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Economia

Camera di Commercio: tutto fermo per l’accorpamento. Intanto il personale è ridotto ai minimi termini

Il presidente Parietti: «Ho sempre sostenuto che l’accorpamento fosse uno strumento obbligato. Ora l’eventuale ritrovata autonomia avrebbe la possibilità di investimenti molto contenuti»

Così la montagna ha partorito il topolino, almeno per ora. E la tanto ventilata, sofferta, mediata, quasi “cerebrale” riforma delle Camere di Commercio che prevedeva l’accorpamento di Piacenza con Parma e Reggio, è al palo sia per i ricorsi presentati da altre Camere, che per la decisione del presidente regionale Bonaccini di bloccare tutto; e così è diventato giocoforza riaprire la discussione, con tutte le categorie economiche che vi sono rappresentate. Questo il senso dell’ultima seduta del consiglio camerale convocata dal presidente Alfredo Parietti, durante la quale ha fatto il punto sulla situazione unitamente al segretario generale Alessandro Saguatti.

In pratica la riforma delle Camere di Commercio, voluta dal precedente governo Gentiloni (con decreto del ministro Calenda) aveva previsto di razionalizzare gli enti camerali che sarebbero passati da 105 a 60. Piacenza, dopo laboriose trattative per non vedersi imposto l’accorpamento, aveva stilato un accordo con le vicine Parma e Reggio Emilia nel quale, era stato trovato, secondo il parere di molti consiglieri, un accettabile equilibrio di forze.

Ma contro quel provvedimento nel frattempo alcune camere di Commercio hanno presentato ricorso, e il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha deciso di bloccare gli accorpamenti già avviati (oltre in Emilia, anche quello tra Ferrara e Ravenna), in attesa del verdetto del Tar e poi del Consiglio di Stato.

Nel frattempo è cambiato anche il governo e si è esplicitata la volontà da parte della Lega Nord di rivedere questa decisione; a tal fine è stato presentato un emendamento alla legge di Bilancio, che consentirebbe alle camere di Commercio di decidere se unirsi ad altre oppure mantenere la propria autonomia. L’emendamento è stato poi ritirato, ma sarà ripresentato per arrivare alla stesura di un disegno di legge vero e proprio.

Di fronte a questa situazione di mutati scenari, secondo Parietti non bisogna farsi trovare impreparati e per questo ha sollecitato le categorie economiche rappresentate a definire al loro interno una posizione che dovrebbe poi confluire in un documento ufficiale, da presentare in occasione del successivo consiglio.

«A livello personale - ha detto il presidente Parietti - ho sempre sostenuto che l’accorpamento fosse uno strumento obbligato. Noi abbiamo lavorato per cercare di renderlo più proficuo possibile ed infatti si era ottenuto un risultato premiante per Piacenza. Ora l’eventuale ritrovata autonomia avrebbe la possibilità di investimenti molto contenuti, visto l’abbattimento degli oneri camerali».

Un concetto ribadito dal segretario generale Alessandro Saguatti, che ha rimarcato la riduzione del personale e il blocco delle assunzioni: «Siamo passati da 62 a 38 dipendenti, e tra poco andrà in pensione anche la dirigente Nicolini. Se da parte del governo sembra esserci stata una apertura sul fronte occupazionale, sono però state escluse le camere di Commercio in fase di accorpamento come la nostra. Insomma, siamo in una fase di stallo che non aiuta nessuno. Se rimanessimo autonomi bisognerebbe ristrutturarci in modo adeguato».

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