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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Proseguono senza Piacenza le celebrazioni dei 2200 anni della “Via Emilia”

Piacenza già dimenticata dalle celebrazioni e dagli eventi che ricordano l’importante anniversario della rete viaria (sono invece presenti Parma, Reggio Emilia e Modena), non è stata inserita neanche nella coda delle manifestazioni. L’assessore Polledri: «Abbiamo la conferma che ci conviene andare in Lombardia»

Da un lato parte l'avventura del brand unico di “Destinazione Emilia” con Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Dall’altro Piacenza, incredibilmente, esclusa dalle celebrazioni per i 2200 anni della Via Emilia. La "stortura", chiamamola così, era già stata segnalata. Ma neanche nella "coda" degli eventi, che hanno visto perfino la programmazione di una "tappa" a Bologna, è stata inserita la nostra città.

In Regione Emilia-Romagna sono già state presentate nei giorni scorsi le nuove iniziative di “2200 anni lungo la Via Emilia”, che si terranno anche nel 2018. Tutti gli eventi riguardano «la fondazione come colonie romane di Reggio Emilia, Parma e Modena». Come se Piacenza fosse stata fondata da altri. Bologna partecipa ora al progetto compiendo un viaggio indietro nel tempo attraverso un'esposizione al Museo Civico Medievale che racconta l’evoluzione dell'intero territorio emiliano romagnolo con testimonianze dal tardoantico al medioevo. « Il programma “2200 anni lungo la via Emilia” – si legge sul sito internet - intende non soltanto valorizzare le origini romane delle tre città di Modena, Parma e Reggio Emilia, ma contestualizzarle nell'ambito del ruolo svolto ininterrottamente fino ai nostri giorni dall'asse viario che le collega».

«Modena e Parma – si legge sul sito - colonie romane nel 183 a.C. Reggio Emilia, forum negli stessi anni, condividono il fondatore Marco Emilio Lepido, a cui si deve la costruzione della via Emilia, elemento unificante della regione che tuttora ne porta il nome». E ancora s’insiste, omettendo tutto ciò che riguarda il nostro territorio: "Lungo quell’itinerario mai dismesso hanno viaggiato dall'antichità sino ai giorni nostri non solo le merci e i prodotti di un'economia da sempre florida, ma anche fiumi di persone, con il proprio bagaglio di esperienze, idee, sensibilità, lingue e credi religiosi differenti. Si è così formata una cultura aperta verso il viaggiatore che affonda le proprie radici in una società  che fa dell'accoglienza una delle sue maggiori risorse». Quasi una presa in giro la seguente affermazione: «Tre città nel cuore della regione riflettono sulla loro storia più antica quando attorno alla Via Aemilia si radicò una cultura in grado di superare differenze etniche e campanilismi».

Spulciando si scopre che il progetto di riunire queste tre città parte da lontano: gli eventi si sono susseguiti durante l'anno e proseguieranno ancora. La cosa non è certo piaciuta al Comune di Piacenza, dopo che il consigliere regionale Tommaso Foti di Fratelli d'Italia aveva interrogato la Regione. «La Soprintendenza – si limita a commentare l’assessore alla cultura Massimo Polledri - ha chiesto due stele al museo in maggio, quando alla guida della città c’era la passata Amministrazione.  Grave che non si accorgano che Piacenza è stata la prima e la più importante colonia romana. Ho sempre detto, e questa ne è la conferma, che ci conviene andare in Lombardia, se questa è l’attenzione della Regione Emilia Romagna nei nostri confronti». Le iniziative andranno così avanti fino a tutta la primavera del 2018, per un progetto costato complessivamente 1,2 milioni di euro a carico per la maggior parte del Comune di Modena, vero trascinatore del progetto, che è riuscito a coinvolgere quelli di Parma e Reggio Emilia. La Regione Emilia-Romagna contribuisce al 20% delle spese. Rispondendo a Foti, la Regione sostiene che le tre città hanno fatto tutto in autonomia e solo in un secondo momento hanno chiesto un contributo all’ente. La via Emilia è stata così accorciata: da Parma a Modena con un salto a Bologna, dimenticando la nostra città e la Romagna. 

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