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Economia Ospedale / Viale Malta

Croce rossa, 21 posti di lavoro a rischio. «Nessuno ci aiuta. Politici in silenzio»

Grido di dolore e di allarme lanciato dai sindacato Fialp-Cisal e Usb per i 21 dipendenti della Croce Rossa piacentina che, entro il 2014, potrebbero trovarsi senza un posto di lavoro. Devoti: «La politica piacentini è rimasta in silenzio»

E’ un grido di dolore e di allarme quello lanciato dai sindacato Fialp-Cisal e Usb per i 21 dipendenti della Croce Rossa piacentina che, entro il 2014, potrebbero trovarsi senza un posto di lavoro. Il decreto approvato il 28 giugno, infatti, se non modificato, è il "de profundis" per i dipendenti piacentini. A prendere le difese dei 21 lavoratori sono i responsabili piacentini dei sindacati Fialp-Cisal, Marco Devoti, e Usb, Pietro Nigelli.

I tagli al personale lascerebbero a casa circa 4.500 persone in tutta Italia, tra dipendenti e precari, privatizzando la Cri o ridimensionandola a una Pubblica Assistenza. A Piacenza ci sono 21 dipendenti: alla fine del 2013 dovrebbero cessare il lavoro 14 persone e gli altri sette alla fine del 2014. L’assenza di queste persone metterà a rischio alcuni servizi: ambulanze, trasporto bambini disabili, ambulatorio di Viale Malta, sparirà il 50 per cento dei servizi amministrativi, oltre a mettere in dubbio la prosecuzione della convenzione 118 presso il pronto soccorso di Farini, la riduzione o eliminazione dell'ambulatorio infermieristico di Piacenza, oggi attivo 24 ore al giorno. Inoltre la riduzione o eliminazione della convenzione h24 con il 118 di Piacenza e del servizio trasporto infermi.

«La politica piacentina – ha affermato Devoti – è rimasta in silenzio. Solo i deputati Massimo Polledri (Lega) e Paola De Micheli (Pd) hanno fatto qualcosa per noi, muovendosi in Parlamento, cercando di aiutarci. Attualmente, c’è anche un ricorso contro il decreto del Governo, presentato da un avvocato. Secondo il legale, il decreto sarebbe stato presentato entro i tempi massimi e quindi sarebbe incostituzionale. Di fatto, però, rimane il fatto che 14 famiglie rischiano di trovarsi senza lavoro».

I sindacati intervengono anche sullo spinoso nodo della centrale unica del 118 e della centrale unica dei trasporti, di cui si sono occupati politici e istituzioni «senza, però, parlare di noi. E così ha fatto anche il commissario straordinario della Cri, Domenico Grassi. D’altra parte, in tutta Italia nessun commissario si è mai esposto riguardo alla nostra situazione».

Lo spettro, dunque, è la mobilità o il riassorbimento in altri comparti della Funzione pubblica: «Ma noi - replica Devoti - che cosa potremmo fare? Il Governo sta anche tagliando i dipendenti pubblici. Quale ente pubblico ci assumerebbe? A chi serve un infermiere generico o un autista che ha guidato per vent’anni un’ambulanza?».

Lo Stato ogni anno stanzia circa 180 milioni di euro per la Cri. Quest’ultima ha anche messo in vendita il patrimonio immobiliare per cercare di risanare i vecchi debiti. Non è una cifra enorme, 180 milioni, se rapportata ad altri enti pubblici con maggiori costi e personale ben più numeroso. Il servizio della Cri, invece, rappresenta un valore per tutti i territori dove è presente, garantendo servizi e professionalità ai cittadini.
(In basso, Marco Devoti della Fialp-Cisal)

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