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Cultura Bettola

Trasferta letteraria in Valnure per il “Doppio gioco” di Fava-Rossi e Asveri

Magiche vigne e spiriti del vino unite a considerazioni sulla editoria della carta stampata e la digitale

Lusinghiero successo a Bettola per la serata letteraria organizzata da Maria Vittoria Gazzola e Carla Stabielli, inserita nel ciclo di incontri culturali della rassegna “Estate: piovono libri” che si svolge sulla splendida Piazza Colombo in notturna.  

La Gazzola, introducendo i due autori – Umberto Fava, cultore della “Grande poesia”, “amanuense” per sua stessa definizione appartenente al filone letterario del Realismo fantastico, e Maurizio Rossi, vicino, per indole e vocazione a quello più “inquietante” del Realismo magico – ne ha sottolineato la differenza stilistica e il loro diverso orientamento affabulatorio, caratteristiche che non hanno impedito di orchestrare e raggiungere nel loro libro “Doppio gioco” (Ed. Scritture, Piacenza) una singolare e riuscita finalità d’intenti. Centrato il comune obiettivo che si erano preposti: “quello di consegnare idealmente alle vigne di Noè e al vino di Dioniso, fonti perpetue (oltreché di fatica) di cultura, d’arte e di storia, di mito e di tradizione, ancora prima che del piacere del vivere la vita, una sorta di speciale riconoscimento ’letterario’, una rinnovata attestazione di sacralità, che nessun altro prodotto della terra potrà mai eguagliare. La vite - simboleggia la vita stessa, i tralci il suo percorso, i grappoli i suoi doni e il vino il suo piacere, anche se quest’ultimo, come avvertiva maliziosamente Iacopone da Todi, per certi versi, nuoce alla ‘castitade’, mentre Ernest Hemingway ne considerava tollerabile l’abuso in certe occasioni per poter sopportare la presenza di idioti”.

 A turno, preceduti dall’ispirata lettura da parte di Maria Vittoria Gazzola di brani tratti dai racconti di Fava e di Rossi, sia i due autori, sia il pittore Gianfranco Asveri, quest’ultimo autorevole rappresentante a livello internazionale della cosiddetta Art brut, nonché illustratore di “Doppio gioco”, hanno avuto modo d’intrattenere piacevolmente il pubblico presente parlando del loro mondo artistico, dell’originalità e delle radici del loro scrivere. Spazio anche all’attualità e alle incertezze sul futuro della carta stampata posta davanti alle nuove travolgenti tecnologie che la riguardano (libri digitali), con considerazioni (spesso amare) sulle velleità letterarie di tanti autori, sia di prosa, sia di poesia, preda del sottobosco di una certa editoria “usa e getta”, che illude e disaffeziona dal buon scrivere e, conseguentemente, dall’interesse a leggere per lettori, travolti da babeliche montagne di titoli “scaffalati”.

Bisognerebbe, ha concluso, Fava che un poeta – ma lo stesso vale naturalmente anche per i narratori –, prima di scrivere una poesia, ci pensasse bene, assumendosi soprattutto l’onere (se non proprio il piacere) di leggerne prima almeno cento scritte da grandi poeti: solo dopo, provarci “in proprio”, se ancora si ritenesse onestamente di poterlo fare, come si direbbe, almeno “all’onore del mondo”. La parola stampata su di un libro – ha confidato Rossi all’attento uditorio - è un potente “talismano scaccia spiriti” sul comodino di notte, che veglia sui sogni dell’amico lettore e che l’attende al risveglio e si chiede: potrebbe forse fare altrettanto un gelido testo su pc, su tablet  o telefonino? Risposta scontata per la netta maggioranza dei presenti

La serata di “Estate: piovono libri”, si è conclusa col rilascio di dediche e autografi da parte degli medesimi artisti, e con uno spumeggiante buffet accompagnato dal vino delle “Vigne di Sara” di Sariano: le stesse ove forse attinge la prosa di Maurizio Rossi.

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