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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

«Il buon latte manda in rosso le aziende: crescono i consumi ma crollano i prezzi alla stalla»

Confagricoltura Piacenza: «Le misure di sostegno non finiscano nelle tasche dei trasformatori che si sono già cautelati a scapito degli allevatori»

La spesa ai tempi del Coronavirus (dati Nielesen) cambia e durante la tredicesima settimana del 2020 (tra lunedì 23 marzo e domenica 29 marzo) fa registrare, rispetto alla stessa settimana del 2019 un aumento per il fatturato della vendita di burro dell’85,9%; gli italiani riscoprono persino il mascarpone (+99,6%); per il latte Uht il dato è della settimana precedente ma ugualmente significativo: +34,1%, degno di nota anche il fatturato per le mozzarelle (+44,6%). Insomma, gli italiani reclusi, che per forza di cose si scoprono chef e pizzaioli, premiano latte e latticini, ciononostante i prezzi del latte spot nazionale fanno apertamente parlare di crollo con quotazioni inferiori anche oltre il 20% rispetto alle condizioni pre-crisi coronavirus. Confagricoltura Piacenza nelle settimane scorse ha più volte chiesto interventi urgenti raccogliendo l’appello dei produttori che già a marzo si sono visti recapitare lettere che invitavano a ridurre la produzione e che in alcuni casi disdettavano unilateralmente i contratti. «Servono misure straordinarie – ricorda il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini che è anche allevatore – ben venga l’attivazione di strumenti che sono già contemplati a livello europeo come gli ammassi privati, ma dobbiamo andare oltre con misure straordinarie e nazionali. Chiediamo un piano di stoccaggio dei formaggi, anche dop, che preveda un ristoro dei maggiori costi di magazzino e consenta di valorizzare eventuali eccedenze che oggi trovano difficoltà ad essere commercializzate, ma potranno tornare sul mercato in modo graduale a emergenza finita oppure essere destinate a chi si trova in difficoltà. In questo contesto è però fondamentale che gli aiuti vengano distribuiti a ritroso lungo la filiera, perché il rischio concreto è che i vantaggi di tale operazione ricadano solo sulla trasformazione, magari ricomprendendo anche chi, già in queste settimane, si è risolto il problema decurtando unilateralmente il prezzo del latte alla stalla e mandando così in crisi gli allevatori. Non ultimo – precisa il presidente di Confagricoltura Piacenza - per quanto riguarda le auspicabili misure nazionali, chiediamo attenzione onde evitare il pericolo di adottare proposte che strizzano l’occhio all’autarchia, in un momento in cui tutta l’agricoltura europea deve fronteggiare problemi comuni e che oltretutto rischiano di esporci a pericolose ritorsioni per gli approvvigionamenti delle materie prime di cui siamo carenti».  Confagricoltura Piacenza ricorda che nel 2019, nonostante la zavorra dei dazi Usa sul 25% del valore del prodotto, il lattiero caseario ha registrato un fatturato estero di 3.13 miliardi con una crescita dell’11.2% sull’anno precedente.

«In questo senso è doppiamente folle l’appello di taluni a ridurre la produzione di latte – conclude Gasparini – prima di tutto perché in questa fase modificando in tal senso le razioni delle bovine si procurerebbe un danno permanente alla mandria, in secondo luogo perché l’export alimentare italiano è una delle voci principali del nostro Made in Italy, dobbiamo fare in modo che regga alla crisi ed essere pronti quando questa terminerà,  senza  far venire ulteriormente meno materia prima di cui siamo già deficitari».

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