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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'ingegnere piacentino Fabio Ferrari alla Nasa per studiare gli asteroidi

L'ingegnere e ricercatore piacentino Fabio Ferrari a maggio si recherà negli Stati Uniti per unirsi alla Nasa nell'ambito di ricerche e studi spaziali. Il progetto durerà due anni, la prima parte si svolgerà in America e l'altra in Europa

Nella mattinata del 16 aprile, la sede Inps di Piacenza è stata teatro di una serie di interessanti seminari: linea guida degli interventi, i giovani piacentini e il loro talento. Gli eventi, trasmessi in videoconferenza a tutte le sedi Inps dell’Emilia Romagna, sono stati organizzati anche per far conoscere l’impegno dell’ente verso gli studenti. Numerose, infatti, sono state le borse di studio pagate dall’Inps a studenti universitari (circa 5100), così come i master (circa 110 ), vacanze studio all’estero e  vari progetti rivolti ai ragazzi delle scuole superiori.

La prima parte del seminario ha visto la 30enne Elisabetta Notarnicola - docente alla Bocconi school of management - parlare di Welfare, settore pubblico e sistema sociale in Europa. La seconda parte, invece, è stata a cura di Fabio Ferrari, ingegnere piacentino che ha vinto un concorso internazionale alla Nasa e andrà a collaborare con l’agenzia spaziale nel mese di maggio: il progetto riguarda lo studio degli asteroidi non solo come minaccia verso la Terra ma anche come risorsa, all’interno di un programma che vedrà il giovane studioso impegnato 2 anni, di cui uno negli Stati Uniti e uno in Europa.

Perché è importante studiare gli asteroidi? «Perché sono ricchi di acqua, che contiene idrogeno ed ossigeno. Il primo può fare le veci del carburante mentre il secondo può servire per bruciare l’idrogeno. Inoltre, la reazione tra i due è una delle più efficienti conosciute e con questo metodo potremmo pensare di creare dei depositi spaziali da utilizzare come stazioni di rifornimento per arrivare ai pianeti più lontani», spiega Ferrari. «Gli asteroidi contengono anche metalli pregiati - come oro, argento e platino – e questo sta motivando tanti Paesi anche non tradizionalmente legati allo spazio, come il Lussemburgo, ad investire per capire le potenzialità commerciali di una possibile estrazione di questo materiale. Infine, l’aspetto più bello di questo studio è il grande punto interrogativo che rimane per tutte le cose che dobbiamo ancora scoprire».

Perché investire nello spazio? «Il 22 marzo 1989, un asteroide di circa 300 metri di diametro, ha mancato la Terra di 6 ore: sarebbe stato un impatto catastrofico planetario. L’asteroide, però, è stato scoperto il 31 marzo e quindi dopo la mancata collisione. Quella volta ci è andata bene». Per quanto riguarda gli enormi costi che le missioni spaziali necessitano, il ricercatore porta qualche paragone ed espone alcuni numeri: «Sicuramente si parla di investimenti di miliardi spalmati su tanti anni, ma è anche vero che, ad esempio, nel 2018 gli italiani hanno speso 6 miliardi in cartomanti».

Oltre a questioni puramente di sicurezza, tramite un monitoraggio di asteroidi potenzialmente pericolosi per il pianeta, lo studio dei corpi celesti minori risulta essere importante anche per quanto riguarda scoperte tecnologiche da poter riutilizzare sulla Terra, oltre che a test, servizi, missioni scientifiche e umane.

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