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Cultura

Don Giuseppe Lusignani alla Quarta Giornata Arisi a Palazzo Galli

Ricchetti fu artista ispirato e Arisi ne seppe valorizzare le capacità

Don Giuseppe Lusignani è stato il terzo protagonista della “Giornata Arisi” - organizzata dalla Banca di Piacenza a Palazzo Galli - curato dalla storica dell’arte Laura Bonfanti. Così come per l’architetto Manrico Bissi e per l’editore Leonardo Bragalini, forniamo l’abstract dell’intervento incentrato sul rapporto di Ferdinando Arisi e di Luciano Ricchetti  con l’ Arte Sacra dalla quale gli artisti in genere,traggono ispirazione, affascinati da ciò che sfugge a una presa sensoriale dell'uomo.

L’occasione da cui partire per rendere testimonianza alle figure di Ferdinando Arisi e Luciano Ricchetti – ha esordito don Lusignani - è una battuta sul senso dell’arte sacra rivoltami nel 2007 da Arisi stesso: “Il suo concetto di arte sacra non è forse troppo esteso? Non rischia di estendersi a tutto?” Ciò mi ha dato da pensare.

Arisi era un uomo dalla vita impegnata nell’ambito dello studio, nell’ambito della cultura e della realtà ecclesiale. Tutto ciò in modo tenace e continuo. In tal modo il suo essere nel mondo seppe intessere relazioni. Fin dagli anni ’50 del XX secolo fu coinvolto anche nei lavori della commissione diocesana per l’arte sacra. Erano anni in cui alla staticità di facciata in ambito artistico della Chiesa, facevano eco i tentativi di un dialogo con la contemporaneità. Un ruolo importante ebbe in tale ambito il movimento liturgico. Inoltre il fermento della ricostruzione postbellica, il forte inurbamento della popolazione e infine la riforma del Concilio Vaticano II,furono di grande stimolo per l’attività di questa commissione in quegli anni.

Ricchetti fu artista ispirato, come sappiamo, dalla grande tradizione italiana: il linguaggio dei colori del rinascimento insieme ad una rinnovata monumentalità (basti pensare al grandioso ciclo murale della Chiesa Parrocchiale di Podenzano) caratterizzano la sua opera. Appunto l’operare nelle chiese fu caratteristica importante per lui. E Arisi seppe valorizzare le sue capacità.

Da un articolo-intervista di Fausto Fiorentini ad Arisi nel 2006, si evince che Arisi aveva una idea particolare al riguardo della chiesa piacentina. Parla di grandi anni di ricerca, quando parla degli anni conciliari e delle opere introdotte nelle chiese. Cita dunque i due nomi secondo lui più significativi: Ricchetti e Perotti. Egli dice che nel panorama piacentino Ricchettisi ispira al figurativo, ma sta a suo agio nel panorama contemporaneo insieme con il fantasioso e la metafisica. Eccoci dunque alla questione: la contemporaneità lascia che a parlare sia il cuore dell’artista e non più una retorica delle immagini. Ma in questa babele dei linguaggi, secondo Arisi un artista come Ricchetti seppe essere all’altezza del suo compito, seppe parlare all’uomo contemporaneo.

Arte sacra dunque come espressione di un cuore credente. Che si addica forse di più a questa arte, l’essere definita santa? A tanto ardire – ha concluso don Lusignani - giunge la mia riflessione, da una semplice provocazione di Arisi. È forse poco?

Nelle foto:

- Luciano Ricchetti (autoritratto) e Ferdinando Arisi

- Chiesa di Podenzano, particolare della via Crucis nella con raffigurato il “committente” mons. Pallaroni

- don Giuseppe Lusignani

- i relatori

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