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Cultura Farini

«Di grande significato il restauro della torre di Selva di Groppallo»

Il restauro dell’antichissimo campanile di S. Antonino a Groppallo. Mons. Ponzini: «Un’operazione culturale di grande significato storico, artistico e religioso»

Come abbiamo anticipato nella cronaca “La millenaria torre di Selva di Groppallo continua a sfidare i secoli e torna all'antico splendore”, facciamo ora seguire la nota storica nella quale mons. Ponzini riassume il suo intervento alla cerimonia. Nel merito dell’origine della chiesa – da anni scomparsa e del campanile ora restaurato - segnaliamo anche il ben documentato studio di Claudio Gallini sul quaderno di cultura piacentina “L’urtiga” n. 12, Lir edizioni, dal quale abbiamo tratto l’immagine in b.n. scattata nel 2014.

Mancava solo il Dott. Giovanni Magistretti sabato scorso nella località “Chiesa di S. Antonino” di Groppallo, all’inaugurazione de restauro dei resti della vetusta torre campanaria, ai lati della Via degli Abati. Eppure ne era stato il promotore, dopo che, con la passione che lo distingue, aveva ritrovato il percorso dell’antica via medievale, che, secondo cultori di storia dei cammini antichi, quali Renato Stopani, giustamente si potrebbe definire la prima via Francigena verso Roma. Tesi confortata dall’autore dei “Miracula Sacti Culumbani”, risalenti ai primi anni del 900 prima del mille, e che lo stesso Dottore battezzò appunto “Via degli abati”.

Il merito del restauro è dovuto soprattutto al Sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi e alla Banca di Piacenza, rappresentata al momento dell’inaugurazione, dal Presidente emerito Avvocato Corrado Sforza Fogliani, ai quali va riconoscenza degli abitanti del luogo, dei numerosi pellegrini, che transitano sulla vicina strada e dei cultori della nostra storia.

In effetti il prezioso vetusto edificio è testimone di due grandi eventi che riguardano la storia della nostra terra. Il primo evento fu la dedicazione a S. Antonino della chiesa, a cui sorse vicino la modesta torre ricorda che la terra di Groppallo fu una delle prime zone della nostra terra piacentina ove giunse la vita cristiana. Infatti l’evangelizzazione della nostra campagna giunse vari anni dopo di quella della città di Piacenza, posta su vie romane, attraverso le quali  erano giunti i primi evangelizzatori che non furono, come opinavano i nostri antichi storici, ne’ apostoli, ne’ vescovi, ne’ santi, ma i fruitori per eccellenza delle strade romane: in genere soldati e mercanti.

L’evangelizzazione della campagna piacentina e milanese, avvenne ad opera di due vescovi amici: S. Ambrogio di Milano e S. Savino di Piacenza, la cui amicizia è testimoniata dalle lettere che si scambiavano. La loro strategia consistette nel volere offrire come modelli della fede cristiana che veniva proposta dei personaggi laici che la vissero eroicamente, tanto da morire martiri. S. Ambrogio nel 386 riesumò i corpi dei Santi fratelli Gervasio o Protasio. San Savino nel 388 riesumò quello di S. Antonino, che era stato un soldato, ucciso per la sua fede.

I missionari milanesi dovettero lavorare insieme ed il segno è rimasto nei luoghi in cui edificarono le prime chiese. Così nel territorio di Groppallo la prima chiesa fu dedicata, come si è detto,  al nostro S. Antonino,  mentre quella sorta sul cucuzzolo del monte regio, l’attuale Montereggio, fu dedicata ai Santi Gervasio e Protaso. Negli ultimi tempi vi si venerava S, Anna, ma dietro l‘altare maggiore vi era, e forse vi sarà ancore il quadro dei Santi Martiri milanesi. Le chiese dedicate a questi santi e al nostro Patrono, sono numerose sia nel territorio ambrosiano, che allora si estendeva fino all’attuale  Svizzera, sia nella Liguria.

Il secondo evento fu la costruzione della torre di S. Antonino, rimasta come testimonianza di una vita ecclesiale semplice, ma profonda. La fede di tante migliaia di pellegrini, passarono davanti ad essa e non è fuori luogo pensare che vari, forse di più di quanto noi pensiamo, furono sepolti accanto a lei, testimone della fede di tanti Francigeni, che chiusero la loro esistenza guardando al nostro cielo, che è tanto bello quando e bello, pregustando il riposo nel Cielo, come premio del loro pellegrinaggio. Così, a quanti, d’ora in avanti continueranno il loro cammino di fede, passandovi accanto, l’austero campanile continuerà a guidare il loro sguardo verso quel Cielo che l’uomo moderno non sa o non vuole riconoscere.

Mons. Domenico Ponzini

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