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Economia, nel 2016 il sistema imprenditoriale è in contrazione come l'anno precedente

Piacenza Economia presenta il rapporto congiunturale del 2015 di Piacenza e Provincia. «E’ un quadro a luci e ombre il consuntivo dell’anno 2015 per l’economia, la società ed il mercato del lavoro piacentini»

Alfredo Parietti, Luca Quintavalla, Paolo Rizzi, Antonio Colnaghi hanno presentato in Camera di commercio le novità disponibili sul sito www.piacenzaeconomia.it, il portale dedicato allo studio e all’approfondimento delle dinamiche socio-economiche piacentine. Nato dall’esperienza ultradecennale della rivista  Piacenz@, prodotta dalla sinergia di Provincia, Camera di commercio e Università Cattolica del Sacro Cuore, il sito è in linea dal 2014 per consentire una consultazione più facile ed un aggiornamento più rapido. Nell’incontro in Camera di commercio Antonio Colnaghi, del Servizio Programmazione e territorio dell’Amministrazione provinciale, ha tracciato il quadro congiunturale ripercorrendo le dinamiche principali del 2015 mentre al Presidente Parietti, al Consigliere provinciale Luca Quintavalla e al Professor PAolo della Cattolica Rizzi è spettato il compito di delineare un rapido commento, anche sulla base dei nuovi dati disponibili.

Quadro congiunturale 2015 (Antonio Colnaghi)

E’ un quadro a luci e ombre il consuntivo dell’anno 2015 per l’economia, la società ed il mercato del lavoro piacentini. A livello economico, seguendo le tendenze positive del PIL nazionale e regionale, il sistema delle imprese locali ha conosciuto nell’ultimo anno una fase di ripresa a livello congiunturale: produzione, fatturato, e ordinativi dell’industria sono aumentati in tutti i trimestri rispetto all’anno precedente, tra l’altro con maggior forza rispetto al sistema regionale; buoni in particolare sono stati i risultati sui mercati esteri, con le esportazioni a +6% e le importazioni a +12%, superiori a quelli registrati per il contesto emiliano-romagnolo e nazionale. Meno bene invece l’andamento, a livello strutturale, dello stock di imprese, che si riduce ancora nel suo complesso (anche se con minor intensità rispetto al passato), pur con delle differenze al proprio interno: giù le imprese individuali, su le società di capitali, giù le imprese a titolarità italiana, su quelle a titolarità straniera. Pesa sull’imprenditoria provinciale anche l’aumento dei fallimenti e la prosecuzione della stretta sul credito, condizionata dall’aumento delle sofferenze bancarie.

Anche il turismo nel 2015 ha visto luci e ombre: aumentano gli arrivi (+6%) ma diminuiscono le presenze (-8%) e quindi la permanenza media. A livello strutturale invece, mentre si riduce il ricettivo per gli alberghi a 2 stelle e a 1 stella, è positiva l’evoluzione per agriturismi e bed&breakfast, con un aumento di esercizi e posti letto: Male invece gli ostelli a livello di presenze, soprattutto per via della chiusura di Casa Montagna a Ferriere. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, a fronte di un recupero del tasso di disoccupazione complessivo (che scende rispetto al 2014) rimangono – ed anzi si accentuano - le difficoltà di occupazione per i più giovani, specialmente a causa delle riforme pensionistiche che hanno allungato la permanenza al lavoro degli over 65.

A livello di avviamenti e cessazioni dal lavoro, il 2015 segna finalmente un’inversione di tendenza e chiude con un saldo occupazionale positivo di 1.576 posizioni di lavoro. Con riferimento invece alle tipologie contrattuali, i dati evidenziano gli effetti (temporanei?) del Jobs Act e della legge di stabilità 2015, che si sono tradotti anche a Piacenza in un aumento consistente dei contratti a tempo indeterminato, oltre 4.000 unità in più (+53,3%). Per quanto riguarda infine le tendenze demografiche, sembra inizino a farsi sentire adesso anche sulla popolazione gli effetti della crisi, con la componente straniera che cala (per la prima volta da quando vengono effettuate le rilevazioni) dell’1,3%, e la popolazione totale dello 0,2%.

La dinamica imprenditoriale – aggiornamento a giugno 2016 (Alfredo Parietti)

«Il quadro economico generale relativo al 2015 che abbiamo appena visto, nel quale il sistema imprenditoriale esce in contrazione, con un tasso di crescita negativo per lo 0,18 per cento (al netto delle cessazioni d’ufficio)” - ha sottolineato il Presidente camerale Parietti - si conferma anche nel primo semestre del 2016. Le imprese registrate sono infatti scese a 30.056, 106 in meno rispetto alla fine del dicembre scorso. Le imprese attive sono approdate sotto quota 27mila». «Se il confronto si opera con il dato del giugno 2015 - ha proseguito - la differenza è ancora più ampia, arrivando a 183 unità imprenditoriali in meno (ovvero lo 0,61% in meno). In questo lasso temporale i settori che hanno visto la riduzione più significativa in termini di consistenza numerica sono stati: edilizia, attività manifatturiere, agricoltura e commercio. Al contrario è cresciuto il numero di imprese operanti nei servizi (che siano alle imprese, di alloggio e ristorazione, alle persone, finanziari ed assicurativi).

Il flusso di iscrizioni del primo semestre 2016 ha raggiunto le 901 unità ma le cessazioni sono state 1.014, ovvero 113 in più. Ben 257 di queste cessazioni sono ascrivibili al settore commercio, 193 hanno interessato imprese dell’edilizia e 162 aziende agricole. Questo vuol dire che il 60 per cento delle chiusure si è concentrato in tre settori di attività. Se guardiamo agli ultimi dati che abbiamo a disposizione possiamo altresì dire che tra gennaio e l’ultima decade di luglio sono stati 36 i fallimenti dichiarati, dato che sembra essere in linea con quello del 2015».

Dai dati presentati è poi emerso che dal punto di vista dell’organizzazione giuridica dell’impresa, si osserva che continua a crescere il numero (e la relativa incidenza) delle società di capitale, sintomo di un consolidamento nella struttura. Il tasso di crescita di queste società nel corso del primo semestre 2016 è arrivato all’1,22 per cento, dato significativo se si pensa che nello stesso periodo le imprese individuali hanno registrato un tasso negativo dello 0,93 per cento. Di passo in passo le società di capitale sono arrivate a rappresentare il 21% delle aziende piacentine.

Volendo fare una considerazione “qualitativa” relativa alla composizione dello stock di imprese piacentine, si può dire che il 28% è costituito da imprese artigiane (il 45 per cento delle quali lavora in edilizia), che l’11% sono aziende straniere (anche in questo caso operanti  per il 45 per cento in edilizia), che il 22% sono imprese femminili (e il settore d’elezione è il commercio nel quale opera il 27% delle imprese in rosa) ed ancora che il 7% del totale delle imprese piacentine rientra nella definizione di impresa giovanile (ed i giovani scelgono principalmente il commercio  e l’edilizia). In chiusura il Presidente ha citato il confronto con Parma e Reggio Emilia, anche alla luce di un possibile accorpamento «possiamo dire che anche il loro tessuto imprenditoriale non ha subito variazioni di numero molto significative. Di sostanziale staticità la situazione registrata a Parma tra il giugno del 2015 ed il giugno del 2016 mentre a Reggio Emilia il segno della variazione è stato negativo (come peraltro nella nostra provincia)».

«L’analisi di oggi - ha sottolineato il Consigliere della Provincia Luca Quintavalla - conferma che la struttura economica piacentina, diversificata e fatta di una rete di piccole imprese, tiene maggiormente nei momenti di crisi mentre fatica a ripartire in quelli di ripresa economica. I dati sul turismo - ha proseguito - che sembrano non aver risentito di un effetto positivo legato ad Expo, meritano una valutazione di medio periodo perché il lavoro di promozione realizzato dia i suoi frutti. Sono diminuite le presenze ma gli arrivi sono risultati in aumento e le dinamiche turistiche differenziate sul territorio hanno premiato il capoluogo e la pianura. E’ comunque necessario migliorarci sul fare sistema e continuare ad investire sul futuro e sul prodotto Piacenza».

Paolo Rizzi ha delineato le conclusioni partendo dai dati del credito, dai quali emerge che il rapporto tra impieghi e depositi si tiene a Piacenza costantemente al di sotto del 100%, il che vuole dire che i risparmi raccolti dalle banche a Piacenza non vengono interamente impiegati sul territorio. «Questo ci fa riflettere - ha sottolineato il docente - su quanto sia necessario potenziare gli investimenti”. Rizzi ha altresì previsto che la crescita dello 0,8% del Pil nazionale possa avere a breve ripercussioni positive anche sul mercato del lavoro, che notoriamemte si muove più lentamente rispetto ad altri mercati».

Nel corso dell’incontro sono state ricordate le ultime novità di Piacenz@: l’avvio di un percorso di collaborazione con le associazioni di categoria del territorio che potranno utilizzare il portale per diffondere gli esiti delle proprie indagini, ricerche e studi e l’inserimento di una sezione dedicata alla raccolta delle tesi dedicate all’approfondimento di aspetti dell’economia piacentina.

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