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La fertilità della terra un patrimonio da difendere e salvaguardare, un diritto per le future generazioni

Per trattare di questa essenziale problematica si è svolto presso la Sala Giammaria Visconti nella sede di Confagricoltura Piacenza, al Palazzo dell’Agricoltura, un incontro tecnico sul tema “La salute del terreno e la sua produttività”

Nel 2050 con il probabile ulteriore aumento della popolazione, secondo le stime delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi, un incremento dovuto soprattutto ai  paesi  in via di sviluppo ma sarà possibile utilizzare solo il 10% in più delle attuali superfici per la produzione agricola. Ecco che diventa essenziale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo (ma la conservazione della fertilità del suolo riguarda tutti) una intensificazione sostenibile e quindi una radicale revisione degli attuali agro-sistemi.

Per trattare di questa essenziale problematica si è svolto presso la Sala Giammaria Visconti nella sede di Confagricoltura Piacenza, al Palazzo dell’Agricoltura, un incontro tecnico sul tema “La salute del terreno e la sua produttività”.

Dopo il saluto del presidente Enrico Chiesa, ha preso la parola Giovanni Marchesi, agronomo e responsabile del Servizio Tecnico di Confagricoltura Piacenza che ha sostenuto la necessità di “pensare a chi viene dopo di noi e che la tecnologia, senza progresso morale conta ben poco. Per questo l’Unione agricoltori sente il dovere (oltre a quello di erogare i servizi ai propri soci) di formare tutte le necessarie buone pratiche per agevolare il mantenimento e l’accrescimento della sostanza organica nei suoli produttivi.

Conservare la salute del terreno è fondamentale, essendo questo la risorsa primaria per la produzione agricola; la terra è una cosa viva e la sua salute è strettamente connessa al mantenimento e al miglioramento della sostanza organica che consente poi di poter avere buone produzioni dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo. L’attività umana porta ad aumentare l’anidride carbonica in atmosfera con conseguente aumento della temperatura, il problema ha richiamato l’attenzione pubblica sulla necessità di utilizzare tutti mezzi per ridurre l’emissione della CO2, noi vogliamo non solo perseguire questo obiettivo, ma anche riportare la CO2 nel terreno, che è la più grande riserva di carbonio (1500 miliardi di tonnellate di carbonio nel terreno contro i 720 in atmosfera) ottenendo risultati sia produttivi che di carattere ambientale”.

Vincenzo Tabaglio, docente del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza ha detto che “la sostanza organica nei terreni è in costante declino e ovviamente comporta riflessi sulla produttività. Uno dei sintomi più evidenti è il compattamento del terreno, ma salute del terreno significa qualità dei prodotti e quindi i problemi vanno valutati secondo un’accezione olistica e trasdisciplinare che parta dallo studio delle dinamiche dei sistemi ambientali e delle leggi che li regolano.

Oggi si valuta il suolo in base al management, ma sostenerne la salute significa mantenere quella dell’uomo. E’ un organismo vivente, una risorsa finita e quindi non rinnovabile e funziona come un essere vivente, con tanti organismi che devono relazionarsi tra di loro”.

Tabaglio ha poi elencato le molteplici funzioni di quel “pool genico” ed ha sottolineato la necessità di individuare i parametri e gli indici di salute del suolo. “Per migliorarlo è necessario puntare sulla rotazione delle colture, sull’agricoltura conservativa, sulla semina diretta senza lavorazione, sulla gestione del residuo colturale che nutre il terreno, su colture di copertura annuali o perenni, per limitare le erosioni e su lavorazioni ridotte. Per tutto questo, per il contenimento della CO2, va riconosciuto anche economicamente il ruolo degli agricoltori. Uno degli indicatori fondamentali è la presenza di sostanza organica nel suolo che stabilizza i glomeruli”.

I lombrichi sono essenziali per la non lavorazione del terreno e garantiscono maggior porosità, una metodica che, unita alla letamazione e all’appratimento arricchisce i terreni di sostanza organica che anche nel piacentino è assai diminuita. Paolo Manfredi, biologo e amministratore unico di Mcm Ecosistemi, ha approfondito i temi legati al reintegro della sostanza organica nel terreno agrario, trattando di fonti alternative di sostanza organica per il terreno: materiali di scarto agro-industriali, industriali, compost, digestato, terre ricostituite, fanghi biologici di depurazione civile e loro derivati; degli aspetti positivi e negativi del loro uso in agricoltura; del ruolo delle analisi chimiche per la corretta gestione del terreno agrario  ed ha ribadito che ogni sostanza utilizzata va sempre rapportata alle prerogative del terreno. In ogni caso il letame va sempre bene.

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