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Economia

Il professor Mario Fregoni: «L’ibrido di vite farà la fine del mulo»

Genetica viticola, solo scienza e accademia o anche valorizzazione identità territoriale?

È noto a molti quanto il sistema vite-vino europeo e italiano sia cambiato negli ultimi 15-20 anni con la nascita di un sistema di tutela, di GPC Foto fregoni 3-2promozione, di certificazione e di tracciabilità per definire l’origine, il valore, la salvaguardia e lo stretto rapporto fra territorio, vitigno, clima, uomo. Parlo della nascita della nuova Federdoc nel 1998 da me voluta in primis con il sen Assirelli romagnolo, delle tante riunioni tecniche con amici professori fra cui Mario Fregoni, al quale mi lega un rapporto di lunga data e familiare, della scelta dell’erga omnes interna ai Consorzi di cui ero fortemente contrario alla autodeterminazione che la UE avrebbe cassato, della attuale situazione di delegati deleganti di una figura terza che mette insieme tutti i dati produttivi e le relative certificazioni di idoneità per i vari vini Docg, Doc, Igt. Un sistema “vitivinicolo nazionale” che ha puntato molto sul vino in commercio, un sistema-filiera che a me piace far partire dalla vigna, dagli umori e profumi di terra e foglie, di varietà e uva matura arrivando recentemente anche alle norme del “vino biologico non solo ottenuto da agricoltura biologica” , alla liberalizzazione degli impianti di vite, alla apertura di tanti disciplinari doc alla docg; infine alla unificazione di tutte le leggi “tecniche” che riguardano la produzione vitivinicola, una semplificazione della quale c’era bisogno.  La tutela dell’origine e originalità di una vigna, il suo impianto, la sua coltivazione sono i punti base di una qualità diffusa e riconosciuta. Recentemente, nel merito, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha legiferato mettendo sullo stesso piano gli aspetti tecnici-genetici della vite in generale con la singola tipologia di varietà delle uve, equiparando una mutazione genetica dettata dalla naturalità del vitigno del clone e del luogo con la metodologia degli OGM.

Giusto? Sbagliato? Importante? Strategico anche per Piacenza?  Mario Fregoni mi spiega che la mutazione del genoma, ovvero l’intervento sul Dna della vite, in modo sostitutivo di un elemento o con una modifica artificiale per rendere un gene della vite resistente a certe patologie vegetative, sono interventi similari nella stessa forma e posizione della linea cromosomica.  Quindi rientrano nella stessa procedura di controllo, molto lunghi prima della registrazione ufficiale e della successiva coltivazione in campo, sia gli interventi sul genoma che quelli cosiddetti Ogm per ottenere nuove varietà. Cioè le varietà di vite ottenute con interventi scientifici sul genoma o come Ogm sono assimilabili per i tecnici e ricercatori della UE in quanto “precauzione preventiva” a tutela salute umana e ambiente. Secondo me si potrebbe aprire un capitolo enorme sulla assimilazione dei due interventi, soprattutto se non sono dettagliati gli obiettivi e i risultati della nuova varietà. Tutti i Paesi UE, quindi, possono vietare l’autorizzazione alla coltivazioni anche le varietà mutate geneticamente se prima non hanno passato un vaglio enorme di controlli.

E’ evidente che tutto questo ha forti riflessi sulla viticoltura e sul futuro delle varietà viticole anche di Piacenza. Afferma al proposito il professor Fregoni “Come è noto nella viticoltura generale, ma soprattutto anche sui Colli Piacentini (ndr: DOC proposta da Fregoni e me nel 1986 ai produttori piacentini), non esistono OGM coltivati e nemmeno varietà ottenute con il "genoma editing, che ha goduto di un credito diffuso”. In Italia e a Piacenza, anche i nuovi impianti, sicuramente dovranno avvalersi ancora per molti anni, fortunatamente, alle varietà tradizionali o autoctone derivanti da selezioni millenarie, oppure da incroci intraspecifici post-mendeliani. Fra quest’ultimi è nota la ricerca ultra trentennale del prof.  Fregoni, come direttore dell’Istituto di viticoltura della Facoltà di Agraria di Piacenza per circa 45 anni, per stabilizzare e creare l’incrocio Fregoni 108 fra un ceppo di Barbera e un ceppo di Croatina scelti nei vigneti di Piacenza per produrre l’incrocio varietale ERVI, ovvero il Gutturnio post-mendeliano prodotto con un unico vitigno anziché due. L’alternativa della ibridazione interspecifica non ha dato nessun risultato soprattutto in termini di qualità del vino ottenuto.   É molto probabile che gli ibridi della vite facciano la fine del mulo, ibrido fra asino e cavalla, ormai scomparso. Molto interessanti, parlando sempre di varietà di vite coltivate sui Colli Piacentini, sono le “ mutazioni gemmarie” naturali o spontanee che si propagano per innesto o raramente per talea, come è stato e come mi illustra Fregoni nel nostro dialogo, la scoperta della Malvasia di Candia Aromatica “rosa”, selezionata proprio da Fregoni prelevando un tralcio da una pianta di Malvasia Bianca in una vigna della Valnure vicino a Vigolzone già nel 1967, oggi coltivata in purezza in 3-4 vigneti del piacentino, e non solo, aventi alcune caratteristiche organolettiche interessanti, ma ciò non toglie che pianta per pianta vi possa essere una regressione naturale nel tempo.

Fregoni ricorda questo fatto perché fu proprio mio padre a segnalarli questo strano tralcio di grappoli rosa su Malvasia bianca. La conclusione del professore è molto chiara: “Va posta una costante attenzione alle varietà OGM o da "genoma editing", che dovrebbero essere coltivate anche in ambienti soggetti ai cambiamenti climatici, caldo aridi, controllate lungamente sotto l'aspetto delle resistenze abiotiche e biotiche, ma soprattutto dal lato qualitativo, prima di essere registrate a livello europeo e italiano. La UE non pone fuori legge il metodo del "genoma editing" ma impone severi e lunghi controlli sulle varietà da esso ottenute, così come si dovrebbe attuare su qualsiasi nuova varietà, mentre assistiamo a rapide registrazioni prive di estesi e decennali controlli di istituzioni scientifiche specializzate ufficiali”.

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