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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Agricoltura Blu, per una conservazione delle risorse della terra

Giornata di studio presso l’Università Cattolica promossa da AIGA Cos, Associazione Italiana per la Gestione Agronomica e Conservativa del Suolo

Un diverso modello di produzione agricola, come quella che è stata definita “agricoltura blu” potrebbe rispondere agli accresciuti bisogni della collettività, a parità di risorse per poter consegnare, alle future generazioni, un mondo ancora sufficientemente integro e fronteggiare le conseguenze del suo impatto sulla qualità delle risorse, solo se diventa sostenibile. Oggi è dunque possibile intensificare la produzione agricola in maniera sostenibile, mediante un insieme di innovazioni integrate per orientare i modelli di sviluppo verso la crescita e la valorizzazione delle produzioni di qualità dell’agricoltura reale, l’unica che può garantire alimenti sufficienti e benessere per l’intera collettività.

Alla Cattolica di Piacenza si è svolta oggi (aperta dal saluto del preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali Lorenzo Morelli), una giornata dedicata all’Agricoltura Blu, ovvero la corretta gestione della risorsa suolo promuovendo il trasferimento delle tecniche che ne favoriscono la conservazione, preservando l’agro-eco-sistema dalla progressiva degradazione causata dall’evoluzione dei cambiamenti climatici e dalla pressione antropica.

Il convegno era organizzato da A.I.G.A.Co.S. (Associazione Italiana per la Gestione Agronomica e Conservativa del Suolo), sodalizio aperto a tutti gli operatori del settore che abbiano come scopo la promozione di ricerche, sperimentazioni, incontri scientifici, tecnici e divulgativi per la conoscenza e diffusione di tecniche di gestione del suolo secondo la finalità di un’agricoltura sostenibile, che punta, come ha spiegato uno degli organizzatori, Vincenzo Tabaglio dell’Università Cattolica di Piacenza, alla salute del suolo e lo stoccaggio del carbonio nel terreno; pratiche che rispondono dunque appieno agli orientamenti della nuova Pac tesi ad incentivare le misure eco-sostenibili ed erogare aiuti soprattutto alle misure del greening.

L’Agricoltura Blu rappresenta dunque un modello razionale di produzione sostenibile e competitiva, pienamente compatibile con il sistema e capace di portare numerosi vantaggi, sia per l’azienda agricola, sia per l’ambiente: miglioramento del grado di fertilità biologica del suolo; incremento della sostanza organica e riduzione delle emissioni di CO2; aumento della percentuale di infiltrazione e maggiore ritenzione idrica; migliore struttura del suolo e riduzione dei fenomeni erosivi; minori costi meccanici e minore forza lavoro, sempre tenendo presente, come ha sottolineato il prof. Michele Pisante dell’Università di Teramo, “che l’innovazione si può trasferire, senza però improvvisare, perché i danni sono poi evidenti. Dunque è essenziale la formazione ed un confronto che parte dal campo, con regole che vanno adeguate attraverso competenze in continua evoluzione”.

Dunque pratiche quali la semina diretta/senza lavorazione (su sodo), lavorazione ridotta/minima e l'adozione di sistemi colturali di copertura annuale e/o perenne contrapponendosi alle tecniche in uso nell’agricoltura convenzionale, quali le lavorazioni del suolo (l’inversione degli strati e/o la bruciatura dei residui) utilizzate per controllare le specie infestanti e per la preparazione del letto di semina, che deteriorano le condizioni fisico-chimiche e microbiologiche del suolo.

Le lavorazioni in pratica predispongono i terreni declivi all'erosione per scorrimento superficiale. Il terreno nudo e sminuzzato in superficie, infatti, è maggiormente soggetto all'azione erosiva dell'acqua. Al contrario, un terreno non lavorato ha in superficie materiale organico indecomposto che aumenta l'asperità del terreno e riduce la velocità di deflusso superficiale dell'acqua. Il migliore stato strutturale in superficie offre inoltre ulteriori difese grazie alla stabilità della struttura di un terreno non lavorato.

Sono seguite le relazioni coordinate da Anna Trattenero, di Mauro Grandi (Aigacos) e Stefano Brenna (Ersaf). Il convegno si è chiuso con il confronto delle esperienze di due agricoltori esperti nelle tecniche conservative: Alberto Cavallini e Giuseppe Elias.La seconda parte dell’evento ha avuto luogo nel primo pomeriggio, presso l’azienda sperimentale della facoltà di Agraria (Cerzoo: Centro di Ricerche per la Zootecnia). Il prof. Rodolfo Santilocchi (Università Politecnica delle Marche) ha presentato una dimostrazione di semina diretta di frumento su stocchi di mais, mettendo a confronto sette seminatrici da sodo (Bertini, John Deere, Kuhn, ma/ag, Maschio Gaspardo, Semeato, VSD).

La giornata si è conclusa con la visita alla prova sperimentale realizzata nell’ambito di una ricerca internazionale dal titolo “Produzione di cibo appropriato: sufficiente, sicuro, sostenibile” finanziato dalla Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi.

Il progetto di ricerca multidisciplinare coinvolge diversi istituti della facoltà di Agraria (Agronomia, Chimica Agraria ed Ambientale, Economia Agroalimentare, Microbiologia, Zootecnica), con l’obiettivo di ricercare agrosistemi sostenibili di produzione, trasformazione e conservazione degli alimenti, in tre aree del mondo a differente grado di sviluppo (Repubblica Democratica del Congo, India, Italia).
Questa revisione dell’agrosistema convenzionale, in Italia è stata impostata realizzando un confronto tra un modello di agricoltura conservativa basato sulla non lavorazione (no-tillage) e quello convenzionale, basato sull’aratura.
Durante i sei anni del progetto verranno eseguite analisi quali-quantitative delle produzioni, dei costi, degli indicatori di qualità del suolo e la valutazione dell’impatto ambientale dei due modelli agronomici posti a confronto

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