Nuove scoperte della medicina italiana porteranno diagnosi sempre più precoci e a terapie risolutive antitumorali
Sono recentissime e italiane le nuove scoperte della medicina applicate con successo che porteranno a diagnosi sempre più precoci e a terapie risolutive antitumorali. Ad un bambino di 4 anni, affetto da leucemia linfoblastica acuta che non rispondeva alle terapie convenzionali, sono state “riprogrammate” le cellule del sistema immunitario, per renderle capaci di riconoscere ed attaccare il tumore. E' il primo caso di paziente curato all'Ospedale “Bambino Gesù” con questo metodo rivoluzionario di immunoterapia, all'interno di uno studio accademico promosso dal Ministero della Salute, Regione Lazio e Airc.
Il Direttore del Dipartimento di Oncoematologia pediatrica Professor Franco Locatelli, ha comunicato, con soddisfazione che il bambino, ad un mese dalla infusione, sta bene, la malattia è in remissione e nel midollo non ci sono più cellule leucemiche. La speranza è che tra un anno venga confermato questo risultato per parlare davvero di guarigione completa. Un approccio che è già stato replicato su di un paziente di 17 anni, affetto dalla stessa malattia e che tra poco verrà praticato ad una piccola paziente affetta da una recidiva di neuroblastoma (tumore cerebrale).
La leucemia linfoblastica acuta di tipo B, in Italia, è il più frequente tumore dell'età pediatrica, con 400 nuovi casi ogni anno. Grazie alla infusione di linfociti T dello stesso paziente, modificati geneticamente ( attraverso una proteina-recettore Car Chimeric Antigenic Receptor), le cellule del sistema immunitario sono state in grado di riconoscere le cellule tumorali del sangue e nel midollo del bambino e di annientarle. Esperti, sperano di avere a breve risultati analoghi anche nel campo delle malattie genetiche, come la talassemia e l'atrofia muscolare spinale.
La tecnica di riprogrammazione dei linfociti T si divide in quattro fasi. Dal sangue del paziente vengono estratti i linfociti T. Il DNA di queste cellule viene modificato in laboratorio. Nei linfociti viene inserito un recettore (CAR) che permette loro di attaccare le cellule leucemiche ed un gene (Ic9) attivabile in caso di effetti collaterali. Le cellule modificate vengono fatte moltiplicare in laboratorio per essere reinfuse nel paziente. I linfociti reinfusi, si attivano contro le cellule tumorali del paziente, eliminandole.
Il Centro di Biologia integrata dell'Università di Trento - è pubblicato su Nature Biotechnology – ha prodotto una svolta nella ricerca sull'editing genomico. Si tratta di evoCas9, la molecola appena scoperta che è l'evoluzione della tecnica Crispr: una sorta di bisturi molto preciso con cui si potranno modificare, a scopo terapeutico i geni malati per curare malattie genetiche e tumori; un enzima di affidabilità assoluta, raggiungendo e tagliando uno specifico segmento e permettendo di modificarne la sequenza senza errori, ha riferito la Responsabile del progetto, dottoressa Anna Cereseto, che ha, inoltre, definito evoCas9, la “macchina molecolare” migliore al mondo per il “genome editing”, la scoperta medica del secolo. Gli ambiti di applicazione di evoCas 9, si estendono anche a settori non medici, quali: il miglioramento delle piante alimentari e degli animali da allevamento.