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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Campagna bietole nel piacentino: si farà, ma le previsioni sono per un calo della coltura

Alla fine del mese di gennaio è stato sottoscritto al Mipaf a Roma l’accordo tra la società Eridania Sadam e CGBI (Confederazione generale bieticoltori italiani), sigla che indica l’organizzazione nata dalla fusione delle due precedenti maggioritarie associazioni bieticole, CNB e ANB

Alla fine del mese di gennaio è stato sottoscritto al Mipaf a Roma l’accordo tra la società Eridania Sadam e CGBI (Confederazione generale bieticoltori italiani), sigla che indica l’organizzazione nata dalla fusione delle due precedenti maggioritarie associazioni bieticole, CNB e ANB.

“Prevede- chiarisce Alessandro Tassi che si occupa del settore nella nostra provincia (unitamente a Gianluca Dini di Terre Padane), un prezzo iniziale di 26 Euro a Ton a 16° polarimetrici, cui vanno aggiunti altri contributi (valorizzazione polpe, ex art. 68), complessivamente 3,80 Euro al q., per un totale complessivo di 38,29 Euro a Ton che- commentano Dini e Tassi- nello scenario attuale può essere un’alternativa da prendere in considerazione, ma il prezzo, pur coprendo le spese di produzione, è giudicato insoddisfacente per le aspettative delle aziende, soprattutto se confrontato con quelli del passato che hanno rappresentato una fonte di reddito importante per gli imprenditori agricoli locali”.

In Italia, com’è noto, negli ultimi anni, la produzione della barbabietola da zucchero è crollata perché è venuta meno la rimuneratività per gli agricoltori. Parallelamente sono stati chiusi ben 15 zuccherifici dei 19 in attività tra cui Sarmato, mentre a S.Quirico, per fortuna, dove conferisce il comprensorio cui appartiene anche la nostra provincia, sono stati potenziati e rammodernati gli impianti.

Dunque, in concreto, dopo che il sistema bieticolo italiano è stato praticamente smantellato, si prevedono investimenti insufficienti, determinati anche dal fatto che l’industria, cui competono le spese di trasporto, rifiuta conferimenti da aziende che distano più di cento Km dallo stabilimento di San Quirico, anche se, giova sottolineare, quelle piacentine, sono tutte entro questo limite. E’ evidente dunque che le spese di trasporto incidano sul valore finale del prodotto il cui prezzo, in questo momento, anche a fronte di una lieve risalita, rimane attualmente insoddisfacente su tutti i mercati mondiali.

Nel 2014, grazie ad un prezzo più interessante si era assistito ad una ripresa (dopo cali verticali) degli ettari investiti, circa 1100 a Piacenza, 13.800 nel comprensorio; “quest’anno- ipotizzano Tassi e Dini- in base alle considerazioni espresse- si prevede un ulteriore diminuzione anche se ogni valutazione si potrà stilare solo a semine avvenute, ovvero dopo il 20 aprile.

C’è comunque soddisfazione- conclude Tassi- per la decisione dell’industria di mantenere in attività San Quirico, garantendo, almeno momentaneamente, la sopravvivenza del settore che, in caso contrario avrebbe provocato la scomparsa di una produzione “storica” per la nostra provincia; sarebbe davvero stata una sconfitta per tutto il comparto agricolo locale”.

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