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Agri Piacenza Latte: «Le strategie del Consorzio del Grana Padano hanno fallito»

Marco Lucchini presidente di AgriPiacenza Latte: «Mi complimento con Confagricoltura Piacenza per aver rilevato il malessere del settore lattiero-caseario»

«Mi complimento con Confagricoltura Piacenza per aver rilevato il malessere del settore lattiero-caseario ed aver individuato una delle cause nella politica del consorzio del Grana Padano che assorbe circa il 20 per cento della produzione del latte nazionale. Sono spiaciuto che una persona che stimo moltissimo per le sue capacità abbia liquidato la questione come il sogno di una notte di mezz’estate». Dichiara Marco Lucchini presidente di AgriPiacenza Latte sulla questione del Grana Padano. 

«Nel confermare - prosegue - la piena condivisione della posizione espressa da Confagricoltura Piacenza, occupandomi del settore ormai da più di un trentennio, come produttore di latte e come presidente di un organismo che commercializza latte e produce Grana Padano, mi permetto di fare alcune considerazioni: la prima è che l’introduzione delle quote grana che inizialmente venivano chiamate “assegnazioni produttive” e sulla cui reale consistenza mi permetto di esprimere ancora dei dubbi, sono calate sul settore come un macigno togliendo molta elasticità al sistema e competitività al prodotto, per l’aggravio dei costi, e mettendo il mondo industriale in una posizione di netto vantaggio rispetto al mondo agricolo. Infatti il bacino di prodizione del latte destinato a Grana Padano è molto più ampio di quello che, oggi, può assorbire il sistema delle quote e quindi l’offerta è strutturalmente sovrabbondane».

«Questa imposizione ha poi creato dal nulla un bene che è entrato a far parte del patrimonio delle industrie di trasformazione, proprio nel momento in cui i produttori di latte perdevano il patrimonio legato alla loro quota. Il che dovrebbe far riflettere: chi sostiene questa politica difficilmente può dire difendere gli interessi del mondo agricolo. Meglio sarebbe che, come succede nel Parmigiano Reggiano, le quote fossero assegnate ai produttori di latte quale indennizzo della cessazione del regime delle quote. Essendo uomo di mercato, rimango molto critico sulla strada percorsa in questi anni dal Consorzio che ritiene che l’unico mezzo per sostenere il prezzo sia quello di contrarre l’offerta.  Questo, oltretutto, ha creato spazio per prodotti alternativi ottenuti con tecnologie innovative che garantiscono un’elevata qualità a costi più contenuti e quindi rubano fette di mercato al Grana Padano. Un’ulteriore contrazione dell’offerta produrrebbe altre perdite di mercato e ulteriori perdite di prezzo del Grana Padano e quindi del latte alla stalla».

«L’atteggiamento del Consorzio è sempre stato quello di muoversi come una variabile indipendente nel panorama del latte italiano. Non mi dilungo sulle centinaia di argomentazioni che potremmo portare a difesa di una politica diversa ma chiudo con una semplice considerazione che dimostra l’insuccesso delle strategie del Consorzio del Grana Padano negli anni ed è che, in questo momento, il prezzo del Grana Padano è lo stesso di quando Agri Piacenza Latte ha aperto il caseificio nel 2005, mentre i costi di produzione del latte sono lievitati in maniera molto consistente e quindi ciò dovrebbe far riflettere chi gestisce il sistema e una parte politica che è sempre stata molto benevola nell’avvallare le politiche del Consorzio».

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