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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Confapi: «Bail in, normativa perversa e imprenditori colpiti due volte»

Confapindustria Piacenza interviene sul meccanismo del Bail In introdotto dalla direttiva europea Brrd: “Una normativa perversa”

Bail in nel mirino. Confapindustria Piacenza interviene infatti sulla misura entrata in vigore il 01 gennaio che prevede che, in caso di fallimento delle banche, ne rispondano per i debiti gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati e i correntisti. E propone l'introduzione di un'assicurazione per tutelare maggiormente le imprese.

“Il bail in ha un duplice effetto: sui risparmiatori privati e sulle imprese” ha spiegato il presidente di Confapindustria Piacenza e componente della giunta di presidenza nazionale Cristian Camisa, “mi sembra infatti non si sia ancora messo in rilievo che anche quelle poche aziende virtuose che nonostante otto anni di crisi gravissima, riescono comunque a lavorare con propri capitali e hanno i conti correnti attivi, potrebbero da un giorno all’altro vedere svanire i propri risparmi mettendo in crisi l’azienda stessa ed il futuro dei lavoratori. Per questo motivo proporrò in giunta di Presidenza Nazionale di convocare le principali compagnie assicurative per valutare la fattibilità di creazione di un’assicurazione che permetta la copertura in caso di eventi come questi magari parametrando il costo della stessa in base al livello di rischiosità dell’istituto di credito”.

Il rischio per le Pmi infatti è molto alto per Camisa: “Corriamo il pericolo di mettere in ginocchio aziende sane perché è passato il principio, secondo me perverso, che passare dal Bail out al Bail in significhi responsabilizzare gli istituti e chi li gestisce” ha continuato, “la logica che sta dietro a tutto ciò, infatti, è che, siccome in passato grazie a gestioni a volte molto discutibili, oltre ad un’obiettiva crisi di sistema che ha creato notevolissimi incagli al sistema bancario, in Europa si è assistito a diversi casi di salvataggio che sono costati miliardi di euro alle casse degli Stati, allora si sia deciso di rovesciare il problema sui risparmiatori privati e sulle imprese con gravissimi potenziali effetti anche sociali. Il principio del Bail in è che il costo dell’eventuale crisi bancaria debba essere sostenuto principalmente all’interno della banca stessa. Ma non sarebbe stato forse più corretto prevedere in primis responsabilità patrimoniali per quei manager che hanno posto in essere azioni spregiudicate che hanno portato al collasso gli istituiti e nei casi più gravi introdurre quello che io definisco il Jail In cioè arrestare chi ha rovinato tante famiglie?”.

Confapindustria Piacenza si è detta dunque molto preoccupata per il duplice rischio corso dagli imprenditori come privati e come impresa: “Le Pmi come i risparmiatori privati hanno un “ombrello” per depositi fino a 100.000 euro mentre le imprese sopra i 250 dipendenti e 50.000.000 euro di fatturato nemmeno quello. Gli imprenditori rischiano di essere colpiti due volte: come privati e come impresa” ha spiegato ancora Camisa, “per questo intendo presentare in giunta di presidenza nazionale questa proposta. L’auspicio è che quegli imprenditori che lavorano con capitali propri e conti correnti attivi non sottovalutino il problema e valutino tutte le azioni che possano metterli al riparo. Viviamo già in una situazione gravissima, lavoriamo 8 mesi all’anno per lo Stato, non abbiamo nessun tipo di tutela e questa norma ha tolto una delle pochissime certezze che ci erano rimaste in Italia: la sicurezza del risparmio bancario. Il panico che si sta generando ha un costo sociale ed economico molto più alto rispetto al costo del salvataggio degli istituti falliti. Il Bail in è secondo noi uno di quei casi in cui lo Stato Italiano avrebbe dovuto farsi sentire con forza in Europa”.

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