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Cultura

Il Polo di Mantenimento Nord aperto per la mostra su Bot

Questa mattina visite guidate presso il Polo di Mantenimento Pesante Nord in occasioni delle Giornate Europee del Patrimonio. Per l'occasione sono stati presentati fotografie storiche, articoli d'epoca e il carteggio personale di Osvaldo Barbieri BOT

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, l’iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo nata nel 1991 con l’intento di favorire lo scambio culturale fra le Nazioni europee, il Polo di Mantenimento Pesante Nord, in concerto con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, ha organizzato nella mattinata di sabato 24 settembre, visite guidate esclusive presso i bastioni dl cinquecentesco castello farnesiano e le sale museali dello stabilimento, normalmente chiusi al pubblico. Con l’occasione è stato presentato l’inedito carteggio del pittore futurista Osvaldo Barbieri “BOT”, che con fotografie storiche e articoli d’epoca, documenta le decorazioni murali eseguite dal pittore piacentino nei locali portineria e refettorio dell’ex Arsenale Regio Esercito negli anni 1937/38.

Bot al Regio Arsenale Esercito di Piacenza

Il ritrovamento del carteggio personale di Osvaldo Barbieri dettosi il Terribile, in arte Bot, presso i numerosi e non classificati documenti presenti nell’archivio storico del Polo di Mantenimento Pesante Nord, scioglie finalmente ogni dubbio sull’attività artistica svolta fra il 1937 e il 1939 dal pittore futurista piacentino nei locali dell’Arsenale del Regio Esercito di Piacenza. Questo carteggio riempie un piccolo vuoto in una biografia pregna di avvenimenti, cambi di residenza, intuizioni, volubilità creative e, soprattutto, opere.

Finora l’impegno di Bot presso lo stabilimento militare piacentino era documentato esclusivamente  da alcuni articoli apparsi nel 1937 sulle pagine dei quotidiani locali La Scure e  Il Nuovo Giornale,  riportati da Carlo Gazzola nel volume “Bot”, Silvia ed., 2011. Un precedente articolo apparso il 4 giugno 1936 sulle pagine de La Scure, firmato g.b. e intitolato ”I pannelli decorativi di Osvaldo Bot”, raccontava le tempere murali realizzate in quel periodo dall’artista nella sala mensa del Laboratorio Caricamento Proiettili, più conosciuto come Pertite.

Purtroppo di questo impegno creativo pare non rimanere nient’altro. Il Laboratorio Caricamento Proiettili subì una violenta esplosione l’8 agosto 1940, che costò il tragico bilancio di 47 morti. Ricostruita nel 1943, la Pertite il 18 gennaio 1945  venne bombardata dagli Alleati perché occupata dai tedeschi. (Nel numero di settembre 2009 dedicata al “Parco Pertite” della rivista della locale scuola media “I. Calvino” è riprodotta una  foto aerea proveniente dall’Air Photo Library Departement of Geography University of Keele, GB, che documenta i bombardamenti subiti nell’area). L’edificio che ospitava la sala mensa è quindi verosimilmente andato distrutto, tanto che nel 1948 iniziarono i lavori di ripristino dei fabbricati adibiti a cucina e refettorio maestranze. Altrettanto verosimilmente paiono essere andati distrutti  anche tutti i documenti riguardanti l’esecuzione da parte di  Bot di pannelli decorativi nello stabilimento di via Emilia Pavese. Fortunatamente, la medesima sorte non è toccata alle sale adibite a portineria e  refettorio dell’ex A.R.E.P., ora sede del P.M.P.N. e neppure al carteggio comprovante l’attività artistica ivi svolta.

Il carteggio riguarda il rapporto di lavoro intercorso fra l’Arsenale Regio Esercito e l’operaio temporaneo Osvaldo Barbieri, assunto dal 28 aprile 1937 al 11 febbraio 1938  e dal 09 novembre del 1939 al 15 dicembre del 1939. 

La dichiarazione di eseguito lavoro di saggio quale “Disegnatore”, datata  7 aprile 1937, permette l’assunzione in data 28 aprile 37 in qualità di “Disegnatore giornaliero” con la paga oraria di lire 5,00.

Circa un mese e mezzo dopo, il 21 maggio 1937, è assunto l’amico pittore Emilio Ballani, nato a Piacenza il 09 gennaio del 1909, in qualità di “Disegnatore”  con la medesima paga oraria del compagno d’arte.

Per la coppia di disegnatori il rapporto di lavoro si interrompe l’11 febbraio 1938 giorno nel quale sul foglio matricolare civile di entrambi è riportata la dicitura: “Licenziato per termine contratto”.

Il 12 settembre 1937  esce su La Scure l’articolo: ”Visitando i pannelli decorativi di Osvaldo Bot al R. Arsenale”, di argo, il quale  illustra “un ottimo lavoro decorativo” svolto nel locale portineria e nel refettorio, teso ad esaltare le recenti vittorie belliche  e la fondazione dell’Impero. L’articolo ricorda i collaboratori di Bot: il decoratore Ballani e l’operaio intagliatore Pizzimiglia, quest’ultimo trattasi, con forti probabilità, di  Lodovico Pizzimiglia, capo operaio dello stabilimento.

Il 1°  ottobre successivo Il Nuovo Giornale pubblica l’articolo “Le decorazioni nel Regio Arsenale” (firma C.P.), in cui sono esaltate le composizioni di Bot realizzate nelle sale portineria e refettorio: “(…) con plastica nuova il Bot ha creato una atmosfera dove tutto parla di ardimento, di battaglia, di vittoria e di possibilità dell’Italia Imperiale”.

Coerenti con queste descrizioni sono le immagini che emergono dalle fotografie d’epoca che documentano i dipinti parietali creati da Bot.

Attualmente l’ex portineria del Regio Arsenale è adibita a Sala Museale e presenta decorazioni successive, realizzate in occasione di interventi di recupero eseguiti nella seconda metà  degli anni Settanta.

Nell’ex refettorio le decorazioni murali di Bot, quasi certamente a causa delle forti connotazioni politiche delle stesse, furono ricoperte di tempera bianca già nel 1948, come dimostra una foto presente nell’archivio storico del P.M.P.N..

Il carteggio ritrovato attesta, inoltre, un ulteriore breve periodo di assunzione compreso fra il 9 novembre del 1939,  giorno di esecuzione del saggio quale “Pittore Spec. Tecnico” e di assunzione come “Specialista dis. giornaliero”, al 15 dicembre dello stesso anno. Stavolta il motivo  di cessazione del rapporto di lavoro è  decisamente un altro: “Licenziato a sua domanda”.  Il documento è coerente con la nuova partenza di Bot per la Libia, indicata nella citata biografia di Carlo Gazzola  negli ultimi giorni di dicembre 1939.

Il nulla osta rilasciato dall’ufficio di collocamento della Confederazione Fascista dei lavoratori dell’industria, Unione provinciale di Piacenza, in data 11 novembre 1939 e trasmesso in pari data all’Arsenale Regio Esercito, riguarda l’assunzione temporanea dei decoratori Barbieri Osvaldo e Albertelli Ugo. Nato a Piacenza il 19 dicembre del 1904,  Albertelli, pittore di professione, è assunto come aiuto tecnico giornaliero.

Sulla domanda di licenziamento “per motivi di famiglia “ presentata da Albertelli il 23 aprile 1940 e accolta il giorno stesso, è apposto a penna il seguente appunto: ”E’ stato assunto il 17.04.1939 temporaneamente per l’esecuzione di decorazioni a stabili (?) dell’Arsenale”.

Il motivo dell’assunzione di Bot e Albertelli alla fine del 1939 rimane oscuro, la parola interpretata come “stabili” non apporta certamente chiarezza sui motivi che hanno condotto la Direzione del Regio Arsenale ad affidarsi nuovamente alla creatività di Bot. Speriamo che altri carteggi d’archivio ancora da vagliare  possano fare luce sulle ragioni di questo secondo rapporto d’impiego.

Le carte rinvenute portano in superficie altri particolari e altri episodi.

Le capacità professionali di Bot sono ben retribuite. La paga di 5 lire all’ora attribuita nel 1937 appare superiore a quella di altri dipendenti assunti come disegnatori pagati mediamente 2,20 lire all’ora. Albertelli Ugo è assunto con Bot nel 1939 con la paga di 3,15 lire orarie.

Barbieri Osvaldo risulta iscritto al partito nazionale Fascista dal 28 ottobre 1932, come titolo di studio nel ’37 vanta la 3° elementare  mentre nell’assunzione del 1939 è citato il diploma della Regia Accademia delle Arti di Genova. Citate anche particolari benemerenze  di tutto rispetto come “due croci di guerra”.       

Dai documenti contabili possiamo trarre notizie anche sulle condizioni economiche in cui versava la famiglia di Osvaldo  Barbieri, che appaiono non certo facoltose.

Osvaldo Barbieri figura più volte fra i dipendenti che chiedono un anticipo di paga: nel maggio e nel giugno del ’37 sono 100 e 150 lire, nel gennaio del ’38 sono 242,35 lire.

Il 7 agosto 1937 il Giornale di Cassa riporta il pagamento di 149 lire alla ditta Barbieri Bot per fornitura di modello in legno.

Per finire, ecco il tocco di colore, la pennellata che conferma il caratteraccio di Bot:  in data 02 dicembre 1937 sul foglio matricolare civile  di Bot e nella raccolta degli Ordine del Giorno è riportata la seguente punizione : 7 giorni di sospensione all’operaio giornaliero 48g Barbieri Osvaldo perché “Udendo che un compagno di lavoro indirizzava ad altro operaio una frase lesiva al suo amor proprio d’artista, reagiva in modo violento, passando immediatamente alle vie di fatto, con insulti ai parenti del compagno stesso, al quale lanciava oggetti contundenti che avrebbero potuto seriamente ferirlo.”                                                                                    

I pannelli decorativi di Osvaldo Bot al Regio Arsenale Esercito di Piacenza

Al  ricco repertorio artistico di Osvaldo Barbieri “Terribile”, in arte Bot,  si aggiunge un nuovo importante tassello rappresentato dal ritrovamento del carteggio personale, delle fotografie e degli articoli d’epoca che ricompongono la storia di un imponente lavoro creativo sicuramente a lui attribuibile. Non è cosa da poco se si considera che Bot è un pittore molto falsificato. Speriamo che questo ritrovamento possa contribuire ad approfondire la conoscenza dell’opera e dell’attività dell’artista piacentino. Il ciclo di tempere parietali illustrate dai rinvenuti documenti, non sono il primo esempio di decorazioni murali realizzate dall’artista piacentino in ampi spazi pubblici.

Da settembre a novembre del  1934 Bot è al lavoro nel salone del Municipio di Carpaneto p.no,  dove esegue  le famose aeropitture. Le tre tempere parietali dello scalone Municipio sono invece commissionate con delibera del 9 aprile del 1937, subito dopo, dal 28 aprile dello stesso anno, Bot è presente nel Regio Arsenale dove pare approfondire le proprie capacità in materia di arte pubblica. La presunta efficacia comunicativa di questa forma di espressione artistica è piegata ai fini degli aspetti celebrativi della personalità del Duce, delle iniziative del regime e ad evidenti intenti educativi. Dell’ex portineria esistono alcune foto d’epoca dalle quali emergono decorazioni e  scritte riportanti motti del Duce. Su una parete laterale è leggibile parte di una  frase che ricostruita potrebbe citare:  “E’ l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende”, dal discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione della provincia di Latina il 18 dicembre 1934. Molto più interessante, in quanto storpiata, appare la citazione sulla trave principale del soffitto a capriate pronunciata da Mussolini a Milano il 1° novembre 1936: Noi siamo gli imbalsamatori di un passato, siamo gli anticipatori di un avvenire. Bot attraverso l’aggiunta di un “non” modifica in modo sostanziale il senso delle parole : Noi non siamo gli imbalsamatori di un passato, scrive il pittore, salvaguardando e riabilitando tempi andati e tradizioni, quasi annunciando la crisi che pochi mesi dopo, il 18 novembre del 1938,  lo porterà a criticare  dalle pagine de “La Scure”  la tecnica pura e  la “santa macchina”.

Passando alla sala che ospita il refettorio, le fotografie offrono con generosità numerosi dettagli. L’ampiezza del locale favorisce l’impressione di trovarsi di fronte a un’esplosione di creatività, nonostante i temi d’obbligo trattati.  Evidenti i motivi ornamentali e allegorici, in un disegno è leggibile la scritta: “pane, studio, lavoro”, mentre sulle pareti sono ben visibili  “Rex” e “Dux”.

Due foto datate 1948 raffiguranti rispettivamente la portineria e il refettorio del Regio Arsenale illustrano il destino delle tempere di Bot nel primo dopoguerra. Le scritte e le decorazioni dei timpani presenti in portineria risultano cancellate o scialbate  mentre sono conservati i decori sulle travi e sulle pareti, il refettorio appare tinteggiato di tempera bianca. Molto  utili risultano le indicazioni fornite dagli articoli d’epoca per conoscere il lavoro pittorico realizzato da Bot:

Da “La Scure” del 12 settembre 1937, articolo di argo : Visitando i pannelli decorativi di Osvaldo Bot al R. Arsenale.

“(…) La prima visita è per la portineria. Una sala seppur non molto ampia, ma pur abbonda di un ottimo lavoro decorativo.

Un plastico sulla parete di fronte a chi entra , riproduce un grande medaglione sul quale si staglia il profilo del Re e del Duce. Su di una parete pure in rilievo il grafico dell’Etiopia sul quale è riprodotto un brano dello storico discorso del Duce in occasione della fondazione dell’Impero. Di fianco, in sintesi ardita, Bot esalta l’industria bellica nello sforzo ordinato del lavoro. Una fascia tricolore attorno alle pareti su sfondo nero, tra motivi ornamentali conferiscono nel loro assieme maggior vigore al pannello.

Sul soffitto indovinati motivi decorativi avvolgono il trave superiore che attraversa la sala , sul quale l’artista ha voluto ricordare con i colore dei nastrini, le tre vittorie: 1918, 1922, 1936. Passiamo poi in un magnifico salone che verrà in seguito adibito quale refettorio e luogo di riunione per gli operai. Qui Bot ha avuto modo di dare libero sfogo al suo temperamento artistico.  Nella parete di centro un plastico murale realizzato in legno, esalta i simboli della sovranità e del Duce d’Italia, nel trionfo della conquista imperiale.

Da un lato spicca sempre in rilievo su legno la figura di Giulio Cesare, riproduzione fedele della statua che si trova in Campidoglio. Nelle due pareti di fianco corrono in un festoso raduno di tinte e di colori ben graduati, gagliardetti, labari ed insegne del Littorio. Trofei di armi, simboli, figure di scorcio, compendiano in una rapida ma pur significativa rassegna, tutta l’epopea storico-politica che va dall’intervento alla conquista africana, documentando così tutta la storia gloriosa ed eroica della Patria nella sua aspra ma irrompente marcia vero i suoi alti destini.

(…) Chiudiamo queste nostre note ricordando i collaboratori di Bot, il decoratore Ballani e l’operaio intagliatore Pizzimiglia (…).”

Da “il Nuovo Giornale” del 1 ottobre 1937, articolo di C. P.: Le decorazioni del R. Arsenale.

“Chiamato dalla direzione del R. Arsenale, il pittore Bot sta decorando diversi locali dello Stabilimento.

Ciò si deve all’attuale direttore dell’Arsenale Colonnello De Luca, uomo di larghe vedute, di grandi progetti e di rapide realizzazioni.

(…) Veniamo ora alle decorazioni. Dire ciò che ha immaginato questo estroso pittore e come ha realizzato i suoi concetti inimmaginabili, non è facile. Chi vuol averne una idea del lavoro che è in corso deve recarsi alla sala d’ingresso del R. Arsenale e vedrà che con plastica nuova il Bot ha creato una atmosfera dove tutto parla di ardimento, di battaglia, di vittoria, e di possibilità dell’Italia Imperiale. (…).”

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