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Economia

Impianti viticoli, «No a una liberalizzazione senza regole»

La mobilitazione massiccia sta contribuendo al cambiamento di una posizione rigida sulla liberalizzazione degli impianti viticoli

Anche la direzione generale dell’Agricoltura Europea esclude una liberalizzazione senza regole. Grande lavoro  tecnico e motivato svolto da Arev.  La riunione di novembre fra politici e professionisti- riferisce il piacentino Gianpiero Comolli direttore di Ovse- ha determinato la svolta. Un no secco allo smantellamento di una politica vitinicola europea che in 20 anni ha portato a ottimi risultati.

Il disastroso esempio causata dalla liberalizzazione totale degli impianti in Australia che hanno fatto moltiplicare la produzione, a fronte di un crollo vertiginoso delle quotazioni, deve aver fatto riflettere anche chi fino all’ultimo ha difeso la proposta della vecchia OCM vino, cioè la liberalizzazione dal 2014.  

Sta cadendo anche l’assurda proposta di compromesso di limitare la soppressione dei diritti di impianti solo per i vigneti nuovi destinati a produrre vini a Indicazione Geografica. Questo voleva dire codificare una viticoltura europea a due velocità in un contesto produttivo privo di suddivisioni. In questo momento quindi la direzione generale dell’agricoltura è in sintonia con quanto il Commissario Ciolos aveva sostenuto ultimamente e cioè la fine di ogni ipotesi di liberismo senza regole.

«Il vino ha bisogno di regole in un contesto europeo di grandi paesi produttori, nuovi pesi e riduzione consumi nei vecchi paesi. Inoltre è opportuno che un blocco della liberalizzazione vada di pari passo – commenta Comolli – con una differenziazione di approcci e metodi, ma soprattutto vada a braccetto con due aspetti fondamentali: la registrazione mondiale delle IG europee per una tutela internazionale vera e una regolamentazione di monitoraggio mondiale e nazionale del consumo del vino in stretta colleganza con la produzione di singole aree e tipologie».

Questo al fine anche del rispetto di una leale concorrenza fra paesi produttori e fra gli stessi produttori dello stesso paese e produttori di stessi vini in paesi differenti. L’Ocm unica del 2014-2020 dovrebbe inserire anche questi aspetti. Il binario su cui ora, con procedure abbastanza complesse, intende muoversi la commissione, deve essere quella - conclude Comolli - del rispetto di tutte le politiche agricole connesse, regionali e soprattutto di coesione per privilegiare un approccio territoriale, prendendo in considerazione l’intero tessuto socioeconomico che coinvolge il settore viticolo.

 

 

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