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Economia

Dazi Usa: «Paura per l'export agroalimentare, l'agricoltura ne sarebbe vittima»

Gasparini: «Gli agricoltori pronti ad alzare gli scudi insieme alla trasformazione, ma la filiera non deve essere unita solo in questo frangente»

«Accogliamo l’invito formulato dai Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano ad assumere tutte le possibili iniziative per scongiurare i dazi Usa: i contraccolpi sarebbero pesantissimi per l’intera filiera, ma è a rischio una larga parte delle produzioni agroalimentari italiane destinate ai consumatori statunitensi. Con la chiusura del mercato Usa potrebbe infatti verificarsi una drastica caduta dei valori dei nostri prodotti».  E’ quanto dichiarato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito al dibattito in corso, in vista di eventuali dazi aggiuntivi fino al 100% del valore che l’amministrazione Usa potrebbe applicare sulle nostre esportazioni già nel corso del prossimo mese di ottobre. «Il problema non è nuovo - ha indicato Giansanti - perché rientra nel lungo contenzioso tra Unione europea e Stati Uniti sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. Ora il settore agroalimentare rischia di pagare un prezzo pesantissimo, a causa dei dazi Usa e delle scontate reazioni della Ue». «Nei mesi scorsi - ha proseguito il presidente di Confagricoltura - ho indirizzato una lettera al presidente della Commissione europea Juncker e alla commissaria Malmstrom, per sollecitare l’avvio di un negoziato con l’amministrazione Usa per evitare una guerra commerciale. A questo punto chiediamo un’iniziativa urgente del nostro governo a tutela del sistema agroalimentare italiano». Interviene sul tema anche Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza: «Il direttore del Consorzio di tutela del Grana Padano, Stefano Berni ha detto, dalle colonne di Italia Oggi, di essere persino disposto portare gli allevatori del comparto del Grana Padano davanti alle basi americane in Italia per protesta contro i dazi Usa. Posto che le manifestazioni andrebbero piuttosto fatte davanti ai palazzi del governo che nulla fa per portare la nostra voce in Europa, il mondo produttivo risponderà sicuramente, se ce ne sarà bisogno». Il presidente di Confagricoltura Piacenza, che in passato non ha mancato di dissentire su alcune scelte del Consorzio precisa: «Condivido le considerazioni del dottor Berni quando dice che così l’agroalimentare pagherà per la vicenda senza avere responsabilità alcuna, dato che il nostro Paese non fa neppure parte del consorzio Airbus, così come quando dice che il crollo delle esportazioni di Grana e Parmigiano in Canada è dovuto a player improvvisati che hanno riempito i magazzini. In merito torno a ribadire – prosegue Gasparini - quanto espresso dal presidente Nazionale Giansanti e approfondito anche dal nostro direttore Marco Casagrande, ossia che il Ceta è un buon accordo, ma è stata anche l’incertezza sui dazi Usa a modificare i piani degli importatori che hanno base sia in entrambi i Paesi. Mi permetto di complicare il quadro ponendo una domanda: perché non si parla più del danno che subiamo con la scelerata e continuativa decisione dell’embargo alla Russia? Un altro mercato ad alto potenziale dove si sta sviluppando una produzione interna per supplire alla nostra forzata assenza. Queste vicende, con le dovute differenze, riportano alla memoria l’istituzione delle quote latte quando si disse che ben valeva sacrificare quattro foglie di insalata e quattro litri di latte per le acciaierie, peraltro oggi chiuse». Gasparini torna poi all’idea della mobilitazione: «Come Confagricoltura Piacenza rispondiamo alla chiamata alle armi, pur denunciando la necessità di vedere la filiera compatta non solo in momenti di crisi come questo. Quando le dinamiche di mercato sono positive – rimarca Gasparini – agli agricoltori non viene riconosciuto l’adeguato valore, mentre sono i primi a pagare a caro prezzo i crolli di mercato».  Ad avviso del presidente di Confagricoltura Piacenza, inoltre, il settore registra un disinteresse della politica per le problematiche di economia agraria sostanziali per il futuro dell’agricoltura e per casi come questi. «Diciamo da tempo – prosegue Gasparini – che il Ministero e gli assessorati dell’agricoltura non hanno una politica di apertura e di governo dei mercati; che il sistema degli agricoltori, che rappresentiamo, è molto più povero di risorse e incapace di muoversi del passato rispetto alle dinamiche economiche divenute globali. I produttori hanno poche armi, schiacciati come sono dalla mancanza di potere contrattuale e da una vessazione continua di norme. Questo crea un contesto in cui tutto il settore risulta perdente, ciononostante rispondiamo positivamente all’appello del Consorzio del Grana Padano chiedendo però che al nostro fianco ci siano anche  gli altri anelli della filiera, trasformazione in primis, e non per esprimerci solidarietà in una sporadica e magari inutile, manifestazione di piazza, ma nella richiesta pressante di modificare le linee di indirizzo della politica, sia a livelli ministeriali che nei funzionariati, perché oggi si parla solo di ambiente e di benessere animale, non dell’esercizio della politica agraria e questi sono i risultati. Questa è la ricompensa al nostro settore per non esserci occupati dei temi centrali. Con antiscientifiche norme sul benessere animale non si spostano dei consumi del 30%, come fanno invece dazi e accordi commerciali. Come Confagricoltura Piacenza abbiamo più volte sottolineato che per il futuro del nostro settore è fondamentale presidiare le spaventose dinamiche di mercato con le giuste strategie. Sono questi a nostro avviso i temi principali che devono tornare ad essere oggetto d’interesse. Le cose sarebbero infatti diverse se avessimo destinato la sommatoria dei soldi spesi dai nostri soci per l’ennesimo ammodernamento in chiave di benessere animale delle gabbiette a stakeholder e lobbisti per tutelare i nostri interessi nei contesti internazionali».

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