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Al via la campagna del pomodoro, Asipo: «La professionalità dei nostri agricoltori è inimitabile e unica»

Già da alcuni giorni è iniziata nel Piacentino la campagna di trasformazione del pomodoro (per prima Steriltom, tra oggi e domani, con Emiliana Conserve a S. Polo, Ex Arp a Gariga, Solana a Maccastorna e Mutti (ex Copador) a Collecchio, tutti gli stabilimenti saranno in funzione dove sono pronti ad operare migliaia di stagionali. Pertanto come di consueto, con l’aiuto di Afro Morsia, tecnico di Asipo, tracciamo una primissima (ed ovviamente incompleta) panoramica, ricordando subito quanto le piogge di maggio abbiano pesantemente condizionato le operazioni di trapianto e pertanto la campagna si preannuncia probabilmente più lunga del solito. Nei campi molte varietà tardive sono state trapiantate fino al 20 di giugno, mese poi molto caldo, seguito da un luglio con numerosi temporali e grandinate che ridurranno la produzione anche del 30% di quanto programmato, anche se, ovviamente queste previsioni, dovranno essere confermate in base alle rese di medi e tardivi e con un normale andamento climatico, «perché già i mutamenti - avverte Coldiretti Emilia Romagna - hanno rovesciato la raccolta del pomodoro in Italia, con il Nord che parte prima e anticipa il Sud anche per effetto del meteo pazzo e un’estate che ha visto in media 11 tempeste al giorno fra tornado e grandinate spesso nelle aree del Mezzogiorno».

«Le aspettative in Italia - sostiene ancora Coldiretti - sono per un raccolto attorno a 4,7 milioni tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino. Quello del pomodoro è un comparto che mette in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7mila imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione e 10mila addetti, che esporta poco meno di 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro dopo la California e prima della Cina ma ha il primato dell’Unione Europea davanti a Spagna e Portogallo». Infine Coldiretti ricorda che «dal 26 febbraio 2018 è in vigore la norma sull’etichetta d’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro grazie alla nuova normativa nazionale non è più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero». «Dunque - rammenta Morsia - sarà una campagna lunga (e con momenti di concentrazione delle consegne) per trasformare il prodotto di oltre 10mila ettari nel Piacentino, molti dei quali conferiti anche in stabilimenti delle province vicine. Le rese per ettaro al momento sono medio-basse, attorno ai 650 quintali ma di solito con medi e tardivi si recupera bene e la qualità di questi ultimi sembrerebbe buona. Il prodotto appare idoneo da un punto di vista fitosanitario e quindi sarebbe opportuno che la quantità prodotta non sia troppo ridotta dalle grandinate perché nelle fabbriche le scorte sono quasi esaurite. E’ pur vero che al momento i consumi nazionali segnalano una contrazione, ma l’export è in costante crescita e quindi le potenzialità di un mercato favorevole ci sono, anche se per ora appare una previsione piuttosto complicata e prematura da affrontare perché si tratta di un mercato mondiale su cui noi dobbiamo competere per la qualità. Certo - conclude Morsia - abbiamo dalla nostra un territorio, una filiera ed una professionalità degli agricoltori che è inimitabile ed unica».

Ricordiamo che il prezzo era stato fissato a maggio, in ritardo, a 86 euro a tonnellata, giudicato dalle associazioni di per sé è migliorativo rispetto a quello dello scorso anno, con un incremento dell’8 per cento. Apprezzabile dunque, ma la parte agricola è stata critica per la mancata revisionare della tabella qualitativa che condizionerà non di poco il prezzo in fase di conferimento all’industria. «Da un punto di vista fitosanitario - spiega Ruggero Colla del Consorzio fitosanitario - quest’anno i precoci presentano meno problemi ed anche il ragnetto rosso per ora, grazie sia al clima piovoso e alle temperature non particolarmente elevate, unitamente ai giusti trattamenti e pratiche agronomiche, sembra non arrecare i medesimi importanti danni dello scorso anno. Ma bisogna mantenere alta l’attenzione perché l’aumento delle temperature potrebbe far mutare il quadro. Certo che - ricorda - le linee guida di lotta, con lancio di fitoseidi (avversari biologici) sembra avere un buon esito, ma è presto per trarre bilanci. In ogni caso anche se il clima per ora ha aiutato, vanno seguite le indicazioni del Consorzio che con le prove corregge il tiro” con formulari. Anche le grandinate indeboliscono le colture e possono aprire la via alla crescita di batteriosi». Campagna dunque appena agli inizi, con l’auspicio che vada meglio dello scorso anno, perché questo coltura industriale è fondamentale per l’economia agroalimentare del Piacentino che ne è una delle capitali europee grazie alla storia che hanno tracciato i nostri lungimiranti agricoltori.

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