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Cultura

All’Istituto Scalabriniano l’ultimo incontro del trittico della Dante Alighieri

Lunedì 28 maggio all’aula magna dell’Istituto Padri Scalabriniani (Via Torta 14, in adiacenza alla chiesa di San Carlo) termina, con l’argomento “Hai, serva Italia, di dolore ostello”, Purgatorio, canto V: Jacopo del Cassero, Buonconte da Montefeltro, Pia dé Tolomei, il trittico della Divina Commedia commentato da Padre Stelio Fongaro.  Nella prima conversazione l’oratore ha illustrato il Canto del Purgatorio in cui Dante scorge il romano Catone, suicida per non sopravvivere alla fine della Repubblica e ove Virgilio spiega a Dante che nel cammino attraverso il Purgatorio incontrerà le anime che espiano i propri peccati, affinché possa trovare quella libertà spirituale che lo stesso Catone amò tanto.  Nella seconda conversazione dedicata al Canto III, il Personaggio centrale è Manfredi, figlio naturale di Federico II che alla morte del padre nel 1250, aveva assunto la reggenza della Sicilia e dell’Italia meridionale, fino all’arrivo del fratellastro Corrado IV dalla Germania. Dante con la storia di Manfredi dimostra che il volere di Papi e vescovi non corrisponde sempre a quello divino e che la bontà di Dio può intervenire e salvare un’anima pentita, nonostante una scomunica. Padre Fongaro, già preside dell’ex Liceo San Vincenzo e docente di materie letterarie, vero profondo conoscitore della Divina Commedia e delle opere dantesche, sa trovare le parole giuste per aiutare a comprendere ogni cantica della Divina Commedia della quale sa “dispiegare al volo” ognuno dei 14.233 “divini” versi con profonda e comprensiva analisi, note, testo e parafrasi. Partner perfetto nelle letture dei canti è stato e lo sarà lunedì, il dottor Roberto Laurenzano, presidente della “Dante” piacentina, la cui voce fluida e dolce, appassionata e drammatica, sa conferire giusta tensione al tessuto poetico.

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