rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura Borgonovo Val Tidone

Al Solstizio d’estate il fotografo Bersani rende omaggio ai muròn bianc e negar con un simposio

Teatro del simposio è il ristorante La Palta di Bilegno, nella campagna di Borgonovo

C’era una volta l’albero degli zoccoli del regista Ermanno Olmi, e c’era anche l’albero della seta del fotografo Massimo Bersani. Il quale per la simpatia o per l’amore che sente per il gelso gli innalzerebbe un monumento, se già ogni vecchio gelso non fosse un monumento della natura, una specie di vivente e respirante statua michelangiolesca. E allora lo fotografa con clic che sono quadri d’autore, e da cinque   anni ne celebra la forza, la modestia, la bonomia, la saggezza, e quel suo aspetto ruvido e rustico, che è tutto il suo buono e il suo bello. Quasi la consanguineità con certa umanità. Così Massimo si è circondato con una eletta schiera di amici che di buon grado gli danno ogni volta manforte in questa impresa. Verso la fine di giugno, appena passato il Solstizio, è solito radunare la sua combriccola in una specie di simposio, dove ognuno degli amici convitati tesse la sua tela di laudi all’albero che una volta era la fabbrica della seta e che per sempre resterà il padre dei muròn bianc e negar.

Teatro del simposio è il ristorante La Palta di Bilegno, nella campagna di Borgonovo, un posto non qualunque, tappa segnata nei tour gastronomici d’alto livello, dove le parole, le immagini, i sentimenti, le emozioni di artisti, pittori e poeti in omaggio al gelso si trasformano – grazie alle mani magiche e alle seduttrici ricette di Isa Mazzocchi – in piatti e prelibatezze degne degli dei. Stefano Pareti è come il Socrate del simposio, lo conduce e lo guida pacato e saggio come un moderno razdùr che, in una patriarcale famiglia d’altri tempi, dirige un coro di voci familiari. Lia Beretta è la storica che dell’albero delle more conosce e racconta vita e miracoli. Giorgio Milani e William Xerra sono la mano e l’occhio dell’artista che trasformano la materia in idea, e l’idea in immagini che sfidano i limiti e le angustie della realtà. Umberto Fava si diverte a giocare coi muròn come un bambino si diverte a mangiarne i frutti. Andrea Molinelli vi dispiega le sue qualità non solo per presentare la ricetta della quaglia ai gelsi bianchi con le foglie, ma anche a scattare magistrali istantanee che fanno a gara in bellezza con le sue pietanze. E Monica Mazzocchi cura l’allestimento scenografico del simposio nel verde della campagna di Bilegno e nella raccolta coralità di una compagnia dove tutti hanno “un gelso per amico”. “Un gelso per amico” - un po’ parola d’ordine, un po’ invito da far circolare col passaparola – è anche il titolo del magnifico ed illustratissimo volumetto realizzato da Massimo Bersani che raccoglie i vari contributi degli “amici del gelso”. In copertina una suggestiva foto in controluce di una piccola ma potente schiera di muròn, opera di Nao Bersani, promettente “figlio d’arte” di Massimo. Il mio amico Gioacchino Rossini – racconta Fava - m’ha confidato una volta che per mangiare un pollo bisogna essere in due: “Io e il pollo”, diceva da intenditore. Per gustare le delizie della Isa è meglio invece essere in una bella brigata, un po’ decameroniana (secondo le fantasie letterarie di Fava), dove Roberto Gazzola serve vino e poesia, e dove il verso finale di una sua quartina, “Abbracciati come i rami dei gelsi sui fossi”, ha lo stesso ritmo, la medesima dolcissima melodia dell’ultimo verso di un’altra quartina, quella intonata da sua moglie Isa in cucina. Che fa: “Semifreddo al limone con gelsi canditi ai fiori di lavanda”. Quarto ed ultimo movimento di una sinfonia di gusti tutta ispirata al muròn, burbero benefico, dolce cuore in una dura corazza.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Al Solstizio d’estate il fotografo Bersani rende omaggio ai muròn bianc e negar con un simposio

IlPiacenza è in caricamento