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Economia

"Dell'azienda non si butta via niente": sabato convegno-seminario di lavoro all'Urban Hub

Dai caseifici si può lavorare sul siero di latte, utilizzato nell’industria alimentare, in quella chimica e farmaceutica o ancora per creare bevande, ma le opzioni sono parecchie anche quando si parla di salumi, pomodoro, aglio o uva.

“Dell’azienda non si butta via niente - Economia circolare a Piacenza” è il titolo del convegno-seminario di lavoro in programma sabato 21 gennaio dalle 10.00 all’Urban Hub di via Alberoni 2; l’occasione per presentare le attività svolte fino a questo momento nel Piacentino e condividere i primi risultati del progetto pilota promosso dal laboratorio BEBLAB in seno all’Urban Hub. Dopo l’introduzione di Nicoletta Corvi, coordinatrice di BEBlab, la parola passerà a Stefania Bassi, consulente esperta di circular economy, mentre la presentazione dei risultati del progetto toccherà ad Albino Libè, del coordinamento delle imprese, e Claudio Piva, esperto in processi agroalimentari. L’intervento conclusivo spetterà all’assessore regionale Paola Gazzolo.

L’iniziativa è promossa da Confcooperative Piacenza, che grazie al consorzio Sol.co. e ad Agrisilva sta analizzando i dati relativi ai sottoprodotti della lavorazione, prevalentemente nel settore agricolo. L’obiettivo è innovare con un occhio al futuro ma prendendo esempio anche dal passato, dove al termine dei processi produttivi tutto veniva riciclato e riutilizzato. Lo scopo della circular economy è proprio quello di trasformare in prodotto, aspetto economicamente interessante, tutto ciò che oggi viene parzialmente valorizzato o buttato e che invece prima dell’era industriale veniva riutilizzato.

A portare la propria esperienza in un settore ancora poco conosciuto ma in grande espansione saranno le cooperative Lo Stallone, Copap e Cantine di Vicobarone, fra le prime ad aderire al progetto pilota. «Valorizziamo e trasformiamo in utile quello che è considerato, a torto, uno scarto». Un percorso appena iniziato che però ha basi solide e punta ad ampliarsi in tempi brevi. «Potenzialità e materie prime ci sono, da attività di nicchia dobbiamo diventare attività di massa» spiegano in coro le aziende coinvolte. Perché solo collaborando sarà possibile trasformare i sottoprodotti in un utile. Nessuno riesce a risolvere individualmente il problema, ma agendo all’interno di un sistema territoriale i risultati non tarderanno ad arrivare.

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