Ucciso a bastonate: ora si pensa ad un regolamento di conti nell'ambito di Cosa Nostra

Renzo Vaccara ha fatto la fine di suo padre: ucciso dai sicari fra sabato e domenica a Campobello di Mazara (TP) dove era tornato per trascorrere le feste di Natale. Vaccara, trapanese 40 enne residente da diversi anni a Podenzano, di professione faceva il muratore. Ma questi giorni di festa, che voleva trascorrere a casa in Sicilia, gli sono stati fatali.

Ancora non si sa se vi sia o meno un collegamento fra l'omicidio di suo padre Pietro Vaccara, avvenuto nel 1982 ad opera dei Corleonesi. Si era, allora, in piena guerra di mafia e Vaccara padre era considerato un esponente del clan trapanese dei Bontade e degli Inserillo, cui gli scissionisti corleonesi facevano la guerra a colpi di morti ammazzati.

Anche il padre della vittima, Pietro Vaccara, è stato ucciso, giustiziato dai corleonesi di Cosa Nostra

Ora, l'omicidio del figlio Renzo solleva molte ombre e molti perchè. Si tratterebbe di una vera e propria esecuzione, con tanto di accanimento sulla vittima: il cadavere è stato infatti riconosciuto grazie ad un documento che Vaccara portava nella tasca dei pantaloni, il volto alterato dalla furia dell'omicida che lo avrebbe preso a sassate o a bastonate. Sul corpo del muratore, all'altezza dello stomaco, è stata trovata una pietra. Ma i carabinieri che stanno seguendo l'indagine, non si sbilanciano ancora sul regolamento dei conti in ambito mafioso. Oggi è prevista l'autopsia.

Renzo Vaccara, era del resto già noto alla giustizia: denunciato per rissa a Castelvetrano (TP), ha poi scontato a casa sua, a Podenzano, gli arresti domiciliari per spaccio di cocaina. La vittima era coniugata, ma nel piacentino viveva da solo.