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Economia

Acqua, «La ripubblicizzazione del servizio in Emilia costa 330 milioni di euro»

Iren: «La gestione diretta a comuni aumenta il gap tra le regioni»

Riportare la gestione del servizio idrico direttamente nelle mani dei Comuni «avrebbe sicuramente delle complicazioni». Lo sostiene Eugenio Bertolini, direttore di Ireti del Gruppo Iren, ieri mattina a Bologna al convegno organizzato da Confservizi Emilia-Romagna. Prendendo a riferimento solo le tre province emiliane dove Iren gestisce la rete idrica, ovvero Piacenza, Parma e Reggio Emilia, nel caso di revoca delle concessioni ai privati «il valore di rimborso si aggira intorno ai 330 milioni di euro», sottolinea Bertolini all’agenzia Dire, a cui aggiungere le «circa 800 persone che sarebbero da trasferire nelle eventuali nuove aziende di gestione». Senza contare che Iren ha programmato sul territorio «circa 900 milioni di euro di investimenti sul sistema idrico nei prossimi cinque anni».

Secondo Bertolini, dunque, il tema «è affrontato in maniera ideologica, dando poca attenzione a chi lavora bene». La proposta di legge Daga, sostiene infatti il direttore di Ireti, «rischia di aumentare le differenze tra i territori che hanno una buona gestione e i territori dove il servizio non funziona. Aumenterà il gap». Nelle regioni già strutturate, come ad esempio l'Emilia-Romagna, con la ripubblicizzazione dell'acqua «nel breve il sistema regge. Ma i danni sarebbero nel medio-lungo periodo» - avverte Bertolini. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, la federazione delle aziende multiservizi. «La riforma rischia di smontare un sistema che, in Emilia-Romagna come in tante altre regioni italiane, si è ben strutturato e consolidato- afferma Colarullo- e al contempo, non supporta in alcun modo le regioni dove permangono problemi, proponendo un salto indietro di 30 anni che non gioverebbe alle casse dello Stato nè ai cittadini».

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