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Economia

Confagricoltura: «La mala burocrazia più forte della pandemia»

Gasparini: «E' una catastrofe mondiale, ma i pesciolini nei fiumi possono star tranquilli»

La Commissione europea ha presentato le Previsioni economiche di primavera: nel 2020 la crescita dell’Eurozona crollerà del 7,7% mentre il crollo del Pil dell’Italia è stimato del 9,5%. Il debito pubblico cresce in tutti i Paesi, ma quello dell’Italia si impenna al 158,9% del Pil.

«Se è vero che siamo di fronte a una crisi epocale, le misure devono essere di pari portata – riflette Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza -  invece vediamo che le azioni messe in campo stentano a decollare e la loro efficacia è ridotta ai minimi termini da una burocrazia che neppure la pandemia è stata in grado di indebolire, anzi. Vorremmo più coraggio, più trasparenza, più consapevolezza: coraggio nel prendere le decisioni che servono; trasparenza nel rendere evidente che servirebbe un’iniezione di liquidità e che le tasse andrebbero sospese (non procrastinate di qualche mese), trasparenza nell’ammettere che non si garantirà un futuro alle imprese permettendo loro di indebitarsi di più con nuove forme di credito ottenibili, tra l’altro, con cartigli bizantini. Vorremmo, soprattutto, che ci fosse consapevolezza del fatto che vanno ora messe in campo anche scelte di prospettiva, che il momento chiede in tutta la sua drammatica urgenza. Mi riferisco in particolare a una drastica semplificazione della burocrazia che servirebbe per sbloccare risorse e sarebbe il presupposto per poter far ripartire l’economia guardando oltre la crisi».

Il presidente piacentino si pone così nel solco delle considerazioni espresse dal presidente nazionale Massimiliano Giansanti all’incontro del 6 maggio con il premier Conte e i ministri Bellanova, Catalfo, Gualtieri e Patuanelli per fare il punto sulla fase2 dell’emergenza Coronavirus. Semplificazione e strumenti immediati per favorire la ripresa economica e la tenuta del settore agroalimentare, che, nonostante le difficoltà, ha proseguito l’attività garantendo in questi mesi di emergenza gli approvvigionamenti dei beni alimentari sulle tavole degli italiani. E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura che ha posto l’accento su come Il lockdown dei pubblici esercizi abbia influito negativamente sui consumi, innescando un drastico calo della domanda da parte dei canali Ho.Re.Ca e del commercio estero. Tanto che per alcuni comparti agricoli in forte sofferenza Confagricoltura ha avanzato la richiesta di un fondo straordinario. 

«Molte aziende hanno trovato soluzioni organizzative adattandosi alle richieste di sicurezza e sanitarie, senza interrompere la produzione ed esponendosi economicamente alle nuove esigenze» – ha sottolineato Giansanti.

«La fase 2 – rimarca Gasparini – addossa alle imprese una responsabilità enorme equiparando un caso di Covid in azienda all’infortunio, senza considerare che grazie alla definizione dei protocolli le ore trascorse in azienda sono quelle più sicure, mentre resta determinante la condotta di ciascuno nell’ambito della propria vita personale. Anche in questo emerge quell’atteggiamento anti imprenditoriale che sta uccidendo il Paese».

Per la ripartenza, quindi, la proposta di Confagricoltura si concentra nell’immediato sul credito di imposta e l’estensione a tutti i datori di lavoro agricolo delle agevolazioni contributive adottate per i territori montani svantaggiati. E’ necessario anche velocizzare i pagamenti da parte della pubblica amministrazione per dare fiato alle imprese e, sulla questione manodopera, dare risposte concrete, perché si è in forte ritardo. «Germania e Inghilterra hanno già attivato corridoi verdi per consentire alla manodopera specializzata stagionale di riprendere servizio nelle aziende, noi siamo ancora alle proposte – ricorda Gasparini che alza ulteriormente il tiro -. La mia è una denuncia durissima perché dobbiamo stabilire se quanto è accaduto è o meno una cosa straordinaria. Gli altri Paesi stanno mettendo in campo piani finanziari poderosi a sostegno dell’agricoltura. Noi moriamo tra i mille moduli delle banche e nell’impossibilità di immettere nuove risorse la burocrazia ci impedisce anche di fruire a pieno di quelle già disponibili grazie ai Psr. Di più – conclude Gasparini – è fondamentale aumentare la sovranità alimentare, aumentare le produzioni. A fronte di questa necessità, alla quale la Russia ha reagito chiudendo all’export dei cereali, noi davvero non avremo neppure il coraggio di derogare ai parametri del deflusso minimo vitale per mantenere innaturalmente l’acqua nei torrenti? Da decenni chiediamo un piano irriguo con adeguate infrastrutture perché l’acqua alle colture è produttività, ora, di fronte al baratro, noi ci affacciamo per guardare sul fondo i pesciolini. È drammatico».

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