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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

«Ti insegno io a rubare in casa della gente, ma non devi avere paura»

Blitz al campo nomadi, dalle intercettazioni dell’operazione Tower eseguite dal Nucleo investigativo, emerge il mondo dei sinti dediti al furto e alle razzie nelle case. Ma anche il senso del rispetto per i più deboli e che «bisogna vergognarsi di aver rubato le scarpe a un poveretto»

Ore e ore di intercettazioni dei carabinieri del Nucleo investigativo, che con i colleghi delle stazioni di Caorso, Villanova e Monticelli, hanno portato alla luce un mondo, quello dei nomadi italiani, su cui si appuntano luoghi comuni che dividono molte persone.

Un esempio della mentalità dedita all’illecito, evidenziata anche dal giudice che ha emesso le ordinanze di arresto, emergere da un colloquio registrato: due sinti parlano del Primo Maggio 2017 e uno dice all’altro «eehhh, oggi ci voleva il sole … che la gente usciva e le case erano libere». Poi, i due si salutano e l’altro afferma: «vado a manghele (rubare) di là … e passo da loro».

CASE E BANCOMAT Innumerevoli, poi, i furti in abitazione commessi a Monticelli, Villanova, Pontenure. Tra i colpi, risalta quello della borsa di una donna dall’auto, a Monticelli. Moreno Armeni, uno dei big dell’organizzazione (gestiva le operazioni sul terreno e coordinava uomini e donne durante le razzie), è ritenuto il responsabile del furto. Nella borsa c’erano due bancomat - e purtroppo anche il numero di codice - e il giorno dopo a Caorso sono risultati sette prelievi per un totale di 1.750 euro. In questa e in altre occasioni, i testimoni avevano sempre visto, o annotato anche il numero di targa, della “famigerata” Uno bianca che apparteneva ad Armeni.

L’uomo è poi protagonista di un episodio dove spunta la presenza di un’arma e delle munizioni. Durante una lite con il capo Bramante, quest’ultimo lo accusa di non aver fatto abbastanza, cioè trovare soldi, per assistere i sinti finiti in carcere. Bramante si vantava di aver invece scelto un avvocato che era riuscito a non far condannare a una pena pesante uno della banda. Armeni, invece, rinfaccia a Bramante di avergli bruciato l’auto. Al telefono, i carabinieri sentono Armeni dire a Bramante «vediamo c’ho il ferro … su Rocco! Vai a finir male anche tu. C’ho un ferro così sulla macchina». E ancora, rivolto a un altro sinti: «Andiamo a far casino in giro… rubare no? Ti insegno io in tutte le case, ma non devi avere paura. Andiamo a monghè con la pistola… andiamo». Dopo un colpo in casa a Mortizza - 1.400 euro in contanti e due assegni - Armeni e Isabella Fulle parlano di come dividere il denaro e alla fine lei commenta: «Siamo grandi (poi ride)».

Gli esempi sono decine. Il furto in casa di un romeno vede una lunga pianificazione. I fratelli Fabrizio e Salvatore Maggio stanno svolgendo lavori edili e di tinteggiatura in casa del romeno. «Io domani gli devo ciulare le robe al romeno» dice Fabrizio riferendosi a un mobile pieno di «non so poi se è oro» con monili, swarovsky e altro. Il giorno dopo Fabrizio chiama la moglie Clarissa Armeni: «Già le ho prese due cose piccole…un orologio e un bracciale, una collana piccola piccola». I due poi discutono se si tratti di oro o meno.

I SUPERMERCATI Come tutte le famiglie, anche i sinti devono provvedere alla spesa. Naturalmente, passando il meno possibile alla cassa. Le intercettazioni rivelano una specie di manuale del furto. Si prende la carne, ma si paga solo il pane e il latte. In un altro caso, il bottino è rappresentato da carta igienica, pannolini per bambini e pane. La situazione di una donna sinti non è delle migliori, perché cerca di prendere la carne per le bambine che «muoiono di fame» e anche lei «mi sono rubato il mangiare… se no non mangiavo neanche». Si rasenta l’incredibile, quando due uomini sinti in auto parlano che uno di loro deve andare dai carabinieri perché è stato convocato. Poi riflette: se mi volevano arrestare non mi telefonavano. Il suo compagno conclude che allora va al supermercato con il cappuccio e ruba.

TECNICA DEL FURTO DI CARNE Saccheggio a Caorso. Dopo un furto al Famila ci si sposta al DPiù. Tre persone in auto. Discussione se il metal detector alle casse rileva gli oggetti dall’ombelico in su. Segue un saggio sulla tecnica: «Perché al DPiù l’unico modo per pigliare la carne… sai come fa Salvatore? Si porta il sacchetto del pane, prende la carne e la mette dentro al sacchetto del pane, levando l’etichetta quella della carne. Apre la vaschetta della carne e toglie via questo e poi giustamente cosa fa? Prende il sacchetto del pane, le borse quelle trasparenti, le avvolge dentro e minchia esce con le vaschette con le ali di pollo, minchia devi vedere… parmigiano». In seguito verrà spiegata la tecnica di chi ha la pancia: nascondere sotto al ventre le costine di maiale è facile. Addirittura ce ne stanno due confezioni.

L’ONORE SINTI Jason Lichtemberge riprende il capo Bramante perché ha preso abiti dal cassonetto della Caritas. Bramante si infuria con Jason perché «ha rubato le scarpe a un poveretto e lo ha fatto andare a casa a piedi nudi e per quello si deve vergognare». E ancora: «Devono vergognarsi quando vanno a rubare nei supermercati». Più avanti, Bramante rimprovera a Jason di aver rubato anche la bombola del gas «a un poveretto che magari la usa per scaldarsi».

PRONTI ALLE RAPINE Le intercettazioni ambientali dei carabinieri colgono questo dialogo nel campo nomadi: «Se scappi da una rapina sei un uomo morto… sei un pezzo di merda se scappi. La rapina bisogna farla senza correre… io non corro mai… mai… se corro corro». In ogni caso, per colpi più importanti bisogna sempre avvisare il capo.

LA SOLIDARIETA A capo della gestione di chi è detenuto c’è Bramante. Lui è il grande saggio che gestisce bene queste cose. Vengono chiesti soldi un po’ a tutti i sinti e se qualcuno reclama, Bramante interviene con durezza. Si sceglie l’avvocato e si decide anche quanto pagarlo. E alcuni avvocati vengono criticati perché non fanno nulla, mentre altri sono considerati bravi perché seguono i vari sinti in cella, riescono a ottenere di farli uscire o mitigano le pene ai processi. Insomma, viene riconosciuta la bravura, o meno, di certe toghe.

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