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Cultura

La scrittrice Annavera Viva nel primo giorno di Pulcheria

Presentato alla Biblioteca comunale il romanzo giallo “Chimere”

Dopo il grande successo di “Questioni di sangue”, il libro di Annavera Viva presentato lo scorso anno anche a Palazzo Galli della Banca di Piacenza, è in libreria “Chimere”, il secondo romanzo della scrittrice, pagine 286, edito da Homo Scrivens, la cui presentazione al Salone Monumentale della Biblioteca Passerini Landi - a cura del Comitato Piacentino Dante Alighieri  con la partecipazione della scrittrice, del dottor Roberto Laurenzano e del prof. Alberto Gromi - ha costituito l’apertura degli appuntamenti “Pulcheria 2017. Donne, talenti e professioni. “Chimere” è un giallo ambientato ancora una volta a Napoli nel rione Sanità che ha conquistato l’autrice di origini salentine, napoletana d’adozione e con tanti ricordi della nostra città dove ha soggiornato negli anni Cinquanta, quando il nonno era direttore della sede Inps.

La storia è ambientata, come detto, nel Rione Sanità, luogo che Annavera ama profondamente per la sua cruda e affascinante realtà. Siamo in un rione di degrado sociale, di miseria, di vita alla giornata, ma nello stesso tempo denso di senso di umanità e di variegata popolazione di quartiere. Lì vivono i due fratelli, Don Raffaele e Don Peppino. Prete il primo e boss della malavita il secondo. Padre Raffaele e il fratello Peppino, da lui separato da bambino, rappresentano appieno quei contrasti e quelle contraddizioni di un quartiere popolare che sembra non comunicare con il resto della città, come un’isola circondata dal mare. Padre Raffaele dovrebbe occuparsi di spiritualità delle anime dei fedeli della sua parrocchia, ma la complessità sociale, culturale e umana, i comportamenti dei residenti, specie dei giovani, e l’ingombrante presenza del fratello, gli desta non poche preoccupazioni e tormenti di coscienza. 

Accade un fatto criminoso e Padre Raffaele, con il fondamentale contributo della sua fedele perpetua, Assuntina, proverà a mettere insieme i pezzi di un puzzle oscuro e inquietante. Si muoverà in un mondo popolato da “femminielli", persone "che non si sentono, né uomo, né donna, ma entrambi, ... chimere affascinanti ed enigmatiche che tra i loro ammalianti abiti di scena nascondono oscuri segreti. Tra tutte spunta Brunella un celebre transessuale, iscritto all’anagrafe sotto il nome di Antonio Capasso, attorno alla quale ruotano torbide passioni ... Un delitto accenderà vecchi e nuovi scandali; come potrà don Raffaele non sospettare suo fratello Peppino, temuto boss della camorra ?

Un giallo ricco di colpi di scena con i protagonisti dalle storie significative, sia come singoli personaggi che in una visione d’insieme , ha commentato il prof. Gromi, appassionato lettore di questo filone della letteratura. Un mix che fa di Chimere un romanzo avvincente e da leggere tutto d’un fiato, possibilmente iniziando dal precedente volume della scrittrice in modo da poter avere una maggior conoscenza e sfumature della identità di alcuni dei protagonisti. Il romanzo non solo solleva la curiosità di conoscere il colpevole ma ha anche molte cose da dire, in effetti in questi due libri c’è una ricerca sociologica molto interessante resa con uno stile di scrittura agile e “con passaggi bellissimi” che il prof. Gromi ha evidenziato con la lettura di alcuni paragrafi, ovviamente neutrali rispetto agli indizi che porteranno alla risoluzione del giallo.

DALLA PRESENTAZIONE DEL DOTTOR LAURENZANO - Annavera Viva ha assorbito la “napoletanità” nel senso più elevato e positivo, lo “spirito”, l’”anima” di Napoli, la quale trova fondamento in aspetti culturali, artistici, fantasiosi, umani, oltre che di “colore”, di una popolazione che nulla ha a che vedere, nel suo “ceppo”, con il risaputo “nèo” malavitoso con cui troppo superficialmente e troppo sovente essa viene identificata. Attraverso “Chimere” l’autrice ambienta personaggi di sua creazione in una realtà vera, in un tessuto sociale di degrado, nonché urbanistico, edilizio, quale realmente trova esistenza e ieri e oggi nel rione Sanità. Ma lo sfondo in cui questi personaggi si muovono, al di là dell’aspetto “giallo” del romanzo, esprime una verità purtroppo assai amara, squallida ; un “mondo2  torbido sul piano sessuale, il “mondo” di quelli che a Napoli si denominano femminelli, individui che si servono di abiti femminili per soddisfare foschi piaceri maschili altrui, quegli “altrui” che anche a loro volta non sono che individui (e talora di nome altisonante) con una squallida interiorità. Ma questo mondo rionale di “femminelli” non viene guardato nel rione con l’ indice del “j’accuse” ; esso viene in certo modo tollerato, capito, compreso, con un senso di pietà umana e di accettazione della sofferenza che il più delle volte si cela nell’animo “vero” di chi in tale mondo, per tristi circostanze o misteriosi grami destini, è caduto, o di esso è stato di fatto costretto a percorrere l’amaro e triste sentiero. Annavera Viva (che ha ricevuto plausi già da tempo dalla critica letteraria per i suoi romanzi), attraverso il suo “giallo” implicitamente mette a fuoco tale squallore, tale drammatica tristezza di chi è attore di tale schiavitù. Ma tratta il tutto con una capacità stilistica di alto livello, con stile chiaro, scorrevole, celere, non ridondante, non insistente, non compassionevole, il tutto coinvolge il lettore non solo nel seguire la trama del “giallo”, ma proprio nel riflettere sull’amarezza di una tale problematica sociologica. E’ un coinvolgimento di cuore, fatto con l’occhio dell’animo, il che non vuol dire approvazione dello “status”, ma vuol dire non dare aprioristiche condanne crudeli, riuscire a provare un forte sentimento di umana pietà. 

Il precedente romanzo:

https://www.ilpiacenza.it/cronaca/una-storia-di-fantasia-che-racconta-la-realta-presentato-a-palazzo-galli-questioni-di-sangue.htm,

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