ripresi in video dai carabinieri che, grazie alle intercettazioni telefoniche e alle investigazioni, conoscevano in anticipo i luoghi delle recite e dei finti incidenti. Poi, la macchina si metteva in moto ed entravano in gioco avvocati, assicuratori e medici. Chi veniva reclutato per fingere di restare coinvolto nell’incidente “fantasma”, nella parte di protagonista oppure di vittima, prendeva un migliaio di euro. All’inizio i risarcimenti ottenuti erano tra i 10mila e i 15 mila euro. Tolta la paga data agli attori, il resto veniva diviso fra avvocati e assicuratori infedeli. Poi, la prudenza ha preso il sopravvento e gli indennizzi sono un po’ calati. I riflettori si sono accesi sugli ultimi quattro anni e gli incidenti fasulli potrebbero essere centinaia.

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