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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

L’architetto Bissi alla Quarta Giornata Arisi a Palazzo Galli: da Arisi e Ricchetti

Un coinvolgimento che può oggi fornire un prezioso insegnamento etico e morale

La IV edizione della Giornata Arisi - organizzata dalla Banca di Piacenza a Palazzo Galli e curata dalla storica dell'arte Laura Bonfanti intitolata “Arisi e Ricchetti. Arte, amicizia e vita piacentina” -è stata seguita con evidente interesse dall’affollata platea della sala Panini che ha seguito gli interventi di Manrico Bissi, Leonardo Bragalini, don Giuseppe Lusignani e Renato Passerini che hanno reso omaggio a due importanti figure della cultura piacentina, dando luce al legame che intercorreva tra loro.

Grazie alla cortese collaborazione del relatore, sintetizziamo il contributo dell’architetto Manrico Bissiincentrato sul punto di vista umano, professionale e culturale che Arisi e Ricchettiebbero modo esprimere rispetto alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e della successiva Ricostruzione;  un coinvolgimento che può fornire un prezioso insegnamento etico e morale, soprattutto se confrontato con la situazione italiana attuale.

Appena terminato il conflitto, nel bel mezzo di un'Italia sconfitta e umiliata, sia Arisi cheRicchetti (il primo come studioso, il secondo come artista) diedero infatti voce al riscatto nazionale, evitando inutili lamenti e piagnistei: Arisi abbandonò i ranghi dell'esercito di Salò, rifiutando con quel gesto le inutili brutalità della guerra e dopo la fine del conflitto si dedicò con energia alla rinascita dei Musei cittadini (Palazzo Farnese, Ricci Oddi, ecc...); Ricchetti diede forma artistica al risveglio dell'economia, della società e del lavoro a Piacenza, celebrando così i primi traguardi della Ricostruzione. A sessant'anni di distanza, la loro vicenda umana e professionale trasmette quindi ancora oggi un senso di speranza e di coraggio.

Alcuni riferimenti a episodi bellici testimoniano il rifiuto di Arisi per la guerra:

- Roberto Mori e Lucia Galeazzi«… il soldato semplice Arisi Ferdinando [arruolato nel 1944 come furiere nell'esercito di Salò. N.d.A.] fu comandato in missione anti-sciacallaggio nella stazione distrutta, trascorrendovi da solo tutta la notte in preda alla paura, alla fame e alla tentazione di tenersi un libro (un saggio su Foscolo) trovato nell’atrio, sparato lì dallo spostamento d’aria in un tourbillion di placche d’intonaco, pezzi di vetro, giornali e riviste (…)».

- «Quando speravo di potermi ‘’imborghesire’’, alle sette ero sotto un’arcata squarciata, insieme a Peppino Dallanegra, con il piccone in mano (…). Nell’aria il rombo sonoro dei quadrimotori, brillanti come specchi. Rifugiato dietro un cespuglio, osservo pancia a Terra (…). Vedo le bombe uscire dalla carlinga; brivido di gelo, chiudo gli occhi e mi raccomando a Dio. Un boato indescrivibile (…). Rimango immobile finché non cessa la pioggia di rottami (...)

- Il senatore Alberto Spigaroli in occasione del 90esimo compleanno del prof. Arisi, in Banca Flash, gennaio 2011: «La permanenza di Arisi come soldato alla caserma del Farnese (nelle condizioni di grave decadenza in cui il Palazzo si trovava), ha sicuramente influito per farlo diventare, finita la guerra, uno dei principali propugnatori del suo riscatto. Arisi diventò conservatore del Museo negli anni ’50. Con questo incarico, scrisse il primo catalogo delle nostre raccolte museali. Nella prefazione Arisi afferma di averlo scritto per accelerare i lavori di restauro di Palazzo Farnese al fine di sistemare in esso le collezioni del Museo»

L’amicizia e la reciproca stima tra Ferdinando Arisi e Luciano Ricchetti non furono casuali. Entrambi condividevano la sensibilità per l’Arte, la propensione alla moderazione politica e figurativa, e il rifiuto alla violenza. Nella pittura di Ricchetti ciò traspare fin dall’anteguerra, in una delle sue opere più famose: ‘’In ascolto di un discorso del Duce’’. Vincitore del Premio Cremona nel 1939, il dipinto è ritenuto solitamente il più ‘’fascista’’ tra quelli realizzati da Ricchetti: in realtà, a un più attento esame, la famiglia contadina che ascolta le parole del dittatore non appare né esaltata né fiera, ma solo rassegnata e preoccupata per le fosche nubi di guerra in vista all'orizzonte. Nel dipinto, al di là del necessario militarismo di regime, si coglie unatteggiamento velatamente anti-eroico, che celebra non tanto l'obbedienza cieca al fascismo, quanto le angosce della gente comune di fronte alle prospettive di un conflitto.

Tra le opere di Ricchetti espressive del suo impegno culturale nella ricostruzione, l’architetto Bissi ha ricordato leSculture in terracotta del Terzo Lotto (1963), nelle quali è raffigurata la Ricostruzione piacentina, con evidente omaggio al nuovo vigore dell'agricoltura e dell'industria locale; le pitture della corte centrale del Palazzo della Borsa (1950 circa), nelle quali è affrontato il medesimo tema già indicato per il Terzo Lotto, ma con criteri di maggiore monumentalità; la "Sintesi storica della città di Piacenza" (1952 – sala Ricchetti Banca di Piacenza), con evidenti richiami sia al recupero delle radici storiche che al tema del lavoro e della rinascita culturale e sociale, opera per la quale si può fare un eventuale rimando al ciclo analogo dell'aula magna dell'ITIS.

E ancora: il Gruppo bronzeo della Madonna che protegge Piacenza dalla guerra (1954), sotto la colonna di Piazza Duomo e il rilievo in terracotta di via Pozzo (1955 circa), collocato all'angolo di un quartiere interamente ricostruito dopo i bombardamenti del 1944. Raffigura un giovane contadino con le messi in mano (tema caro all'artista), ad evidente richiamo della ritrovata prosperità dopo la fine della guerra, dove è interessante notare che anche le 10 lire dell'epoca, proponevano le spighe di grano come simbolo concreto di rinascita.

Nelle immagini:

- L’architetto Manrico Bissi

- I dipinti “In ascolto” e “Sintesi storica della città di Piacenza”.

- Sala Panini

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