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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Le favole non raccontano fiabe, alla Famiglia Piasinteina incanto e disincanto da Esopo e Fedro ai giorni nostri

Lo ha evidenziato con chiarezza  Giuseppe Dossena alla platea particolarmente affollata di soci del Comitato piacentino della Dante Alighieri e della Famiglia Piasinteina, nella cui sede si è svolto la conversazione sul tema “La favola nel tempo: il suo sguardo profondo tra incanto e disincanto”

I termini fiaba e favola spesso intesi come sinonimi, stanno invece a indicare due generi di racconto differenti per modalità narrative, luoghi e personaggi. Lo ha evidenziato con chiarezza  Giuseppe Dossena alla platea particolarmente affollata di soci del Comitato piacentino della Dante Alighieri e della Famiglia Piasinteina, nella cui sede si è svolto la conversazione sul tema “La favola nel tempo: il suo sguardo profondo tra incanto e disincanto”, excursus sulla tradizione favolistica che da millenni intrattiene generazioni su generazioni e che ai giorni nostri sconfina con il genere fantasy. 

«Alcune caratteristiche  - ha spiegato Dossena - identificano un racconto come una fiaba. Tra queste troviamo la presenza dell’elemento magico: molti degli avvenimenti narrati nella fiaba possono avvenire soltanto attraverso una magia o un prodigio. Vi è inoltre l’indeterminatezza di tempi e luoghi, che non sono quasi mai definiti: le fiabe iniziano infatti con “C’era una volta… in un paese lontano lontano…”; il periodo storico non è quindi identificabile. I personaggi e le vicende sono ricavati dalla mitologia e dalle tradizioni popolari e sono quasi sempre inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana. Le fiabe si presentano inoltre con un linguaggio ripetitivo, per esempio “Cammina cammina…”, come ripetitivi sono a volte episodi, che troviamo presenti in più fiabe».

Le favole invece, anche se in apparenza simili alle fiabe, veicolano insegnamenti per lo più etici e morali e come tali sono sicuramente utili per il lettore medio. La favola è un genere giocoso che, a volte ha per protagonisti gli animali alle prese con situazioni talvolta paradossali e più spesso da uomini e donne che si ritrovano ad affrontare situazioni difficili. Il vero elemento caratterizzante di una favola come detto, lo ritroviamo però nella morale, ovvero un insegnamento relativo all'etica o al giusto comportamento. 

La favola è presente fin dall'antichità e ritrova i suoi massimi esponenti nel greco Esopo e nel latino Fedro. Nei loro racconti mettono in scena il bene e il male, i buoni e i cattivi, i furbi e gli stupidi, in ruoli sempre nettamente distinti. Tramandate oralmente da generazioni, le favole propongono un linguaggio semplice, ben strutturato e grammaticalmente corretto; descrivono prove da superare e personaggi malvagi che ostacolano i protagonisti che aspirano ad un miglioramento delle condizioni di vita dettate da un destino ostile. 

Dossena ha sciorinato racconti favolistici e apologhi, raggruppati per tema (così va il mondo, stolta presunzione, disonesti, creduloni ecc...) e interpretando con voce appropriata diverse poesie di don Luigi Bearesi che pur datate mezzo secolo fa, insegnano una morale che ben si addice a questi nostri anni. Analogamente il dottor Roberto Laurenzano presidente della Dante Alighieri, ha reso   la ricchezza di significati di una manciata di composizioni romanesche di Trilussa.

Prossimo appuntamento della programmazione della Dante Alighieri piacentina sempre in tandem con la Famiglia Piasinteina, nella Basilica di S. Maria di Campagna, dove venerdì alle 16, nell’ambito degli eventi collaterali alle celebrazioni “Salita al Pordenone”, organizzata dalla Banca di Piacenza, il Padre Scalabriniano prof. Stelio Fongaro tratterrà il tema “L’Arte nella fede”. 

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